La sanità della Regione Piemonte, oppressa dal gravame di un indigesto piano di rientro chiude reparti e ospedali nel nostro territorio per realizzare risparmi, sacrifica l’ospedale di Tortona a favore di quello novese, si lambicca tra riorganizzazioni e accorpamenti, poi alla fine si scopre che la gestione sanitaria della ASL AL, una volta adottati tutti gli atti aziendali richiesti dalla Regione, costa più di prima. E’ il danno oltre la beffa, perlomeno secondo i dati presenti nel sistema SIOPE, database della Ragioneria generale dello Stato.

In barba a sforbiciate, tagli, dimensionamenti della spesa e contenimento dei costi, nel 2015 la voce “altre spese correnti”, quindi dei costi correlabili comunque al funzionamento e necessarie all’ordinaria conduzione della struttura, hanno segnato un sonoro aumento del 27% rispetto all’anno precedente. Altro che risparmi.

Il Piano di rientro della Regione Piemonte dovrebbe basarsi sul “controllo dell’evoluzione dei costi di esercizio e sul costo di acquisto dei servizi sanitari da terzi soggetti erogatori e perseguire l’obiettivo di contenimento della spesa ospedaliera a favore di quella destinata alla prevenzione ed all’assistenza territoriale”.

Siamo sicuri che nel nostro quadrante, dove amministratori e cittadini risultano – per usare un eufemismo – tanto irrilevanti quanto invisibili agli occhi dei politici di turno, dell’assessore regionale alla salute Antonio Saitta, del suo presidente Chiamparino e di quanti gestiscono l’affare sanità in Piemonte, le delibere adottate abbiano realizzato un contenimento dei costi nella sanità?

I provvedimenti regionali (DGR 1-600 del 19.11.2014 e successiva integrazione con DGR 1-924 per la revisione della rete ospedaliera, DGR 26-1653 per il riordino della rete territoriale) nascevano dal duplice presupposto della osservanza delle misure di contenimento della spesa sanitaria e di riequilibrio economico finanziario imposte dal Piano di rientro. Nell’anno successivo alla loro approvazione, la realtà dei numeri avrà premiato i presupposti delle parole?

Quattro anni a confronto



tabella asl 1

 

Fonte dei dati: sistema SIOPE della Ragioneria Generale dello Stato
https://www.siope.it/Siope2Web/

 

Scende la spesa per il personale (-17% negli ultimi 4 anni) non per virtù bensì per il blocco del turn over datato 2011, calano i costi per “acquisto di beni” (sia sanitari che non) ai livelli più bassi dal 2012, mentre aumentano di mezzo milione di euro solo nell’ultimo anno gli “acquisti di servizi”, prestazioni che comprendono servizi sociosanitari o farmaceutica da altre amministrazioni o da privati. In parole povere, aumenta la spesa che il Piano di rientro impone di contenere.

Crollano gli investimenti (-63% in tre anni) nonostante gli stessi siano fondamentali per il mantenimento ed un buon funzionamento dell’intero sistema sanitario. Una Sanità che non investe è una sanità che difficilmente potrà competere con il privato o con le Regioni limitrofe. Non investire significa aumentare la spesa per gli acquisti di servizi. Tagliare gli investimenti abbatte in maniera fittizia i conti della sanità, innescando un circolo vizioso che getta fumo negli occhi e manca di sostanza.

In ultimo, da soppesare con giusta cautela la voce relativa alle “altre operazioni finanziarie” qualora dovesse comprendere operazioni su derivati, o cartolarizzazione di crediti commerciali nei confronti di enti del settore sanitario, strumento impiegato, secondo la Banca d’Italia, “con una certa disinvoltura a partire dal 2004, in connessione con la difficoltà di alcuni enti a fare fronte al pagamento dei debiti verso i fornitori”(1). Come mai queste operazioni finanziarie sono cresciute così tanto, + 34% nell’ultimo anno, addirittura +75% dal 2012?

Annamaria Agosti

https://www.bancaditalia.it/pubblicazioni/interventi-vari/int-var-2009/Audizione_Senato_080709.pdf