Il consigliere comunale di Alessandria, Giuseppe Caridi, e altre 6 persone arrestate lo scorso anno in provincia di Alessandria nell’ambito di una vasta operazione antimafia che aveva portato in carcere 17 persone dislocate in tre province sono state tutte assolte perché “il fatto non sussiste”. Oltre a Caridi sono stati prosciolti dalle accuse Francesco Guerrisi, Antonio Maiolo, Domenico Persico, Bruno Pronestì , Romeo Rea e Sergio Romeo, che secondo il Gup di Torino. non solo non avrebbero mai fatto parte di una associazione mafiosa ma, per il Giudice, la stessa locale della ‘ndrangheta non sarebbe mai esistita.

Ovviamente questo é solo il processo di primo grado a cui seguirà l’appello ma in presenza di sentenze come questa c’è da chiedersi: ma davvero centinaia di carabinieri che per mesi hanno effettuato l’indagine con intercettazioni telefoniche, sopralluoghi, raccolta di elementi, indizi e un lavoro meticoloso, hanno sbagliato tutto?

Davvero un giudice, una sola persona, ha saputo essere così bravo da capire, in base agli elementi raccolti,  che l’accusa di appartenere alla ‘ndrangheta non aveva alcun motivo di esistere?

Perché, a suo tempo, per il Giudice per le Indagini Preliminari (Gip) l’impianto accusatorio era così chiaro da giustificare l’arresto di ben 17 persone con accuse pesantissime,  mentre invece per il Giudice Unico del Procedimento (Gup) che ha prosciolto gli imputati, tutto era campato in aria?

Chi dei due ha sbagliato? E perché?

8 ottobre 2012