La Festa della Liberazione che quest’anno commemoriamo come una tappa importante non solo della nostra storia come Stato Repubblicano, ma come rivisitazione dei valori di libertà che sono alla base della nostra Carta Costituzionale, quest’anno si celebra in un clima particolare.

Assistiamo, purtroppo, ancora una volta ad un Paese, l’Ucraina, che viene aggredito da un altro Paese, la Russia, che accampa ragioni dell’invasione che sembrano ricordare, alla rovescia, la tragica teoria del ‘Lebensraum’, lo spazio vitale che ha costituito l’idea centrale del nazionalsocialismo e portò, passo dopo passo alla seconda deflagrazione mondiale.


E tutto questo proprio in un momento in cui il Mondo, l’Europa, l’Italia, già duramente provati dalla prova dall’emergenza pandemica avevano ed hanno necessità di pace, quella pace che ancora pochi giorni fa 500 giovani studenti delle scuole di Valenza e Pecetto hanno chiesto a gran voce.

Questo 25 aprile deve essere anche occasione di una riflessione rivolta ai giovani, giovani che in tre anni hanno visto quello che molti di noi, soprattutto alla loro età, non avevano visto né mai pensavano di vedere, l’emergenza sanitaria con tutto quanto ha portato e sta portando con sé, la guerra alle porte dell’Europa, i profughi, le fosse comuni, i bombardamenti.

Quello che era nei libri di storia, nei racconti dei nonni, nelle immagini dei docufilm, purtroppo è una realtà sotto gli occhi di tutti.

L’auspicio è che ai mostri generati dal sonno della Ragione, subentri presto la Ragione in modo che si ponga fine a questa carneficina e che quanto sta accadendo non solleciti gli appetiti in altre parti d’Europa, come nei sempre turbolenti Balcani o nel Mar Cinese Meridionale perché, altrimenti, sarebbe davvero la catastrofe.

Ecco perché è sempre oggi attuale commemorare, ricordare, e non soltanto in questa data, ma ogni giorno, le ragioni che portarono tanti giovani e meno giovani quasi ottant’anni fa a mettersi in gioco e rischiare la loro vita, per un ideale di Libertà contro un piede oppressore della Patria.

Sono le ragioni sulle quali si basa la nostra Carta Costituzionale, che trovano il loro fondamento nella prima parte della Costituzione che esprime dei valori immortali ed immutabili, o meglio mutabili solo per migliorarne ed ampliarne il contenuto come è avvenuto recentemente con l’art. 9 e l’art. 41.

Voglio a questo punto chiudere con la descrizione di ciò che è stata la Resistenza nelle parole di uno dei nostri più autorevoli Padri Costituenti, Piero Calamandrei:

“È stato detto, e forse si è detto il vero, che il primo Risorgimento italiano, quello che portò l’Italia ad essere una nazione indipendente ed un popolo unito, ho fatto per virtù dei soli ceti colti , intellettuali, dei cosiddetti “borghesi”, e che le classi lavoratrici, gli operai i contadini, restarono estranei ai moti rivoluzionari, esclusivamente politici e non sociali, da cui nacque l’unità d’Italia.  

Ma la grande, la consolante novità della Resistenza, di questo che giustamente è stato detto il secondo Risorgimento d’Italia, è consistita proprio in ciò: che essa fu veramente un moto, un accorrere spontaneo di popolo; non sono studenti e professionisti e uomini di cultura, ma anche, e forse più numerosi, lavoratori di quelle categorie che si sogliono chiamare manuali, operai e contadini, accorsero senza più distinzione di caste , ugualmente pronti a prodigare le loro vite e a versare insieme il loro sangue fraterno’

W L’ITALIA, W LA REPUBBLICA

Valenza, 25 aprile 2022

Maurizio Oddone Sindaco di Valenza