Credo qualsiasi appassionato lettore si formi nella mente prima o poi una sua antologia personale contenente pagine di alta scuola di romanzi italiani. Di sicuro, nella mia vi appare “Un anno di corsa” di Giovanni Accardo, in particolare l’episodio, interno al romanzo, della zuppiera. Vi appare senz’altro l’episodio della voliera contenuto in “Seta” di Alessandro Baricco. E adesso è da inserirsi l’episodio dell’eruzione vulcanica narrata nel romanzo “Il buio delle tre” di Vladimir Di Prima. Pinuccio Badalà, protagonista del romanzo, incontra per caso a un raduno Lucio Dalla, e questi amichevole gli richiede in lettura il suo romanzo eternamente in cerca di editore; così Badalà scappa a casa e stampa il libro, e corre alla sontuosa villa dove alloggia l’interprete di “Attenti al lupo” per consegnargli il manoscritto, ma mentre la stampante lavora all’Etna vien voglia di farsi sentire, e così Badalà deve affrontare una tempesta di cenere mentre a bordo della sua macchina porta il manoscritto al grande e generoso cantante. Bisogna leggerlo. Un capitolo che ti rinconcilia con la voglia di letteratura, di grande letteratura. Ma data una simile premessa, si capisce che “Il buio delle tre” è in realtà un ben più esteso florilegio di episodi da antologia. Pinuccio Badalà anche col suo nome, e le sue tragicomiche peripezie per affermarsi come scrittore (cosa che detta così a schiaffo farebbe tremare il lato conformista del più libero dei bohemien), ti rimane nella testa simile a personaggi quali Vitangelo Moscarda o Mariano Grifeo Cardona di Canicarao o Giovanni Percolla. E il bello è pure che nelle prime pagine il romanzo fa pensare più a gag alla Ficarra e Picone che alla Muscarà e Scannapieco. Ti dà il tempo di farti acclimatare in una morbida atmosfera di puro divertimento; ma poi, dall’episodio della morte del padre sindacalista in seguito a un capriccio del destino, il livello narrativo vertiginosamente si alza, e comincia a risuonare, nella prosa brillante, affabulatoria, grande pregio.

Pinuccio Badalà vuol fare lo scrittore, e come si fa a fare lo scrittore? Mica scrivendo e inviando agli editori… Noooo. Non basta. In America devi trovarti l’agente. L’agente. Se non hai l’agente non fai un passo. Da noi, invece, Torino. Bisogna puntare su Torino. Bisogna dalla Sicilia recarsi gambe in spalla in terra sabauda, alla Fiera di Torino. Bisogna andare là, in Francia. Occorre votarsi alla persona fidata e mettergli nelle mani il libro. Così si fa, da noi. Intanto, però, il tempo passa, cinque anni, dieci, 2001, 2013, 2015… I pochissimi in questa penisola, e non solo, si siano provati a diventar scrittori leggendo “Il buio delle tre” non possono non cominciare, in mezzo alla spassosità dei toni, a sudare freddo. Volti pagina e senti il rumore del tempo, del tuo tempo, della tua vita.


Vladimir Di Prima è autore abilissimo, che come detto rinconcilia con la voglia di grande letteratura; e però, della bravura di Di Prima c’è in effetti chi già se n’è accorto. Apprendiamo infatti dalle note di copertina che Vladimir Di Prima, oltre a una collaborazione con Lucio Dalla, annovera collaborazioni con il grande giornalista Marino Bartoletti. Onore ad Arkadia, di conseguenza, per averlo pubblicato, questo libro, questo autore.