Nessuno di noi tutti, anche chi non crede in Dio e nella religione, avrebbe mai pensato che sarebbe arrivato il giorno in cui le chiese fossero precluse ai fedeli e che la messa della Domenica delle Palme, forse ancora più importante di quella di Pasqua perché è l’unica che ripercorre la Passione, la morte e la resurrezione di Gesù Cristo – cioè il momento più importante di chi ha fede – dovesse essere celebrata a porte chiuse.

Vogliamo sperare che questo non accada mai più, perché la funzione di questa mattina nella Cattedrale di Tortona, celebrata dal Vescovo Vittorio Viola, è stata una sofferenza immane.


La funzione religiosa è iniziata con la chiesa desolatamente vuota, con alle spalle San Marziano patrono di Tortona e quattro sacerdoti, fra cui il Vescovo, che hanno celebrato il rito in mezzo all’irreale silenzio, di fronte ai banchi vuoti e senza fedeli.

La religione è unione, insieme di persone che vivono gioiosi il proprio credo e la messa delle Palme lo è ancor di più perché tutti testimoniano la loro fede col l’ulivo in mano, simbolo di Gesù Cristo Re del mondo e sopra la Terra.

Questo, oggi, non abbiamo potuto farlo!

Le immagini di quella chiesa gelida, che in questi giorni siamo abituati a vedere strapiena di gente, è stata una sofferenza immane, che ha fatto accapponare la pelle.

Poi c’è stata la lettura della Passione e della Resurrezione, con la sconfitta della morte, ridotta ad una semplice porta che noi attraversiamo. E’ l’istante che cambia la nostra esistente, che contraddistingue la nostra fede e ci distingue da chi non crede.

Infine sono arrivate le parole del Vescovo Vittorio Viola: forti, intense, proferite ad occhi chiusi, in una concentrazione e fede che nessun altro vescovo della Diocesi, prima di lui, forse, aveva mai raggiunto.

Parole che hanno scaldato il cuore delle quasi 1.700 persone che hanno visto la diretta su Youtube perché il Vescovo ha parlato dei momenti che stiamo vivendo, di questo Coronavirus che sta falcidiando la popolazione e non soltanto quella anziana, che ci costringe ad essere reclusi tra le mura domestiche mentre fuori c’è il sole e c’è la vita.

Parole che aprono un barlume di speranza e che riportiamo integralmente di seguito, concludendo con le immagini della funzione religiosa, nel tentativo posano raggiunge anche chi non crede e chi non ha fede ed è convinto che con la nostra morte possa concludersi tutto e non invece, iniziare qualcosa di diverso.

“Mi impressiona sempre questo racconto della Passione in questa domenica di passione – ha detto Vittorio Viola a conclusione del passaggio più importante della vita di Gesù e della Fede Cristiana – come ogni anno, è come un ouverture alla Settimana Santa in cui vengono anticipati tutti i temi che poi verranno svolti in questi giorni santi. Il fatto di cui facciamo memoria, lo sappiamo, è il più grande equivoco della Storia: Gesù che entra in Gerusalemme acclamato come Re, non perché lui non lo sia, ma non lo è per come la folla e anche i suoi, si attendono che lui lo sia.”

“Sarà Re certo – aggiunge il Vescovo – innalzato sul trono regale della Croce, per questo è venuto. Non sarà Re secondo criteri umani… Grande equivoco. In fondo è anche il grande equivoco che spesso inquina la nostra relazione con Dio, le nostre attese perché lui si mostri altro rispetto a ciò che lui è. Lui invece, così come abbiamo ascoltato nella prima lettura e in questi giorni ascolteremo ancora, ha assunto un atteggiamento di forte determinazione per portare a compimento quella che è la sua missione e cioè in che modo il Padre ha pensato che lui fosse Messia”

“Senza la sua Passione – aggiunge Viola – noi siamo persi. Perdiamo la possibilità di dare senso alla sofferenza del mondo, alla nostra sofferenza di questi giorni, alla morte, all’esperienza di morte di questi giorni. Il poeta dice “L’inferno si apre sulla Terra nella misura in cui l’uomo dimentica la purezza della sua passione. Senza la Passione di Gesù il nostro dolore sarebbe incomprensibile privo di senso: assurdo, motivo di ribellione.”

“Gesù – dice Vittorio Viola riferendosi all’emergenza da Coronavirus – conosce molto bene questi nostri giorni uno ad uno, conosce tutti i nostri dolori, uno ad uno, in tutte le loro infinite sfumature. Conosce la fatica dei nostri fratelli e delle nostre sorelle ammalati nei nostri ospedali, nelle nostre case, e la fatica di quanti si dedicano per loro e accanto a loro. Conosce la fatica di quanti non possono stare loro accanto. Non c’è dolore che lui non abbia voluto prendere su di sè per poterlo riempire del suo amore, facendo della sua obbedienza fino alla morte una consegna d’amore al Padre, che è ciò che il figlio eternamente conosce da sempre e per sempre. Quella stessa consegna d’amore che apre a noi una possibilità nuova e inaudita: quella di fare del nostro dolore e della nostra morte un’offerta unita all’offerta sua.”

Poi il Vescovo di Tortona parla della sofferenza di essere lontani l’uno dall’altro: “Noi in questi giorni purtroppo segnati da questa limitazione dal non poterci radunare in assemblea – aggiunge – ne sentiamo la fatica. Tutti. Nonostante questa limitazione chiediamo di essere raggiunti dalla Grazia della Pasqua che è un fatto, un evento che si compie qui ed ora, e forse mai, come in questi giorni, sentito nella nostra vita il bisogno della Pasqua. E questo è comunque un dono, anche se celebrato così, senza poter convocare l’assemblea.”

“Ne abbiamo bisogno – conclude Vittorio Viola riferendosi alla Pasqua che è resurrezione – è un fatto che accade, non è un racconto di un fatto passato; non è un insieme delle nostre tradizioni, ma è la sua Pasqua resa presente perché noi possiamo fare la stessa esperienza, lo stesso passaggio. Questo significa Pasqua. E’ quanto abbiamo bisogno di sapere, cioé che è stato aperto un varco che ci permette di evadere dalla morte. Sono giorni che dobbiamo vivere pur con questa fatica e con questa limitazione, che vogliamo vivere con attenzione rientrando in noi stessi e permettendo che la parola che ci accompagna illumini il buio della nostra interiorità e metta ordine dentro la nostra interiorità devastata in questi giorni dalla fatica e dal dolore. Una Pasqua che accenda una luce per poterci orientare e per poterne intuirne il senso. Questo la Pasqua vuole fare. Ed è questo che noi chiediamo possa compiersi in noi, in questi giorni, certi che l’amore di Dio è più forte della morte.”