Quella che pubblichiamo e che invitiamo a leggere, è una lettera molto commovente che riporta sotto un aspetto completamente diverso questo FATTO DI CRONACA che riguarda la morte di un giovane tortonese.

Ci scusiamo con i genitori dei protagonisti se, per una volta, invece delle iniziali riportiamo i nomi di battesimo delle persone coinvolte, ma siamo certi che comprenderanno, perché chi scrive è una mamma che ha una figlia più o meno della stessa età dei giovani protagonisti del grave incidente stradale che disgraziatamente ha provocato la morte di Salim ma per fortuna ha salvato la vita degli altri tre coi rispettivi genitori che dopo la comprensiva arrabbiatura perché ognuno aveva nascosto la verità, adesso possono tirare un sospiro di sollievo nel sapere che i loro figli vivi.


Così Elena Piccinini, attraverso e attraverso questa lettera, anche se non sarà mai possibile, cerca di lenire in qualche modo l’indicibile dolore che prova un genitore quando perde un figlio.

Qualcosa di inconcepibile e disumano che non si augura a nessuno, nemmeno al peggior nemico.

IN RICORDO DI SALIM

Salim era un ragazzo, anzi, un ragazzino di 19 anni.

È questo che conta: era solo un ragazzino. Cittadinanza, nazionalità, origini, e tanto altro non contano nulla.

Conta che era un ragazzino. Un ragazzino come tanti che viveva come tutti i ragazzini del giorno d’oggi: aveva preso la patente da meno di un anno e aveva un’ amica del cuore di 15 anni: Giulia.

Salim come tutti i ragazzi della sua età usciva con gli amici e come tutti i ragazzi aveva due genitori. Anche loro né italiani né stranieri: due persone umane: genitori di questo ragazzino.

Tutte le sere i genitori dicevano le stesse cose, quelle cose che diciamo tutti: vai piano, vieni a casa presto, stai attento. E Salim rispondeva: si mamma stai tranquilla.

Il 23 aprile era il compleanno di Giulia.

Salim vuole impressionarla, vuole fare qualcosa di grande per lei e così decide di organizzare una serata al mare per l’amica: Giulia. Lo fa con la complicità di due amici, Sharon e Tiziano.

Quindi il 23 aprile ognuno esce di casa.

Salim rassicura i suoi, Giulia dice che andrà a casa di Sharon, ognuno racconta una piccola bugia ai genitori. Forse l’unica a non raccontare bugie è Giulia proprio perché non sapeva nulla, ma questo poco importa.

Sono 4 giovani ragazzini e come tanti giovani pensano di poter evadere per una serata.

Cosa vuoi che succeda? Andiamo al mare a mangiare una pizza, torniamo a casa e nessuno si accorge di nulla.

Quindi partono, arrivano ad Arenzano. Vanno in pizzeria e si “sentono ” grandi. Al mare da soli e senza genitori.

Sono felici e passano una bella serata.

Poi bisogna tornare a casa. È tardi.

Giulia deve essere a casa entro mezzanotte: sua madre è da sola, il papà, infatti è al lavoro a fare il turno di notte. Sono per strada. Giulia e la mamma si sentono al telefono, la mamma si raccomanda di non tardare, ma pensa sia a casa di Sharon.

Forse vanno un po’ forte per arrivare in orario, piove e l’agitazione e l’inesperienza alla guida di Salim, certo non aiutano.

Quello che succede non è ancora chiaro: Salim perde il controllo dell’auto, toccano il guard rail, la macchina gira più volte impazzita, poi di nuovo il guard rail. E poi il nulla.

Giulia telefona alla mamma. Tiziano chiama i soccorsi. Arrivano 4 ambulanze. Solo tre ripartono a sirene spiegate per portare i feriti all’ospedale.

La quarta ambulanza rimane li: tentano in ogni modo di rianimare Salim che è stato sbalzato fuori dall’auto, fanno di tutto e ci provano per oltre mezz’ora, ma purtroppo non c’è nulla da fare.

L’ultima ambulanza non partirà, non accenderà le sirene.

Salim ha passato la sua ultima serata con la sua amata Giulia. Le ha fatto una sorpresa, si sentiva grande Salim, era al settimo cielo.

Salim è morto felice.

Voglio pensare che al momento dell’impatto un angelo lo abbia preso tra le braccia e lo abbia coricato sull’asfalto e fatto addormentare.

Si, deve essere andata cosi: si è solo addormentato felice, non si è reso conto di nulla, non ha sofferto. Giulia festeggerà i prossimi compleanni pensando a questo, pensando al compleanno dei 15 anni, pensando a Salim.

Adesso rimangono i genitori, non marocchini, italiani o marocchini con cittadinanza italiana.

No. Rimangono i genitori e un fratellino, soli con la loro disperazione.

A domandarsi il perché di tutto questo senza darsi una risposta.

Purtroppo non ci sarà mai un perché e non ci sarà mai una consolazione, perché quando ti muore un figlio non sei più né italiano, né straniero: non sei più nulla.

Sei tu e la tua disperazione.

E basta.

Salim 19 anni deceduto, Giulia 15 anni ricoverata con gravi ferite ma non in pericolo di vita, Sharon 17 anni rimarrà immobile a letto per tre mesi a causa della frattura del bacino, Tiziano 20 anni ricoverato con molte contusioni.

Tutto questo non è colpa di Salim, dei genitori, della fuga al mare perché poteva succedere anche a Sale appena usciti da casa.

Tutto questo è colpa del destino, del destino crudele che in una serata spensierata ha voluto portarsi via una giovane vita.

Salim non era figlio di italiani o stranieri ma era quel figlio che tutti noi abbiamo terrore di perdere, perché non c’è niente di più terribile che sopravvivere alla morte di un figlio.

Voglio pensare che Salim adesso sia una stella, che veglia sulla sua Giulia.

Elena Piccinini