Titolo: Monoceros

Autore: Suzette Mayr (Traduttore: Fabio Gamberini)

Serie: //

Edito da: Miraviglia editore (Collana: Atlantide)

Prezzo: 17,00 €

Genere: Narrativa, LGBT, young-adult, realismo magico

Pagine: 331 p.

 

Trama



monocerosUna scuola canadese cattolica. “Qualcuno ha scribacchiato 6 1 frocio con un pennarello rosso sul suo armadietto, e la ragazza del ragazzo di cui è innamorato gli ha tirato addosso merda di cane congelata.” Così Patrick Furey, diciassette anni, si suicida, dopo essersi incontrato un ultimo glorioso martedì con Ginger nel loro posto speciale, al cimitero. Sullo sfondo la neve di Calgary e una moltitudine di ragazzi e di emozioni, perché in “Monoceros” i ragazzi possono essere crudeli e indifferenti, fragili e soli. L’autrice inchioda, le voci dei protagonisti ad una trama durissima, tirando fuori l’energia cinetica e la claustrofobia di una scuola moderna, mentre esplora l’effetto a catena che il suicidio del ragazzino ha su un gruppo eterogeneo di adolescenti. I capitoli formano un collage in rapido movimento. Nel cast figurano la crudele e spietata Petra e la sensibile Faraday, ossessionata dalla verginità e dagli unicorni che acquisterà in internet, Gretta, la madre di Patrick che cerca disperatamente di elaborare il lutto per la perdita del figlio, ma anche il preside Max e l’assistente scolastico Walter, legati da una relazione gay in forte crisi. Evitando sempre il “sentimentale” l’autrice ci offre il supremamente reale, con personaggi egoisti, violenti, immaturi, ma molto umani. Il romanzo progredisce incalzante. La maggior parte delle azioni è emotiva, fino allo squillo della campanella finale, vertiginoso e dal sapore del realismo magico.

 Recensione

Siamo nel ventunesimo secolo, è un momento in cui sia l’Europa che l’America stanno promuovendo diverse rivoluzioni sociali al fine di civilizzare i propri popoli per accettare l’omosessualità, per combattere l’omofobia – checché ne avesse da dire quel simpaticone vestito di bianco che calzava Prada e che ora è andato in pensione – e concedere gli stessi diritti a ogni tipo di amore. Quindi leggiamo libri a tema LGBT, che fanno bene all’anima.

Monoceros è un romanzo a tratti delirante. Un chiaroscuro di serietà, humour nero e surrealismo, in cui i personaggi si inframmezzano, si scontrano, vivono una trama che è la stessa per tutti ma che conduce a esiti differenti, senza finali lieti o finali tristi, anzi, proprio a nessun finale, perché non sembra trattarsi di altro che di una serie di nuovi inizi.

La storia comincia con il suicidio di Furey. Bello, skater, gay, innamorato, fragile e incompreso.

È l’incomprensione il filo che lega coloro le cui vicende si snodano tra le pagine. Fra gli individui che per un motivo o per un altro erano venuti a contatto col ragazzo prima della sua morte, c’è chi gli aveva parlato una sola volta e chi invece condivideva con lui passioni e giornate, chi lo detestava e chi invece l’aveva sempre amato, pur rendendosene conto dopo quel maledetto lunedì.

I capitoli si susseguono attraverso punti di vista diversi, ciascuno dei quali segnato dai suoi problemi e dalla propria storia. Ognuno dei narratori è stato scosso da quella morte inopportuna, inaspettata, tragica, e ognuno ha reagito alla propria maniera nel veder cadere il velo di tranquilla normalità che caratterizza le sue giornate. Frustrazione, inerzia, delusione, repressione, gelosia: sentimenti che si evolvono riga dopo riga, fino a una conclusione quasi attesa, pragmatica, concreta nel suo essere di fantasia.

Monoceros è un libro che colpisce non solo per la particolarità con cui è scritto, ma anche per il messaggio che trasmette in maniera sotterranea, risvegliando una serie di emozioni contrastanti che fanno male a pensarci, che lasciano senza fiato, che disarmano tanto possono colpire in profondità.

Non è un romanzo sull’omosessualità. È un romanzo sulla solitudine, sull’incapacità di accettare se stessi, sul nascondersi e sulla potenza del dolore quando diventa troppo grande per poter essere contenuto all’interno di una sola anima. È un romanzo denso, che parla di come l’intenzionale silenzio che aleggia intorno ai sentimenti e al modo di essere di Furey lo porti alla disperazione, emanando il proprio riflesso sulle persone a cui era stato accanto per brevi momenti, persone che con lui avevano condiviso poco e niente, eppure colpite dalla sua improvvisa scomparsa.

Questa ha lasciato un vuoto che pare incolmabile, che pone di fronte a percorsi, discorsi e riflessioni intrapresi nella nebbia opaca dell’omertà, del se facciamo finta che non esiste allora non esiste davvero, che costringe tutti a rivedere le fondamenta delle proprie vite, innestando un ciclo di cambiamenti che le condizioneranno inevitabilmente. E che porta al senso di colpa per non essere riusciti ad apprezzare, a comprendere un ragazzo che chiedeva aiuto, per non avergli rivolto la parola quando forse sarebbe stato il momento, per aver ignorato le sue parole perché sarebbe stato più facile…

Attuale, moderno, sfacciato e irriverente, Monoceros è un libro che mette a nudo una realtà in cui ciascuno di noi viene a contatto ogni giorno, che mette in luce i punti bui di chi viene coinvolto – più o meno direttamente – disegnando uno scenario di metamorfosi credibile, di crescita emotiva e che, si spera, possa davvero fare la differenza.

Si tratta di un libro singolare, schietto e privo di buonismo o compassione, si tratta di una lettura umana, con tutte le sfumature tipiche di una società maldisposta a tollerare che qualcosa prenda iniziative simili perché non abituata a reagirvi.

Lo consiglio a chi apprezza i romanzi fuori dall’ordinario, caustici per il loro verismo e incredibili per la loro irrazionalità.

Livin Derevel – www.sognandoleggendo.net

 19 aprile 2013