Tantissime persone (purtroppo senza mascherina per proteggersi dai virus) si sono stipate, una vicina all’altra, questa mattina, alla Sala Romita del Municipio di Tortona. Un folto pubblico come non si vedeva da anni prima che che Il Covid facesse strage di infezioni e decessi, ma tutti hanno voluto essere presenti a quello che è stato un momento molto importante per la vita di Tortona e per quello che la città ha sofferto nei mesi di marzo ed aprile del 2000 ma anche dopo.

Oggi, giovedì 6 ottobre, infatti, è stato inaugurato il monumento che il giovane artista Edoardo Gagliotti ha voluto regalare alla città di Tortona per ricordare la reazione e la forza che i Tortonesi hanno avuto durante la pandemia. Non che questa sia ancora completamente finita, è chiaro, ma la strage che si è verificata 32 mesi a Tortona e nel resto d’Italia sarà quasi impossibile da replicare a causa del Covid, oggi diventato meno letale anche se mantiene la sua pericolosità per gli effetti a lunga durata che potrebbe causare in alcune persone.


Si muore più raramente di Covid e per questo l’Occidente sta pensando di dichiarare finita la pandemia. proprio in quest’ottica Tortona ha voluto ricordare quei momenti ma non dal punto di vista del dolore ma da quello della caparbietà, della forza e della tenacia che ha avuto la Città nel combattere questa piaga.

Toccanti le parole del Sindaco Federico Chiodi, che ha voluto ricordare quel “periodo buio” come lo chiamato lui, dove però tutti hanno dato il meglio di sé per risollevarsi e combattere l’emergenza.

Prefetto e Sindaco

“Quello che ci ha colpiti nel 2020 – ha detto il Sindaco Federico Chiodi – è stato qualcosa di straordinario: abbiamo dovuto cambiare stile di vita e abbiamo subito tragedie e dolori. Un pericolo che si ricorderà per sempre. Fra le tante cose e avvenimenti a Tortona ricordiamo il suono delle ambulanze, medici e infermieri che non avevano dispositivi contro il virus, ricordiamo conseguenze economiche e sociali, il termine lockdown e tanto altro che ha causato grossi problemi sociali. È stato come un buco nero. In questo non con questo buco nero però, ho assistito a molti eventi: ho visto operare sanitari che davano il massimo, istituzioni unite e tanti volontari. Sono stati tantissimi, infatti, i tortonesi che hanno cooperato manifestando una grande solidarietà: il comitato di Tortona per Ospedale ha raccolto 1 milione 250 mila euro e altri 380.000 sono stati raccolti con altri comitati. Tantissima generosità e solidarietà quasi inaspettata: chiunque ha dato quello che ha potuto. E’ stato uno di quei momenti bui in cui la comunità sa dare il meglio di se stessa. Abbiamo raccontato quei giorni, lo hanno fatto i giornalisti e tanti altri perché Tortona è stata in prima linea in Italia e in Piemonte con l’ospedale adibito solo a malati Covid.”

“Il monumento che abbiamo inaugurato – ha aggiunto il primo Cittadino – sarà un ricordo doloroso ma testimonia la capacità di una comunità di rialzarsi. È stato un periodo difficile: vero che la pandemia non non è più grave come i primi mesi ma adesso è subentrata una situazione altrettanto preoccupante per altre cause, tuttavia però, grazie a quello che è accaduto durante la pandemia sappiamo di avere la forza di affrontare qualsiasi cosa ci verrà incontro e come per la pandemia sappiamo di poterla affrontare insieme ed uniti.”

La cerimonia alla sala Romita del Comune è proseguita col vicesindaco Fabio Morreale che ha letto la lettera di Suor Mabel Spagnuolo superiore delle piccole suore della carità di Don Orione dove si sottolinea come il monumento sia un segno che aiuta contrastare la memoria della pandemia e di tutta l’emergenza che si è avuta del Tortonese; ricorda che la vita non finisce e la pandemia non ci ha sconfitti.

Presente alla cerimonia anche il Prefetto di Alessandria, Francesco Zito che da parte sua ha sottolineato che questo è un giorno anche di festa perché non si ricorda solo il dolore di quei giorni tutto quello che la città di Tortona è stata capace di fare: delle istituzioni dei sanitari, del volontariato e di tanti altri. “La pandemia – ha detto – sarà sui libri di storia ma noi l’abbiamo vissuta e sappiamo che cosa è successo perché eravamo presenti.”

la parola infine è passata al creatore del monumento: il giovane scultore Edoardo Gagliotti che ha donato l’opera al Comune che ha spiegato perché ha deciso di intitolarla “Nascere non basta”.

“Nascere non basta per vivere – ha detto Gagliotti – soprattutto di fronte a certi eventi. Ho deciso di realizzare un monumento che rappresentasse la voglia di rialzarsi di essere più forti di essere migliori di prima, Il desiderio di riscatto dopo un momento drammatico, la forza interiore che può essere colpita ma che non potrà mai essere davvero ferita, la rinascita che ci ha fatto unire coraggiosamente dopo aver fronteggiato un nemico invisibile senza pietà. Queste sono le caratteristiche che incarna quest’opera rappresentata da una figura umana ideale senza sesso che dopo aver sofferto molto si sta finalmente rialzando sulle proprie gambe. L’emergenza che siamo stati costretti a vivere ha scoperto fragilità e ansia nelle persone, paure che vengono simboleggiate delle fiamme metalliche che tentano di inglobare il corpo umano ma senza successo perché l’armatura e al centro è soprattutto la rappresentazione della forza d’animo delle persone: l’arma più potente che ci ha permesso di domare il pericolo.”