Chi lo conosce sa che i suoi testi non sono mai banali: parliamo del Tortonese Giacomo Maria Prati che in questi giorni ha pubblicato il suo ultimo libro (il 24esimo) dal titolo “Saturno e l’Orchidea” dove tratta tematiche di estrema attualità come poesie in stile stilnovistico, interpretazioni letterarie, analisi di aspetti dei film di Woody Allen, il lato gnostico di Nanni Moretti, i paradossi dell’attribuzione artistica, le forme di male nell’Apocalisse di Giovanni, Costantino e l’arte, e molto altro…
Di seguito pubblichiamo l’introduzione di Armando Savini:
Uno spirito che fissa il centro
Saturno e l’orchidea da Costantino a Nanni Moretti. Ventun sguardi d’ermeneutica trans-estatica. È l’ultimo sforzo creativo di Giacomo Maria Prati, che porta a compimento La terra della talpa. 30 sguardi d’ermeneutica trans-estatica da Leonardo a Woody Allen. Si tratta della ventiquattresima pubblicazione che potrebbe chiudere il cerchio letterario dell’autore ma che potrebbe anche – come auspichiamo – costituire la fine di un ciclo e l’inizio di una nuova fase creativa. Il Nostro esamina vari argomenti, che agli occhi dei più potrebbero sembrare non legati, veri e propri salti pindarici. Ma è solo per chi si ferma alla superficie senza scendere nelle profondità. I temi non sono generati da un processo stocastico ma sono intrinsecamente connessi. Da Il Male apocalittico e l’ultimo Messia al romanzo esoterico La Storia infinita, da La teoria minima del simbolo, che esplora il rapporto tra simbolo e realtà, al Moretti ancestrale, tutti esprimono il pathos di uno spirito che vede oltre la materia, oltre le dinamiche geopolitiche ed economiche, oltre quella che i marxisti chiamano “struttura”. È uno spirito che fissa il centro, la metafisica che soggiace alle manifestazioni umane. Dal momento che siamo soggetti interiori con espressione corporea, tutto ciò che facciamo non è altro che la manifestazione fisica di una realtà metafisica. Le azioni seguono i giudizi e questi vengono formulati dall’intelletto – che appartiene al regno dello spirito – in base alla propria visione del mondo, incentrata su un paradigma metafisico, dal momento che, come ci ricorda Kurt Gödel, nessun sistema può dimostrare se stesso ma necessita di qualcosa o qualcuno che sia fuori dal sistema stesso. Il cosmo, con le sue leggi fisiche, non può spiegare il proprio inizio o né è in grado di rispondere alla domanda su ciò che c’era prima. Serve una metafisica. E qui il campo è conteso da due roccaforti del pensiero: il paradigma cristiano, incentrato sulla creatio ex nihilo, in contrapposizione a quello gnostico, che fa dell’emanazionismo il suo principio cardine. Ed ecco agli ultimi capitoli sulla gnosi, che si chiudono con il Nulla (con la N maiuscola). Da Dove si nasconde Filosofia approdiamo ai film di Moretti, declinazione ultima di quel processo emanazionista degradante tanto caro alla gnosi, la quale pervade gli intimi meandri dello spirito dell’attore-regista. Perché come ci ricorda Puech, la gnosi è un “atteggiamento”. La gnosi è un abito, che prima o poi sfocia nel Nulla, che Prati definisce «la cecità del nostro ego con cui cerchiamo di occupare il posto di Dio ostinandoci a scacciarne il pensiero».