Venerdì 24 febbraio gli studenti delle classi 4^AR e 5^AR Amministrazione, Finanza e Marketing dell’ I.I.S. Marconi hanno visitato , a Palazzo Chiablese di Torino, la mostra dedicata ad uno degli artisti più anticonformisti, dissacranti ed apprezzati tra Ottocento e Novecento, Henri de Toulouse-Lautrec.   L’evento, organizzato a cura del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, dei Musei Reali di Torino e di Arthemisia Group, con il patrocinio della Città di Torino  ha proposto al pubblico un imponente corpus di circa 170 opere, tutte provenienti dalla collezione dell’ Herakleidon Museum di Atene.

La retrospettiva, curata da Stefano Zuffi, ha ricostruito il contesto artistico, culturale e sociale della Belle Époque, un frammento di tempo rimasto indelebilmente impresso nell’immaginario collettivo come un turbine di  vita brillante ed eccentrica, di arte ed esperienze spregiudicate, di progresso e della convinzione, della presunzione, verrebbe da dire,  che il nuovo secolo, il Novecento, avrebbe portato pace e benessere.

   Il barone di Toulose-Lautrec, discendente di una delle più titolate ed illustri famiglie  dell’ Ancien Régime, aristocratico bohémien riconosciuto come il più grande creatore di manifesti e stampe tra il XIX e XX Secolo, è stato, fin dall’infanzia, il protagonista di un percorso  tormentato e spesso non adeguatamente riconosciuto dai contemporanei, in una costante ed ironica ricerca della bellezza della vita, sempre pervasa da un incredibile slancio ottimista e dalla consapevolezza, lui che una terribile malattia ossea, la picnodisostosi, aveva trasformato in un “mostro”, che tale bellezza è naturalmente imperfetta, “diversa” e, come affermava Baudelaire, spesso corrotta.     E’ una bellezza semplice, colta sovente in momenti di vita dissoluta, quella  che l’artista rappresenta nelle illustrazioni per i giornali, come in La Revue blanche del 1895, nelle litografie a colori, come la celeberrima Jane Avril del 1893, o nei manifesti pubblicitari, come Aristide Bruant nel suo cabaret del 1893, con tratti nervosi, “graffiati”, con contorni volutamente sfumati , con colori forti e spregiudicati e con una modernità che sfocia nella caricatura, impietosa, eppure pervasa di umanità.


Antesignani della moderna arte grafica pubblicitaria, le sue cantanti di cabaret, gli schizzi  che rappresentano gli artisti di vaudeville, i pittori e i musicisti della sua cerchia, ma anche le prostitute, amiche e, come lui, vittime del cinismo della società, e i cavalli, animali tanto amati, sono diventati l’ emblema di un’epoca, di una grande illusione venata di inquietudine: mentre lui moriva a 37 anni, stroncato dall’etilismo, dalla sifilide e dagli eccessi , il mondo sembrava presagire le ombre del secolo seguente e quel punto “di non ritorno” e di stravolgimento storico che sarebbe stato l’avvento della Prima Guerra Mondiale.

       5^AR Amministrazione, Finanza e Marketing