Marco Ziliani nasce nel 1995 a Riva del Garda. Inizia a 12 anni a calcare i palchi dei locali del Trentino Alto Adige, terra natale a cui è da sempre molto legato. La musica è la sua prima passione ed anche il suo lavoro, ciò al quale si dedica tutti i giorni. Nel 2016 il giovane fa la sua prima esperienza come tecnico audio al Circolo Magnolia di Milano, per poi ricoprire per due anni il ruolo di fonico al Bloom di Mezzago. Parallelamente inizia un’esperienza nella veste di backliner, tecnico degli strumenti musicali girando l’Italia con i tour di Cosmo, Calibro 35 e Calcutta.

Polistrumentista, autore e compositore, è nel 2018 che Marco Ziliani dà avvio al suo progetto da solistaZILIANI” pubblicando il singolo “Bar Franca” [https://youtu.be/70oZJIDnMNY]. Brano, il detto, dedicato all’omonimo bar di Arco che è punto di ritrovo per il cantante e per il suo gruppo di amici e musicisti. In poco tempo “Bar Franca” raggiunge i 150.000 ascolti solo su Spotify, raccogliendo il favore del pubblico di tutta Italia. Successivamente il venticinquenne trentino pubblica “Foro Boario” [https://youtu.be/NyIhwP7zSG8], canzone dedicata ancora una volta ad un parcheggio di Arco quale luogo di ritrovo di tanti ragazzi e scenario di molte storie. Nel 2020 sono usciti invece i singoli “Piazza Vittoria”(connessione di due città significative per Marco, Genova e Bologna) e “Sabbioni Disco Italia” [https://youtu.be/Z-kvQiIvHro]. A seguire l’intervista a Marco Ziliani, per la nostra rubrica Oggi Musica.


Marco, nella nostra chiacchierata di alcuni mesi fa, ti chiesi di descriverti in quanto persona e come artista: oggi ti ripropongo lo stesso invito dacché questo è stato un anno sicuramente inedito ed altrettanto impegnativo per ognuno di noi e, come tale, alcuni stravolgimenti potrebbero essere stati portatori di scoperte e trasformazioni inerentemente la prima persona… A dire il vero penso di essere lo stesso ragazzo di qualche mese fa, con forse alcuni pensiero in più causa, ovviamente, pandemia globale. Lo stop ai concerti rende il periodo davvero complesso, ma ho ancora un pizzico di ottimismo per il futuro [N.B. quando a giugno gli domandai di descriversi come persona e come artista, Marco mi rispose che questa è davvero una domandona difficile. Come persona si reputava – e si reputa ancora – un tranquillo ragazzo di provincia che ha sempre ascoltato musica e giocato a calcio nel campetto del paese. Come artista invece non saprebbe dire, perché vedere la parola “artista” vicino al suo nome gli fa abbastanza impressione. Non si ritiene ad ora tale ma, per non lasciare incompleta la risposta al quesito, disse “sono uno che prova a cercare dell’ironia addirittura nelle storie un po’ più tristi”].

Il tuo nuovo singolo si intitola “Civico 37”: come mai, ovvero quale l’origine e il perché di questo titolo? Civico 37 è un bar che si trova a Macerata. Mi distinguo per il mio noto fiuto nello scoprire i bar di paese più belli, i bar più belli dei sobborghi italiani, ed è successo esattamente così anche nel caso del Civico 37. Il brano ne porta il nome perché è omaggio al mio amore per il Varnelli e all’attrazione per una ragazza che sono nati entrambi proprio lì, nel bar omonimo. Mi sembrava doverosa tale riconoscenza ad un posto nel quale mi sono sentito a casa per qualche giorno, grazie per una location “bomba” e ad uno staff fantastico!     

Qual è il messaggio che vorresti trasmettere con il tuo brano “Civico 37” e quali le aspettative e le intenzioni con cui è venuto alla luce? In Civico 37” non v’è un vero e proprio messaggio, o meglio, rappresenta semplicemente una grande indecisione. Sono (stato) davvero attratto da una ragazza incontrata a Macerata oppure era (ed è)  il Varnelli da poco scoperto la mia nuova fissa? Se fosse vera l’ultima ipotesi, passare del tempo con lei si presenterebbe come scusa per bere un altro bicchiere di mistrà, straordinario liquore secco all’anice.

