Nei giorni scorsi è deceduto, ormai anziano, Sergio Piccinini, personaggio conosciuto a Sarezzano e Viguzzolo ed autore di qualcosa di veramente unico: fu dato per morto quando in realtà era vivo.

Nato a Savigliano 23 aprile 1924, all’inizio del 1943 si arruola nella Repubblica Sociale e va a Oderzo alla scuola Ufficiali, non completò il corso per il termine del conflitto e la resa dei repubblichini, a fine aprile del 1945 a guerra oramai terminata, la scuola chiuse e 16 allievi con un lasciapassare del Vaticano, attraverso la Pontificia Opera di Assistenza, che si era adoperata per permettere il rientro a casa di tutti gli sfollati e sbandati, che si trovavano al nord, mise a disposizione diversi autocarri per renderne possibile il rientro; si diressero verso Roma per oltrepassare il nord ancora caldo degli scontri civili,

Ma Sergio Piccinini non fidandosi e avvertendo un fausto presentimento, lascio sul tavolo della caserma,  il suo lasciapassare e inizio il lungo e pericoloso cammino verso Savigliano.

Il suo lasciapassare fu preso da qualcun altro che trovo la morte a Possidonio in provincia di Modena il 14 maggio 1945, dove la colonna dei pullman fu fermata dai partigiani, e benché avessero un lasciapassare furono tutti i 43 passeggeri fucilati e sepolti in fosse comuni

Per questo ora in Possidonio esiste una lapide che porta il suo nome come vittima della follia partigiana.

Savigliano per lui era pericolosa e decise di recarsi a Sarezzano presso i nonni finché le acque non si fossero calmate. Ma il suo spirito inquieto lo imbarco come marconista sulle navi mercantili fino a che, un bel giorno ritornò a Tortona oramai stabilizzata, e trovò lavoro presso lo stabilimento di Viguzzolo della Oil Roil.

Nel 1956, con l’amnistia del Ministro Palmiro Togliatti, per tutti i combattenti del conflitto e della guerra civile, sia partigiani che repubblichini, ottenne il riconoscimento del grado di ufficiale delle repubblica sociale e la relativa medaglia di argento come ricompensa al valor militare.

Apprese il dialetto tortonese e divenne poeta dialettale, con un discreto successo, varie le sue interpretazioni locali e riconoscimenti in tal senso.

A noi tutti resta impressa nella mente una poesia che parla dei giovani delle vallate che prima giocano a far la guerra scontrandosi per le strade e poi la guerra appena ventenni l’hanno fatta davvero, e molti non tornarono a casa, chi gelato nelle steppe russe, chi sepolto nella sabbia del deserto africano chi in fondo al mare.

La sua dipartita per l’ultima missione ha lasciato un grande vuoto in tutti noi per la sua bontà, semplicità e devozione alla marina.

Italo Reginato e Giuseppe Calore