L’ebanisteria è simile alla lavorazione del marmo, dei metalli.

Il nome deriva forse dall’essenza arborea dell’ebano essenza di tipo duro cresce solo nei paesi esotici È meraviglioso di un bel colore nero è raro costoso  prezioso adatto ad essere scolpito durare nel tempo.


La tecnica propria dell’intarsiatore e/o dell’ebanista, consiste nell’inserzione su superfici piane d’essenza pregiata, perfettamente squadrata, levigata, a volte di dimensioni infinitesimali.

La decorazione a intarsio è conosciuta fin dal III millennio a. C. presso gli egiziani, una tecnica simile è  praticata in Asia, or son millenni, magari con l’inserimento di tessere in avorio, oppure in pietra o marmo.

I risultati sono splendidi, molto apprezzati dagli amatori non sempre all’altezza di sostenere gli elevati costi richiesti dalla minuziosa lavorazione.

Gli oggetti sono eleganti, apprezzati in tutte le epoche. da cretesi, dai micenei; più tardi apprezzata in Mesopotamia; i patrizi romani si ritengono più pratici, però l’intarsio è una delle forme di decorazione in Chiese Cristiane quali: San Vitale a Ravenna, S. Marco a Venezia, tanto per citare le maggiori.

I raffinati manufatti amano la precisione, l’abilità acquisita in anni dall’intarsiatore, il quale ha la manualità d’eseguire un’opera altamente specializzata, unica, avvalorata dall’assoluta precisione, senza la quale, il materiale più pregiato, manca di raffinatezza; i pezzi devono incastrarsi senza alcun sforzo, sono inseriti con delicatezza, nello stesso tempo, rimanervi immobili per secoli. Solo così il lavoro acquista pregio.

I nostri luoghi hanno anch’essi il loro bravo intagliatore, è Pietro Gerolamo Chiara, nato in Alessandria nel 1711, è stato un lavoratore di indubbie capacità, un maestro di ragguardevole livello artistico.

Il suo primo lavoro è l’esecuzione delle cornici lignee per l’inserimento delle tavole vasariane, tutt’ora visibili in Santa Croce di Bosco Marengo; la migliore, fra queste, è quella del Giudizio Universale.

I collaboratori, del nostro ebanista, sono il figlio Giuseppe Antonio, con il quale compie lavori d’intaglio dell’urna di Sant’Evasio della Cattedrale casalese.

Questi, secondo una non precisa documentazione, dovrebbero essere stati eseguiti nella bottega di Alessandria, poi assemblati sul posto.

Il figlio, con altri discepoli, avrebbe realizzato il meraviglioso piedestallo, con intagli dalle sfumature dorate, per l’icona di San Pietro della cattedrale di Alessandria.

Raccoglie l’eredità, prima del padre Pietro, poi del fratello Giuseppe, Michelangelo, il quale si dedica, con passione, a nuovi lavori di falegnameria, intaglio, intarsio applicati nel Duomo della nostra città.                                                  

Franco Montaldo