Molto spesso, nelle tue canzoni, fai riferimento a luoghi e coordinate geografiche qual cardine della narrazione che poi vai a sviluppare: ti sei mai domandato da cosa potrebbe derivare ciò, ossia quale (se vi è) la motivazione psicologia di questa tua predisposizione al di là dell’essere parecchio legato alla tua terra d’origine e ai ricordi dei posti visitati o idealizzati? Penso che quest’attitudine sia una disposizione molto umana. Tutti noi abbiamo ricordi e proviamo sensazioni legate a vari posti …La casa del nonno che si trova in montagna e nella quale era lui a portarmici alla mattina, da bambino; il fiume dove facevo il bagno, nelle estati del 2000, insieme a mio cugino; le pannocchie rubate nel campo del vicino e la ragazza conosciuta sul pullman arancione nella tratta Riva-Arco. Potrei andare avanti all’infinito, sembra quasi un film americano. Tutto questo per dire che, per me, è una cosa spontanea pensare ad un luogo e dargli vita, significato tramite il rivivere una sensazione. Io lo faccio attraverso le canzoni, ma c’è chi lo fa pure in maniera differente.

Sempre quest’anno, a proposito del tuo singolo “Piazza Vittoria” [https://youtu.be/c_i0u7I2Asw], mi spiegasti che tale testo fa riferimento ad una giornata trascorsa con una ragazza di Genova. Passato del tempo con lei, hai capito che soltanto tu non volevi una storia da una notte e basta mentre per la ragazza era il contrario. Nel tornare a casa, in treno, hai infatti ricevuto un messaggio di rifiuto e la canzone “Telefonami tra vent’anni” del maestro Lucio Dalla. Da lì l’idea di scrivere il brano …Anche “Civico 37” fa riferimento ad una ragazza e ad un locale di Macerata: che ne è stato di quest’incontro (autobiografico)? A differenza di “Piazza Vittoria”, in questa rallentata situazione da Covid-19, la frequentazione è durata per più giorni. Ho avuto occasione quindi di conoscere maggiormente il locale e la ragazza, tuttavia ancora oggi non capisco realmente cosa mi abbia lasciato tale storia. Di sicuro ci devo lavorare sopra, e analizzare meglio il mio modo di essere e di vivere le situazioni. “Civico 37” comunque, al contrario di altri brani nei quali racconto di storie iniziate e già terminate, è invece il racconto di quanto non ha ancora un finale.

Hai anticipato che <<Civico 37 è un luogo sicuro, un miscuglio tra il Varnelli, Enzo Carella, una ragazza e un locale di Macerata. È una tipica serata di fine estate in cui due persone si incontrano, bevono un bicchiere e passano il tempo parlando di loro stessi. Il Varnelli crea una realtà un po’ distorta, nella quale il ragazzo non riesce a capire se si sente più attratto dalla ragazza o dal liquore appena scoperto. Tutt’ora cerca ancora di scoprirlo>>. Personalmente cosa, istintivamente, ti attrae dell’altro sesso – e, sei il classico tipo estroverso o ti serve qualche bicchiere per farti avanti con le ragazze? Nella vita, in generale, sono molto socievole e non mi faccio problema alcuno a parlare con le persone. Anzi, da parecchie situazioni sono nate persino delle importantissime amicizie. La situazione cambia quando sono attratto da qualcuno perché faccio tanta più fatica a farmi avanti e tendo a divenire un poco introverso. Aspetto ogni volta che venga la donna da me, però non succede quasi mai [n.b. ride]. Una delle cose che mi attrae di più dell’altro sesso è la cadenza con cui una ragazza parla; il tono di voce rende tutto più affascinante e vivibile, specie se ci rimango a discorre per ore …Il Varnelli può aiutare a fare il primo passo, ma dopo è il cervello a portare avanti gli sviluppi. Un po’ annebbiati okey, per riuscire ad approcciare, non di meno è necessario non esagerare per non perdere il focus della chiacchierata e della situazione.

