Stiamo proseguendo con i lavori di scavo che dureranno ancora alcuni giorni, i materiali raccolti dovranno poi essere valutati, studiati e comparati, tuttavia possiamo già dire che abbiamo trovato una grande quantità di terra sigillata sud gallica, ceramiche da mensa, tazze, piatti, probabilmente originarie della Gallia, e moltissime anfore, nelle quali venivano trasportati olio e vino, di provenienza spagnola. Sotto il piazzale corte principale già noto, si evidenzia un’altra serie di murature e di strutture, relative ad epoche precedente a quelle già studiate, a conferma del fatto che questo sito ha avuto diversi periodi di vita. Con il proseguimento delle indagini, il nostro obiettivo è quello di ricostruire la vita così com’era vissuta. Attraverso lo studio delle ossa potremo capire la dieta alimentare di chi viveva la Mansio Romana“. Elena Santoro, archeologa della Cooperativa Etruria Nova e ricercatrice all’Università di Genova, descrive così le “novità” emerse con le attività di scavo in corso alla Mansio Romana di San Bartolomeo al Mare.

Qui c’era una vera e propria autostrada dell’epoca – spiega Daniela Gandolfi, Direttrice del Museo del Lucus Bormani di Diano Marina e Ispettore Onorario del Ministero per il territorio dianese – e questo era il punto in cui chi passava poteva sostare, rifocillarsi, far bere i cavalli o gli animali, riprendere fiato, prima di ripartire verso Albintimilium e Albingaunum. Qui passava la via Iulia Augusta, come ribadito dai cippi miliari, che univa l’Adiatico al Tirreno e poi la Liguria con Arles. I materiali ritrovati negli scavi precedenti sono quasi interamente conservati al Museo del Lucus Bormani di Diano Marina e fanno parte di una vasta conoscenza che è a disposizione di chiunque voglia visitarla. Il fatto che qui siano stati ritrovati materiali provenienti dalla Gallia e dalla Spagna, oltre che materiali di origine africana che sono già nel Museo di Diano, conferma che questa era una postazione molto attiva e vivace“.

L’Amministrazione Comunale intende portare avanti il progetto museale della Mansio Romana e proseguiremo nei prossimi anni le attività di scavo – spiega il Consigliere delegato Lorenzo Ansaldo – per restituire alla comunità questa area archeologica, renderla visitabile e musealizzarla. Questo è un luogo importantissimo per il nostro territorio ed è significativo che sia stato un luogo di accoglienza, così come San Bartolomeo al Mare è oggi una cittadina turistica che accoglie le persone. Gli Open day che stiamo proponendo sono un’occasione straordinaria per mostrare ai turisti e ai residenti l’attività dell’archeologo. Abbiamo un patrimonio culturale molto importante che vogliamo recuperare con il contributo delle Associazioni per creare un Museo diffuso e valorizzare tutte le caratteristiche del nostro territorio“.

Com’è noto, le attività di scavo sono riprese nel 2018 e fanno seguito alle campagne di lettura stratigrafica del contesto, realizzate nel 2016 e nel 2017, sulla base di un accordo tra Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la città metropolitana di Genova e le province di Imperia, La Spezia e Savona, l’Università degli Studi di Genova, l’associazione di archeologi professionisti Etruria Nova Onlus e il Comune di San Bartolomeo al Mare. Partecipano alle attività di scavo archeologico di quest’anno 15 persone.

Gli elementi sino ad ora raccolti fanno pensare che il sito della Mansio Romana di San Bartolomeo al Mare sia stato frequentato sin dall’Età del Bronzo recente e finale (secoli XII-X secolo a.C.), come attesta il rinvenimento di alcune olle di grandi dimensioni decorate con impressioni eseguite a mano, che documentano la presenza di un possibile insediamento con ambienti destinati alla conservazione di derrate alimentari. L’area venne poi occupata nuovamente durante l’Età del Ferro (fine V-II secolo a.C.), probabilmente da un piccolo impianto artigianale legato alla lavorazione di metalli: interessante a questo proposito è il ritrovamento di un’anfora di produzione massaliota che testimonierebbe la presenza di traffici commerciali da e verso il Golfo di Marsiglia. Con la realizzazione della via Iulia Augusta (13-12 a.C.) avvenne l’inizio della occupazione romana di questa parte del Ponente ligure. La Mansio Romana del Lucus Bormani (I sec. a.C. – II sec. d.C.) si situa nei pressi dell’antica strada ed è ricordata in diversi itinerari stradali romani come la Tabula Peutingeriana, con il toponimo Luco Bormani, che rimanda ad una divinità preromana, Borman, legata ad un bosco sacro, e l’Itinerarium Antonini.

Le stutture della mansio vennero abbandonate durante la media età imperiale, tra II e III secolo d.C., mentre l’area costiera alla quale il complesso faceva riferimento continuò ad essere frequentata fino al VI-VII secolo d.C.