La Polizia di Stato di Ventimiglia, ieri notte, interveniva presso l’ex convento suore Canonichesse a seguito di una segnalazione dei Vigili del Fuoco di veicoli in fiamme, i quali sul posto, spegnevano l’incendio, mettendo l’area in sicurezza.

Quattro risultavano i veicoli completamente distrutti dal fuoco.


Gli operatori effettuavano un immediato sopralluogo nei dintorni e, fatto ingresso nell’edificio in stato di abbandono, l’ex convento delle suore Canonichesse, rilevavano al suo interno delle fiamme.

Nei pressi individuavano un soggetto, che, alla vista degli agenti, si dava immediatamente alla fuga ma, nonostante il locale fosse parzialmente invaso dal fumo, veniva raggiunto e sottoposto a controllo di Polizia.  

Poi identificato in K.I., straniero, con precedenti di Polizia, in evidente stato di alterazione alcolica, presentava entrambe le mani annerite.

Perquisito, veniva trovato in possesso di un coltello, 4 petardi, un lucchetto, una chiave, oggetti che venivano immediatamente sequestrati.

Il predetto, nell’immediatezza, dichiarava di trovarsi in quell’edificio alla ricerca della sua partner, nota alle forze dell’ordine, della quale più volte i familiari, anche recentemente, avevano denunciato la scomparsa.

Sotto l’effetto delle bevande alcoliche consumate, K.I. appiccava il fuoco nel locale sottostante.

Gli operatori rinvenivano al piano superiore evidenti tracce di una recentissima frequentazione umana, a conferma della versione dell’uomo.

Lo stabile e le quattro autovetture incendiate venivano sottoposte a sequestro.  

Si accertava inoltre che, nel pomeriggio dello stesso giorno, il ragazzo si era reso responsabile di lesioni in danno alla fidanzata, che tuttavia non aveva inteso proporre querela.

Colto nella flagranza del reato di incendio doloso, il ragazzo veniva tratto in arresto dagli operatori del Commissariato e trattenuto in attesa dell’udienza di convalida, che si terrà in videoconferenza.

Durante l’operazione gli agenti della volante, autori dell’arresto, subivano intossicazione da monossido di carbonio, e pertanto, venivano sottoposti a cure presso l’ospedale Bordighera, dove venivano successivamente  dimessi.