Cosa ne pensi del rapporto che hanno oggi i tuoi coetanei con l’alcol e dell’approccio tra maschi e femmine (anche in relazione alla nuova tecnologia, ad internet e ai social)? Qual è, tipicamente, il tuo di approccio e cosa cerchi in una compagna? Penso che alcol e giovani sia sempre un argomento complesso. Non sono uno di quelli favorevoli al proibizionismo, ma non sono neppure a favore all’abuso. La giusta via di mezzo, ecco. Per quel che riguarda il mio atteggiamento verso l’universo femminile è il classico da evitare. La mia filosofia è quella del “one shot”. Se mi piaci non faccio troppi giri di parole e te lo dico “senza se e senza ma” in quanto, se arrivo a dirtelo, è perché hai stimolato ed attivato in me qualcosa di positivo. Sappiate tutti ebbene, però, che questo approccio diretto non dà buoni frutti, vi ho avvertiti… E poi, parlando di approccio social, in questo campo non sono proprio capace di nulla; non scrivo mai a nessuno. Per intenderci, su Tinder non ho mai combinato niente – emmm, sì, non sono un grande gigolò. Quello che cerco in una compagna è la pazienza. A causa anche del mio lavoro, sono spesso in giro. Oggi ci sono, domani non si sa e dopodomani neppure benché, pure a 2000 km di distanza, quando provo un sentimento esso rimane invariato nonostante la presenza fisica o meno.  

Come descriveresti l’Amore? Inoltre, tu nella vita di tutti i giorni sei più cuore oppure ragione? Difficile parlare d’amore, anche se potrei chiacchierarne per ore e ore. Ti dico solo che, secondo me, è qualcosa di talmente enorme ed impalpabile che nessuno di noi lo può aver testato realmente (stiamo parlando di patafisica, ahah; per altre delucidazioni contattami in privato). Per quel che concerne poi la seconda domanda, io sono maggiormente cuore infatti il 70% delle volte le relazioni amorose mi vanno male …ciò mi tiene, e ci sta, attivo.    

Qual è, a tuo avviso, il principale potere della Musica nonché il suo principale valore? Come dico di solito, la Musica è tutto per il sottoscritto e non soltanto. Per me, inoltre, è altresì lavoro visto che faccio il backliner. Credo che le sensazioni che la musica trasmette, come del resto l’Arte tutta, siano le più forti che una persona possa provare in assoluto. Anche più dell’amore [n.b. e ride, di nuovo]. Un giorno un ragazzo mi scrisse un poema dopo aver ascoltato “Piazza Vittoria”. Era praticamente una storia che non aveva alcuna attinenza con la canzone, l’aveva reinterpretata soggettivamente ed è stata una delle esperienze più appaganti che mi siano mai capitate. Questo è il valore della Musica, per me.

Come descriveresti la tua musica e il tuo fare musica? Oserei che il termine appropriato è “incoerente” – nel senso che se per esempio adesso abbraccio la moda del rock and roll, contemporaneamente mi trovo a voler fare un brano su questa linea ma il giorno successivo, se ascolto la colonna sonora di un film che mi ha emozionato, vorrei riproporre quella nonostante magari sia di genere opposto alla mia preferenza di ieri. Ho un’incredibile voglia di perdermi in saletta di registrazione e fare qualsiasi cosa mi passi per la testa ché tanto c’è Thias [Mathias, che è il ragazzo che produce i brani di Marco] che ha il compito di riordinare il tutto. 

Dal tuo punto di vista quando un Artista merita la -a maiuscola e cosa non dovrebbe mai mancargli mentre, invece, gli si può perdonare? Un artista con la A maiuscola è quello che ti sorprende sempre, pure a distanza di anni. E sono dell’idea che questo sia strettamente collegato ai piccoli particolari. Una volta, ascoltando una canzone di Lucio Battisti, rimasi incantato da un semplice suono di cembalo. Lui era maniacale nelle minuzie e difatti gli arrangiamenti dei suoi brani sono unici. Gli si può, senza ombra di dubbio, perdonare l’esagerazione.

Sei dell’idea che nell’arte in generale sia già stato detto e fatto tutto, o no? Che sia stato detto e fatto tutto no, perché l’arte è in continua evoluzione e non si ferma mai, nonostante gran parte lo si abbia già visto e sia già stato compiuto. 

I tuoi prossimi progetti lavorativi e personali, a breve e a più lungo termine? A breve uscirà il video di “Civico 37”, più “easy” rispetto ad altri lavori, e questo è dovuto al Coronavirus, sebbene sia stato girato diversi mesi fa. A stretto giro mi piacerebbe uscisse un disco, magari anticipato da un altro singolo (ma bisogna sempre chiedere a Vale di PrimalBox, che praticamente è la mia seconda mamma e spesso mi cazzia più di lei – tvb Vale!!!). 

Giulia Quaranta Provenzano