Dopo quella all’interno del perimetro della Caserma Passalacqua, una seconda stazione di alveari, utili al biomonitoraggio dell’ambiente cittadino, progetto promosso dall’Osservatorio Ambientale Comunale in collaborazione con il Dott. Giacomo Acerbi, verrà posizionata sul Castello, a Villa Charitas.

Le api sono la “ cartina tornasole “ del territorio in cui vivono, il più efficace bioindicatore che la natura ci ha messo a disposizione.

La natura stessa del super organismo che è l’alveare presenta gli elementi fondamentali per effettuare un biomonitoraggio puntuale ed efficace; basti pensare che un alveare copre un territorio vastissimo pari a circa 4000 campi da calcio, le api si muovono sul territorio in maniera capillare, esplorandone ogni centimetro e bottinano quotidianamente nettare, polline, acqua, propoli.

L’alveare funge da spugna, ovvero possiede un’elevata capacità di accumulo negli elementi che lo compongono (cera, propoli, miele, polline, api), di tutte le sostanze che il suo abitante reperisce e con le quali viene in contatto nell’ambiente in cui opera.

 

L’ ape diventa quindi il termometro relativo alla pressione antropica sull’ ambiente, l’indice di sostenibilità per censire e correggere pratiche agricole, urbane, industriali.

Ai fini di un campionamento completo, tramite analisi multi-residuali sulle matrici dell’alveare pesticidi, si andranno ad esempio a ricercare metalli pesanti, cloruri, nitrati, solfati, idrocarburi policiclici aromatici, diossine e furani, Pm 10 e isotopi radionucleidi

Grazie alla seconda stazione di biomonitoraggio, si andrà a censire anche il livello di biodiversità presente nel territorio comunale, infatti attraverso l’analisi sui mieli prodotti dai due alveari sopracitati si potrà ottenere una mappatura delle specie arboree, arbustive, erbacee presenti nel territorio comunale.

Questa analisi è uno sguardo sulla salute di un ecosistema antropizzato e l’aumento negli anni di specie endemiche, la presenza di specie alloctone che consente una fotografia della salute e del futuro dell’habitat di riferimento.

“In sintesi – spiega il Dott. Giacomo Acerbi – tramite un biomonitoraggio di inquinanti, una mappatura botanica e l’osservazione documentata della salute degli alveari presi in esame, possiamo ottenere dei dati interessanti e confrontabili con altre indagini sulla salute pubblica, considerando che noi, come esseri umani, siamo parte della nicchia ecologica di riferimento delle api: la natura nel suo insieme.

L’Apicoltura si propone quindi come importante indicatore per la sanità pubblica attraverso valutazioni eco-tossicologiche ad ampio spettro, finalizzate a mantenere un idoneo equilibrio tra attività antropiche e salute ambientale”.