La vicenda ha quasi dell’incredibile, perché evidenzia la realtà in cui vivono alcuni giovani tortonesi: non marocchini né immigrati, ma italiani di genitori italiani, che quasi in sfregio alle regole civili, rubano il ciclomotore di un agente e poi lo usano spavaldamente per le vie della città, tra uno spinello e l’altro.

Per fortuna grazie all’intervento dei Carabineri diretti dal maggiore Carlo Giordano, sono stati identificati: si tratta di un 13enne e due 16enni, tutti residenti a Tortona.

Gli ultimi due dovranno rispondere del reato di concorso in furto presso il Tribunale dei minori di Torino, mentre il 13enne, non perseguibile perché troppo giovane, verrà schedato e tenuto sotto osservazione dai Servizi Sociali del Comune.

Ma andiamo con ordine a raccontare cosa è successo.

Al Comando dei Carabinieri di Tortona l’allarme è scattato quando un Vigile Urbano aveva denunciato che la sera del 27 settembre 2018, ignoti, in via Calcinara, avevano asportato il suo scooter, un Suzuki Burgman, sul quale trasportava – nel sottosella – berretto e buffetterie dell’uniforme poiché si temeva un loro uso per fini illeciti.

Per gli uomini dell’Arma era sì importante il recupero del mezzo, ma ugualmente importante era individuare gli autori del reato per poter escludere o comprovare che l’obiettivo dei ladri fosse o meno proprio l’abbigliamento di un appartenente alle Forza di Polizia.

La risposta agli investigatori è arrivata nel primo pomeriggio di venerdì, quando una pattuglia dell’Aliquota Radiomobile della locale Compagnia, transitando per via Aldo Moro, notava lo scooter rubato in un parcheggio di via Rapetti, una strada laterale di Via Pilotti, nel rione Paghisano vicino a case signorili e ville.

Una rapida occhiata nei dintorni evidenziava la presenza di un gruppo di giovani seduti su una panchina, uno dei quali alla vista dei Carabinieri tentava di coprirsi il volto con il cappuccio di una felpa nera, mentre gli altri, con movimenti repentini, si allontanavano disperdendosi nelle vie adiacenti.

L’autoradio non interveniva per non destare sospetti, allertando immediatamente i colleghi in abito civile ai quali fornivano la descrizione dei giovani.

I militari dell’Aliquota Operativa, prontamente intervenuti, riuscivano in breve tempo a rintracciare i ragazzi, seguendone gli spostamenti fino a quando questi si appartavano per prepararsi uno spinello. Nel contempo, i Carabinieri trovavano le chiavi di accensione dello scooter rubato, di cui nel frattempo qualcuno di loro si era disfatto gettandole sotto un’autovettura in sosta poco distante.

Una volta deciso l’intervento, i giovani venivano accerchiati e controllati, risultando tutti minorenni, alcuni 14enni, altri, un po’ più grandi, già noti alle Forze dell’Ordine.

L’iniziale spavalderia e l’atteggiamento di sfida dei giovani veniva meno quando, acquisite le immagini del sistema di videosorveglianza del Comune, emergevano evidenti le loro responsabilità in ordine al furto della moto. Dalle immagini, infatti si riconoscevano i giovani autori del furto.

Il ragazzo individuato come quello che alla vista dei Carabinieri aveva gettato le chiavi dello scooter sotto l’auto, ripreso in bella vista dalle immagini anche negli istanti precedenti il furto, affermava di avere agito così per impedire agli amici di continuare ad usare la moto rubata.

Giustificazioni inutili, come quelle fornite dell’autore materiale del furto, anch’egli identificato grazie alle immagini.

La vicenda, che i protagonisti hanno cercato di ricondurre a poco più di una “ragazzata”, non sarà comunque senza conseguenze per i tre ragazzi direttamente coinvolti (un tredicenne e due sedicenni), la cui condotta è stata oggetto di informativa diretta alla Procura della Repubblica presso il Tribunale dei Minorenni di Torino.

Tutti i espletate le formalità di rito, sono stati affidati ai genitori, ai quali è stato consentito di presenziare alle attività di indagine.

Lo scooter e l’equipaggiamento, recuperati, sono stati restituiti al legittimo proprietario, il Commissario della Polizia Locale.

Non sappiamo quale sia stata la reazione dei genitori nell’apprendere che i loro figli hanno agito come veri delinquenti.