Lo scorso 26 ottobre il Consiglio Comunale di Tortona aveva approvato all’unanimità una mozione per attivare, anche in città, l’istituto della “via fittizia” ovvero una via, territorialmente non esistente, dove iscrivere le persone senza fissa dimora che eleggono domicilio nel Comune ma che in realtà non hanno un vero e proprio recapito.

La mozione prevedeva anche che fosse la Commissione Servizi Sociali a lavorare per definire un regolamento: da allora la Commissione si è riunita più volte andando a tracciare un preciso vademecum per l’applicazione della “via fittizia” e l’iter si è concluso con l’approvazione della delibera da parte della Giunta comunale, martedì 21 giugno.


Potrà richiedere l’iscrizione anagrafica a Tortona la persona che si trova nella situazione di senza fissa dimora e, pur non avendo un luogo fisico dove abitare, vive abitualmente in Città ed ha stabilito qui il proprio domicilio, cioè “il centro dei propri interessi”. La modalità di richiesta prevede la compilazione della modulistica disponibile presso l’URP del Comune, all’ingresso del palazzo municipale, e sul sito web comune.tortona.al.it, dichiarando un domicilio e fornendo all’ufficio Anagrafe gli elementi necessari ad effettuare gli opportuni accertamenti. Il richiedente deve trovarsi in condizione di “senza fissa dimora” e deve dimostrare di  vivere abitualmente e continuativamente all’interno del territorio del Comune di Tortona e di aver eletto il proprio domicilio in Tortona. In alternativa (nel caso cioè non si sia in grado di dimostrare l’effettiva dimora in città, ma non si è domiciliati altrove) possono richiedere l’iscrizione nella via fittizia i nati a Tortona, oppure quanti hanno avuto a Tortona l’ultima residenza accertata.

Se la richiesta è valida entro due giorni avviene l’iscrizione provvisoria nella via fittizia, lasciando 45 giorni di tempo agli uffici di verificare la sussistenza del domicilio; si può venire cancellati dopo 12 mesi di assenza continuativa dal territorio comunale.

Nella stessa seduta, la Giunta ha anche deliberato di intitolare la via fittizia a Monsignor Francesco Remotti, sacerdote tortonese, figura significativa per l’impegno umanitario a favore di poveri ed emarginati, promotore nella Diocesi di Tortona della raccolta “degli stracci” per finalità solidali, creatore del Centro “Paolo VI” di Casalnoceto per la cura e la riabilitazione dei giovani malati psichici, direttore della Caritas diocesana e uno dei fondatori dell’ufficio nazionale della Caritas Italiana

“L’Amministrazione comunale ha tra i suoi compiti quello di curare l’inserimento sociale delle persone senza fissa dimora presenti nel territorio cittadino – ha dichiarato il Consigliere Matteo Fantone, presidente della Commissione Servizi Sociali – tra le cause di esclusione sociale c’è proprio la condizione della persona senza fissa dimora che, pur di nazionalità italiana e presente abitualmente sul territorio comunale, è priva di un proprio domicilio e tale condizione preclude il godimento del diritto di residenza e nega di conseguenza l’accesso ad altri diritti individuali. Per ovviare a tutto ciò, durante le sedute della Commissione, si è riusciti ad istituire anche nella nostra Tortona una via fittizia intitolata a Mons. Remotti, fondatore del Centro Paolo VI all’interno del quale ho lavorato per molti anni, persona che si è sempre adoperata a favore degli ultimi. Un ringraziamento particolare lo vorrei rivolgere ai commissari ed agli uffici che hanno permesso un iter scorrevole e senza intoppi”.

“L’istituzione di via Mons. Remotti rappresenta un’importante conquista di civiltà per tutta la nostra comunità – ha aggiunto l’Assessore comunale ai Servizi Sociali, Marzia Damiani – è impensabile che oggi un cittadino italiano che per motivi diversi, a volte per scelta, molto spesso per motivi indipendenti dalla propria volontà, non abbia la possibilità di accedere a servizi essenziali, compresi quello di avere un medico curante, perché pur abitando di fatto in città, non ha la residenza. Altrettanto importante, sul piano sociale e della sicurezza, è avere la possibilità di tenere traccia delle presenze effettive nella nostra città, senza lasciare persone, che spesso sono anche quelle più bisognose, lontane dallo sguardo delle istituzioni”.