Nasce ad Alessandria al termine del 1700. Ha talento per la letteratura. S’arruola prestissimo nell’esercito napoleonico dimostrando un coraggio non comune.

Studia in Alessandria, non ancora diciassettenne è fra le file napoleoniche, partecipa alla campagna di Russia con valore, tanto da essere riconosciuto con l’appellativo d’Eroe della Beresina, meritandosi il grado di sottotenente dall’esercito sardo.


La sua presenza, in tale veste, è richiesta nella spedizione, inviata a Grenoble, per sedare l’insurrezione bonapartista.

Trentenne lascia la divisa per abbracciare la letteratura, più consone alla sua indole, scrive parecchio pubblica Relazioni di un Carbonaro piemontese ad un Carbonaro spagnolo, impartendo, nel frattempo, lezioni private di lingua italiana.

Eccolo nuovamente sul campo di battaglia con la spedizione di Novara, una sconfitta dell’esercito piemontese, un destino per il quale è condannato a soffrire il carcere perpetuo, pena commutata nel confino interno, pertanto torna a seguire le orme dello scrittore dedicandosi alla stesura di tragedie, fra queste: Abelardo, Guiscardo, ecc…

Sale in cattedra dopo l’Unificazione del Regno d’Italia, in questo periodo pubblica la sua opera maggiore: Storia politica e religiosa di Vercelli, purtroppo fermandosi al primo volume.

                                                                            Franco Montaldo