Il Sindaco di Novi Ligure, Rocchino Muliere, è intervenuto oggi pomeriggio a Roma in audizione presso la 9ª Commissione del Senato nell’ambito dell’esame del disegno di legge sulla continuità operativa degli stabilimenti ex Ilva.
Dopo aver evidenziato come la questione dello stabilimento di Novi Ligure sia indissolubilmente legata alla storia industriale della città, Muliere ha sostenuto le richieste dei lavoratori in presidio, evidenziando la drammatica situazione occupazionale: il sito conta 554 dipendenti (384 in produzione e 170 in CIG) e rischia ulteriori 200 esuberi nell’indotto, a cui si aggiungono i 120 operai che si sono già dimessi negli ultimi due anni.
Il Sindaco ha perciò ribadito con fermezza che un disimpegno totale dell’ex Ilva sarebbe assolutamente inaccettabile, poiché comprometterebbe irreversibilmente il futuro dello stabilimento – noto per essere non inquinante e dotato di alta professionalità – annullando l’intera prospettiva industriale e occupazionale del territorio.
Pur avendo sempre sostenuto l’unità del gruppo siderurgico, Muliere non ha escluso la necessità di una misura temporanea e straordinaria, suggerendo l’acquisto diretto di coils o bramme da fornitori esterni, al fine di assicurare la continuità produttiva e preservare sia le competenze interne che i clienti storici del sito novese.
Muliere ha inoltre sottolineato le potenzialità dello stabilimento, il quale, pur ricevendo tradizionalmente l’acciaio grezzo (rotoli neri) da Taranto, potrebbe raddoppiare l’attuale produzione annuale, passando da 300.000 a 600.000 tonnellate, e ricordando come in passato avesse raggiunto picchi di 2.000.000 di tonnellate.
Per il futuro dell’acciaio in Italia, il Sindaco ha invocato “visioni lunghe”, insistendo sulla necessità di una soluzione sistemica che configuri l’aumento e la stretta integrazione della capacità produttiva nazionale. A tale scopo, Muliere ha richiesto l’impegno diretto dello Stato per tutelare i lavoratori e l’industria, specialmente in assenza di un subentro privato.





