La bellezze di una città come motore dello sviluppo turistico, ma non solo. Questa la proposta per risollevare Tortona avanzata da Alessandro Scaccheri, attuare direttore della camera di Commercio di Pavia, ex assessore, ex presidente di Consorzi e personaggio molto conosciuto in città.

La sua ultima lettera in redazione e lunga ma punta su un settore che potrebbe essere valorizzato: la bellezza.

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malaspina - IEgregio Direttore,

in generale, credo di cogliere nella situazione attuale sintomi di scarsa fiducia nel futuro e di stanchezza morale per cui diventa urgente guardare al tema dello sviluppo che deve coincidere con quello dell’inclusione relazionale delle persone.

Sempre più spesso sentiamo l’esigenza di avviare insieme un’esplorazione della speranza, siamo tutti un po’ giù di morale. Ecco, allora, che il senso di appartenenza alla comunità cittadina può essere un buon volano per mettere in moto più risorse, provare a far convergere investimenti pubblici e privati, costruire un futuro su basi di relazionalità, solidarietà e condivisione.

Certo, questo comporterà per ciascuno di riprendere la pratica dell’impegno civile, di riportare al centro la serietà e la competenza.

Purtroppo,nel nostro Paese accanto a una classe politica poco interessata, poco curiosa, poco colta, i cittadini sono sempre più indifferenti al bello e al brutto. Bisognerà, quindi, ripartire per frenare quella che si può definire la” dittatura” dell’incuria .

Dobbiamo pensare in positivo, allontanare il pessimismo che ci assedia immaginando che qualcosa possa anche cambiare in meglio, che, ad esempio, un luogo o una struttura abbandonati o in degrado possano diventare occasione di incontro e di vita.

Ora, fatta questa premessa, chiediamoci: cosa possiamo fare per la nostra città ? Cosa possiamo fare per aiutarla ad esprimere tutto il suo potenziale, a crescere, ad essere attrattiva ?

E’ questa una responsabilità di tutti, Amministrazione Pubblica e privati cittadini; le attuali difficoltà economiche ci chiedono di unire le forze per il bene di Tortona. Si tratta di credere nell’impegno congiunto che , responsabilmente, si può concentrare su un comune obiettivo prioritario. Un obiettivo che potrebbe essere un’idea ambiziosa come quella di “fare la guerra al brutto” nelle sue diverse declinazioni : degrado, incuria, disgregazione dell’armonia sociale, microcriminalità, ecc.. Ad esempio, molte sono le situazioni in cui pubblico e privato possono intervenire per abbellire, armonizzare, preservare. In proposito, recentemente ho letto questa considerazione: ” Guardatevi intorno e cercate con gli occhi, ovunque siate, gli edifici che hanno più di mezzo secolo: è difficile trovarne uno davvero brutto. Poi fate il contrario: cercate con gli occhi, ovunque siate, gli edifici che hanno meno di una cinquantina di anni: è difficile trovarne uno davvero bello” .

E’ sul serio così. L’idea del “ bello”, che era “incorporata” nei nostri nonni, si è andata via via perdendo.

E se fosse proprio la Bellezza a salvare Tortona? Attorno a questa ipotesi si può sviluppare un approfondimento.“La bellezza è etica”, diceva un noto vescovo, che non perdeva mai occasione per raccomandare di intonacare le case, sistemare le strade, curare i giardini, “ perché in un posto brutto è facile che i ragazzi crescano brutti” .

Se l’obiettivo comune è quello di rendere più bello l’ambiente in cui viviamo, possiamo riuscire a riattivare il circolo virtuoso tra conoscenza, arte, tutela e occupazione. Teniamo presente che l’attuale contesto storico costituisce l’opportunità di riscoprire ciò che è più caro nella nostra storia e ciò che ci è più invidiato: la bellezza. Grazie ad essa possiamo sostenere l’economia locale, essere attrattivi e, di conseguenza, competitivi.

La bellezza del paesaggio ci accompagna e informa la nostra vita, la riempie e l’arricchisce di una nuova ricerca dell’arte e dell’armonia. Operare per promuoverla in modo diffuso può rivelarsi una importante spinta per la nostra economia in difficoltà e può agevolare condizioni di Ben-essere.

La bellezza può essere la chiave vincente per una società dinamica, vitale, intraprendente che non separa l’espressione estetica dalla cultura dell’innovazione, dalla crescita della città.

Il centro urbano come motore di sviluppo sociale, modello di città nella quale la crescita economica riesce a coniugarsi con la qualità della vita, l’ambiente e, ovviamente, l’arte e la cultura. Peraltro, creare una cultura di sviluppo, che parta dalla valorizzazione delle risorse esistenti, richiede un enorme cambiamento di mentalità.

Per parte loro i cittadini possono impegnarsi a perseguire e difendere il bello investendo (magari anche grazie a contributi comunali per le facciate storiche) in una adeguata manutenzione/ristrutturazione delle loro abitazioni per preservarle dal degrado, incrementare il loro valore e migliorare lo scenario urbano. In sintesi, per la valorizzazione dell’immagine della città è importante puntare sulla ristrutturazione e sul recupero di quello che c’è, prima di pensare a nuovi interventi.

L’avanzata del cemento e dell’asfalto mette sempre più a rischio la salvaguardia del suolo e la tutela dell’ambiente (siamo già di gran lunga i primi in Europa per consumo del suolo..). Un modo per contrastare questo fenomeno, e rendere piacevolmente vivibile la città, consiste nel prevedere sgravi per le ristrutturazioni, per chi edifica su aree dismesse, per chi demolisce e ricostruisce su una stessa area; con un inasprimento fiscale, invece, per le nuove costruzioni su aree vergini.

Si potrebbe perfino pensare agli “Stati Generali per la bellezza di Tortona”, dove ciascuno potrebbe fare proposte di interventi e impegnarsi a realizzare più o meno piccoli interventi migliorativi. In tal modo, si potrebbe anche stimolare un sano spirito emulativo tra il pubblico e il privato, premiando i più meritevoli, considerando la situazione di partenza e il risultato raggiunto.

Vorrei sottolineare, poi, che questa riflessione non è soltanto critica estetica ma una considerazione più ampia che investe l’intero modo di intendere il “ sistema città “. La città dove si sta bene insieme, dove si va a fare impresa e a lavorare volentieri, la città che genera sensazioni positive, spirito di identificazione e di appartenenza, la città da amare e di cui essere orgogliosi.

Alessandro Scaccheri