Generalmente nell’immaginario collettivo, un imprenditore come Guido Ghisolfi, uno dei primi produttori al mondo di plastica per le bottiglie di acqua minerale, vice presidente di un gruppo internazionale come la M&G, che nel 2013 ha conseguito un fatturato di oltre 2 miliardi di euro, con 1.800 dipendenti sparsi in diverse aziende in tutto il mondo tra Brasile, Usa, e molti altri Paesi, viene visto come una persona inarrivabile, che vive in una mega villa con piscina in mezzo ad un parco secolare circondato da Guardie del corpo.

Guido Ghisolfi

Guido Ghisolfi

No, niente di tutto questo. Guido Ghisolfi era un ricco atipico: viaggiava in continuazione tra le sue varie aziende sparse nel mondo, aveva una sede di centrale a Milano, ma seguendo le orme del padre, Vittorio Ghisolfi, aveva deciso di mantenere qui, a Tortona la sede centrale del Gruppo, situata in un piccolo fabbricato praticamente invisibile vicino alla statale per Genova, proprio a fianco della Madonna della Guardia

Nessuna villa con piscina e neppure guardie del corpo: abitava in una casa, di grandi dimensioni, in via Padre Michele da Carbonara, nel centro storico di Tortona, a poche decine di metri dall’abitazione del padre Vittorio, fondatore del Gruppo Mossi & Ghisolfi.

Si era trasferito in questa casa oltre vent’anni fa; prima abitava nel rione Città Giardino, sempre nel cuore di Tortona.

Era ricco, ma si sentiva tortonese come tanti altri: da giovane aveva giocato nel Derthona basket, poi, una volta adulto, aveva iniziato a lavorare in azienda insieme al padre.

Qui conosce Ivana Tanzi, impiegata, due anni più giovane di lui, che lavora nell’azienda del padre. I due si innamorano e si sposano. Dal matrimonio nascono quattro figli: Andrea che oggi ha 27 anni, Alessandra di 25, Alberto di 23 e Adelaide che di anni ne ha soltanto 18.

La famiglia Ghisolfi è un’istituzione a Tortona, fin dagli anni sessanta quanto era in funzione lo stabilimento Mossi & Ghisolfi sulla statale per Alessandria, poco prima del ponte sul torrente Scrivia gestito da Vittorio Ghisolfi e Paolo Mossi.

Vittorio Ghisolfi che oggi ha 85 anni, aveva sposato Alberta Mossi e dal matrimonio sono nati tre figli: Anna, Guido e Marco.

Quando non era fuori città per lavoro, Guido Ghisolfi era solito frequentare Tortona: da buon padre si recava alle udienze scolastiche con i professori e faceva la spesa insieme alla moglie presso supermercati e negozi della città come fosse un tortonese qualunque.

Era un esponente di spicco del Partito Democratico e aveva messo a disposizione del partito locale la sede, poi aveva finanziato la campagna elettorale di Matteo Renzi e alle ultime elezioni aveva svolto persino il ruolo di presidente di seggio alla scuola Gianni Rodari.

Questo era Guido Ghisolfi, un magnate della plastica atipico, che si è tolto improvvisamente la vita.

Perché si è suicidato? Una nota ufficiale dell’azienda recita “a seguito di forti crisi depressive di cui soffriva da tempo”, ma cosa ha provocato queste crisi depressive?

E’ quello che si chiedono in tanti: in città, infatti, non si parla d’altro.

A noi non interessa saperlo e abbiamo una visione diversa: se sfogliamo la guida telefonica di Tortona, infatti, il nome di Guido Ghisolfi compare sulle pagine come un tortonese qualunque, accessibile a tutti, a testimonianza di un affetto straordinario per la sua Tortona, una città che nei suoi confronti si è dimostrata piuttosto ingrata in molte occasioni, l’ultima delle quali impedendo la costruzione dell’impianto di Bioetanolo a Rivalta Scrivia.

Sappiamo che Guido soffriva per questo amore non corrisposto da parte della città e dei tortonesi, un dispiacere grande, che era latente da tempo e l’ultima volta che abbiamo avuto il piacere di parlare con lui, al telefono, glielo abbiamo fatto presente. Da grande signore quale era non l’ha mai ammesso, ma neppure l’ha smentito; indirettamente, però, si capiva che era vero, che Tortona, come accade per molti suoi figli illustri, non gli è mai stata riconoscente per quello che lui aveva fatto.

Ecco, forse una parte infinitesimale di quel dolore che l’ha spinto a togliersi la vita è dovuta all’amore non corrisposto dalla sua città.

Una Tortona che bistratta i suoi figli, salvo poi piangerli quando è troppo tardi.

Angelo Bottiroli


4 marzo 2015