Egregio Direttore,

come riportato da un aggiornatissimo editoriale di Maurizio Blondet (https://www.maurizioblondet.it/corte-dei-conti-il-costo-allo-stato-di-ogni-richiedente-asilo-e-di-203-euro-al-giorno-altro-che-35/)  il sistema di gestione dell’accoglienza agli immigrati è finito sotto la lente ispettiva della Corte dei Conti che ha messo in luce, in un compendio di 150 pagine, tutte le evidenti criticità del fenomeno: sarebbe costoso, inefficace e sommario (cioè oneroso, approssimativo e ambiguo).


A incidere parecchio sono le procedure burocratiche di accertamento dei diritti dei numerosi richiedenti asilo, per essere legittimamente presi in carico dallo stato italiano come rifugiato politico: tra il 2008 e il 2016, si sono spesi 203,95 euro al giorno per ognuno, e considerando che mediamente solo uno su dieci possiede tali diritti, in pratica il 90% della spesa è vanificata.

A questi oneri poi vanno aggiunti i costi per le espulsioni dei non aventi diritto, sempre che siano ancora reperibili.

I magistrati contabili hanno anche comminato la previste sanzioni per le numerose inadempienze contabili di alcune prefetture che accertavano le spese avvalendosi di autocertificazioni a firma di cooperative sociali e ONLUS che si occupavano del servizio di accoglienza, favorendo in questo modo un business ambiguo e ipocrita con procedure informali basate sulla fiducia, che spesso si è rivelata malriposta.

Di umanitario in queste attività di soccorso e accoglienza c’è ben poco, al contrario c’è tanto business e sfruttamento, speculazioni e propaganda.

Il nuovo governo, seppur oberato da impegni e incombenze e ricatti politico economici, farebbe bene a fare pulizia in questa galassia pseudo-umanitaria, spazzando via i parassiti che sicuramente vi si annidano a tutti i livelli della filiera dell’accoglienza, che infettano quelli che vi si dedicano seriamente e in buona fede rovinando la reputazione di tutti e contribuiscono ad aumentare gli oneri dell’accoglienza.

Alcuni anni fa avevo fatto pervenire ad alcuni parlamentari e politici al governo una semplice proposta per cercare di attenuare il danno arrecato dalla riforma Fornero a centinaia di migliaia di famiglie italiane: fornire a tutti gli ultrasessantenni rimasti senza lavoro e con l’erogazione pensionistica posticipata di parecchi anni  (dovendo attendere ormai fino ai 67 anni per poterla ricevere) almeno una “pensione minima”, cioè 585 euro mediamente al mese, per fornire un sostegno decoroso a coloro che sono stati duramente colpiti sia dalla crisi che dalla riforma Fornero (un “combinato disposto” letale). Il costo sarebbe stato appena un decimo di quello che la Corte dei Conti ha recentemente rivelato essere sostenuto dallo stato italiano per ogni immigrato accolto, pur non avendone diritto. E vi assicuro che gli italiani che avrebbero diritto a riceverla sarebbero molto meno numerosi degli immigrati accolti e mantenuti senza averne i requisiti.

Ovviamente la mia non è certo un’invettiva contro gli immigrati, ma un richiamo alla politica a porsi delle priorità dotate di senso, utilità e opportunità, non trincerandosi sempre dietro il solito ritornello (alibi) del “non ci sono i soldi”. I soldi, come scopriamo in continuazione, vengono sprecati, quindi non è vero che non ci siano, ma vengono continuamente spesi in maniera ingiustificata o illegittima, secondo criteri molto discutibili.

Provvedere prioritariamente a risolvere i problemi sociali interni deve essere una priorità per ogni stato, e lasciare centinaia di migliaia di famiglia con redditi insufficienti per vivere dignitosamente, a causa di fattori contingenti e vessatori non imputabili alla volontà e responsabilità individuale (come appunto la crisi e la riforma Fornero) è un atto d’irresponsabilità e disimpegno imperdonabile. Pertanto suggerirei ai nuovi governanti di occuparsene, lasciando a tempi successivi e più maturi il cosiddetto “reddito di cittadinanza” che troverebbe troppi ostacoli e difficoltà finanziarie insormontabili allo stato attuale in cui versa il nostro paese. Sarebbe molto meglio realizzare interventi pragmatici e prioritari, come quello da me proposto, che perdersi dietro delle chimere.

Cordialmente

Claudio Martinotti Doria