Via Emilia a Pasqua

Via Emilia a Pasqua

Direttore, nel salutarLa Le chiedo di omettere il mio nome.Seguo sempre con interesse le riflessioni dei Lettori e vorrei fare qualche considerazione.
Perche’ hanno danneggiato lo spazio “amarcord” di Franco Mutti? A mio parere, come ho scritto tempo addietro, perche’ la citta’ ha perso la sua identita’; non ha piu’ radici profonde che la legano al suo passato, non necessariamente di primissimo piano, e la cultura dell’appartenenza e’ evaporata con gli anni.

Cosa hanno fatto i cittadini, e chi i cittadini rappresenta ad ogni livello, perche’ cio’ non accadesse?  Suggerivo tempo addietro di valutare la possibilita’ di allestire dei manifesti con queste fotografie e di coprire le vetrine di quei negozi ormai chiusi che fanno “bella mostra” con quei  vecchi giornali a coprire le vetrate disadorne affiancandole magari con la storia di quell’attivita’ economica che magari per tanti anni e’ stata esercitata in quel luogo.

Quei negozi ormai chiusi hanno una storia il piu’ delle volte con radici che partono da tempi lontanissimi e forse quelle vetrate oggi cosi’ tristi e disordinate potrebbero attirare l’attenzione di giovani e meno giovani. Vero che  non si riattiverebbe l’economia ma almeno la storia di Tortona, e le sue radici, potrebbero stimolare la memoria e l’interesse di qualcuno.E che dire dei personaggi piu’ famosi cosi’ poco conosciuti?

Perche’ non portare la storia di quanti con la musica, il canto, lo sport, la politica ed altro hanno dato lustro alla loro citta’ a contatto diretto, in parole povere ad altezza d’uomo, con chi vive la citta’ o chi la stessa la visita?

Abbiamo i portici quindi utilizziamoli; portiamo al pubblico un qualcosa che non debbano  cercare nei luoghi chiusi, almeno nella bella stagione, spesso volutamente “esclusivi” ma privi di anima e confronto.

Forse solo la Fondazione, sempre lei e solo lei, potrebbe fare qualcosa. Purtroppo la politica, e la miriade di “associazioni” collaterali, ormai non fa piu’ nemmeno politica.

Grazie alla Fondazione per la nuova iniziativa che, chissa’, potrebbe anche scendere ancor piu’ in mezzo ai cittadini occupandosi anche di questo aspetto che molti definiranno “cultural popolare” ma che in fin dei conti e’ la storia della citta’. Perche’ non ricordare coloro che, anche con poca istruzione e cultura prima ed appena dopo la guerra, hanno fatto di Tortona un centro industriale florido e conosciuto ovunque?

Forse nei libri di storia non troveremo traccia ma nella storia della cittga’ il solco da loro tracciato e’ stato profondo e proficuo; senza fare sfoggio di una cultura approssimativa perche’ la loro cultura era il lavoro in senso stretto e non le chiacchiere.
Altro fatto, la mancata partecipazione del Comune, almeno con l’assessore in carica, ai giochi dei bambini sul castello lo scorso 16 maggio sarebbe solo un fatto deplorevole ma, letta a mio parere piu’ attentamente, e’ la testimonianza, e non me ne voglia il Sindaco, della distanza di chi si occupa della “cosa pubblica” da chi la “cosa pubblica” la interpreta: i cittadini. Il fatto grave e’ questo.

La domanda e’: da quanti decenni Tortona non esprime un politico con la P maiuscola? I nostri assessori facciano un giro a Voghera, per non parlare sempre di Novi, e imparino cosa significhi “partecipare”.

Mancano le risorse, dicono, ma chi ha voluto fare fortissimamente il politico ha le capacita’ per essere un attore nella realta’ che lo circonda oppure e’ solo un anonimo spettatore?

A me hanno insegnato che chi  non e’ all’altezza o non lo si nomina o lo si sostituisce; senza se e senza ma. Naturalmente se si ha la forza per farlo; a buon intenditore poche parole. Mi si perdoni la franchezza.

Cordialità.

Lettera Firmata



28 maggio 2015