Berutti 7IProbabilmente tardiva ed inutile è la conferenza stampa convocata dal sindaco di Tortona, Massimo Berutti, il giorno dopo la notizia della chiusura del Punto nascite dell’ospedale tortonese.

Lo scriviamo due ore prima dell’inizio di una conferenza che nulla potrà fare al riguardo perché la decisione è già stata presa, così come tardive saranno le dichiarazioni dei politici tortonesi che ci immaginiamo già di rammarico e alla ricerca di modificare una decisione ormai definitiva.

Il primo cittadino di Tortona è chiaramente dispiaciuto per la perdita del Punto nascite, ma le intenzioni dell’Asl erano chiare da tempo e sono apparse lapalissiane lunedì 28 gennaio quando il direttore generale dell’Azienda Sanitaria della provincia di Alessandria, Paolo Marforio,  si è presentato a Tortona e nei suoi silenzi o nel suo parlare a vuoto e si era capito che le intenzioni erano proprio quelle.

Nulla però, quel giorno,  era stato ancora deciso, perché il Piano Sanitario definitivo  è stato approvato solo il 14 marzo cioè un mese e mezzo dopo e forse in quel periodo c’era ancora la possibilità di intervenire per modificare qualcosa.

Me cosa hanno  fatto il Comune di Tortona e i politici locali in quei 45 giorni? Davvero molto poco, o perlomeno, azioni insufficienti per cambiare le decisioni regionali.

Siamo andati a rivederci la cronaca di quei 45 giorni, dal 28 gennaio al 14 marzo e, a parte un incontro di Berutti e Robbiano col ministro della Sanità Renato Balduzzi (anche questo tardivo), alcune dichiarazioni di stizza con politici e amministratori che sembrano cadere dal pero su una notizia che circolava ormai da molti mesi, c’è stato solo il consiglio comunale “aperto” di metà febbraio con l’approvazione di un documento che avrebbe dovuto essere successivamente sottoscritto da tutti i sindaci del Tortonese, ma del quale poi, non si è più saputo nulla.

Nel momento in cui venivano decise le sorti del Punto nascite di Tortona non ci risulta sia stato fatto più nulla di concreto o, se è stato fatto, è mancata la comunicazione.

Il 14 marzo la Regione Piemonte approvava definitivamente il Piano Sanitario e Oggi Cronaca ne dava ampiamente notizia il giorno successivo scrivendo che AL MASSIMO entro il 30 giugno il Reparto di Ostetricia e Ginecologia  di Tortona sarebbe stato chiuso.

Anche se a quel punto sarebbe stato tardi, non c’è stata alcuna reazione da parte della politica tortonese, così come non c’è stata una reazione adeguata nel mese che è intercorso tra il consiglio comunale aperto di Tortona e l’approvazione del Piano sanitario definitivo.

E’ inutile, adesso, piangere sul latte versato: la gestione di tutta questa vicenda segna il fallimento della politica tortonese, sia di maggioranza che di opposizione. Un fallimento gigantesco se si pensa che sia Regione che Comune sono guidate da politici appartenenti alla stesso schieramento.

Ma il fallimento è anche della minoranza: troppo inconsistente ed incapace di sollecitare una maggioranza abulica e poco sensibile e così a Tortona, dal 1° maggio non nasceranno più bambini.

Non sappiamo se con altri politici, forse più capaci, la situazione sarebbe cambiata o se le cose sarebbero finite allo stesso modo, ma di certo questa classe politica tortonese – TUTTA –  a quanto pare, deve recitare il “mea culpa” per essersi svegliata tardi e soprattutto per avere affrontato il problema dell’ospedale senza la giusta determinazione, forse in maniera superficiale e con una certa sufficienza, senza coinvolgere la popolazione, pensando (erroneamente) che la politica potesse sistemare tutte le cose.

Invece non è stato così e non serve, adesso, piangere lacrime di coccodrillo, perché ormai è tardi.

L’auspicio è che i politici tortonesi (e non soltanto loro) possano fare tesoro di questa nefasta esperienza e voltare pagina: ci sono altre questioni altrettanto importanti da risolvere come quella del Tribunale, dell’inquinamento atmosferico, o dello smarino proveniente dal Terzo Valico e della possibile presenza di grosse quantità di amianto che potrebbero essere stoccate alla cava Montemerla, vicino alle abitazioni e ad uno dei maggiori centri commerciali della zona.

La speranza è che, alla luce di quanto accaduto col Punto nascite dell’ospedale, per questi e tanti altri problemi, i politici possano attivarsi per tempo, per non piangere, poi, altre lacrime amare!

Angelo Bottiroli


12 aprile 2013