Li ha enunciati Maurizio Repetto, delegato sindacale per la Rsu della Fiom all’Ilva di Novi, i tre scenari in cui si muove, adesso, il gruppo dell’imprenditore Riva. Lo ha fatto nel corso della manifestazione organizzata venerdì al For.Al dal partito democratico ed alla quale erano presenti anche Cesare Damiano, capogruppo del Partito Democratico nella Commissione Lavoro della Camera e l’On. Mario Lovelli.

L’Autorizzazione di Impatto Ambientale (A.I.A.) ha deciso una serie di prescrizioni ed una tempistica per quanto riguarda il nodo rappresentato dall’altoforno numero cinque di Taranto, quello più grande e che produce il doppio rispetto agli altri. La prima ipotesi, che però Maurizio Repetto ha giudicato non credibile, è che Riva accetti la tempistica presentata dallAia ed effettui i necessari investimenti per sanare la situazione ambientale. Con la magistratura che, di fronte a questa azione, non va oltre con la sua azione. La seconda ipotesi prospettata è che Riva accetti le prescrizioni dell’Aia ma la magistratura intervenga ugualmente ordinando lo spegnimento dei forni.

“In questo caso-ha affermato Maurizio Repetto-deve intervenire qualche altra forza perchè non possiamo permetterci di perdere la siderurgia.” La terza ipotesi, quella che il sindacalista giudica la più credibile, è che Riva non effettui alcun investimento di tipo ambientale e che addirittura prospetti un disimpegno da Taranto effettuando una sorta di ricatto occupazionale.

In precedenza Maurizio Repetto aveva tratteggiato la storia dell’Ilva a Taranto, affermando che già nel 1982 erano state effettuate delle indagini, quando ancora si chiamava Italsider, in merito all’inquinamento provocato dallo stabilimento. “Nel luglio di quest’anno la magistratura ha sequestrato l’area a caldo dell’Ilva di Taranto ed ha posto Riva ed alcuni vertici aziendali agli arresti domiciliari. Non si deve colpevolizzare la magistratura, affermare che si sta accanendo nei confronti di Riva e dell’Ilva. La magistratura sta semplicemente facendo il suo dovere quando esistono dei fatti da cui discendono dei reati. La responsabilità è di Riva che non ha fatto gli investimenti necessari ed è Riva che deve essere messo di fronte alle sue responsabilità.” Ci siamo soffermati sull’Ilva di Taranto in quanto è da questo stabilimento, uno dei più grandi d’Europa, che discende il futuro di quello di Novi.

L’Ilva di Novi riceve il rotolo da lavorare al suo interno dal centro pugliese. Se si ferma la produzione a Taranto, si ferma anche il ciclo della lavorazione. “La situazione dello stabilimento novese sarebbe paradossale in quanto-ha rimarcato Mario Lovelli- sia quando ancora si chiamava Italsider, sia con Riva, vi sono stati fatti investimenti importanti. L’Ilva di Novi non ha problemi di tipo tecnologico od ambientale ma nel caso si fermasse la produzione del centro di Taranto bisognerebbe porsi l’interrogativo se l’approvvigionamento può avere luogo solo all’interno del gruppo o se ci sono altre possibilità.” Riguardo la situazione dello stabilimento novese il vice-sindaco Garassino ha fatto presente come l’amministrazione in questi mesi è stata vicina alle maestranze dell’Ilva di Novi, tenendo contatti sia con le Rsu che con la direzione aziendale, redigendo ordini del giorno approvati dal Consiglio Comunale. Concludendo: “Siamo disponibili a qualsiasi cosa i sindacati ritengano necessaria per salvaguardare il lavoro dell’Ilva di Novi.”

In quanto a Cesare Damiano, dopo aver parlato, non senza accenni anche fortemente critici, sulla politica del governo Monti ha affermato che questo deve presentare una proposta complessiva di politica siderurgica in Italia. Rimarcando come l’Aia sia per una progressiva diminuzione dell’inquinamento a Taranto, ha rilevato come sia l’imprenditore a non fare la sua parte e che comunque i forni non devono chiudere. L’incontro al For. Al è stato voluto dal partito democratico di Novi che in queste settimane ha dedicato la propria attenzione ed il proprio impegno ai lavoratori dello stabilimento Ilva. La coordinatrice cittadina Cecilia Bergaglio ha rilevato che “il partito democratico novese si è impegnato, sia a livello politico che istituzionale, ad assumere tutte le iniziative necessarie per assicurare la continuità occupazionale nello stabilimento in quanto fondamentale patrimonio produttivo della città, la cui perdita provocherebbe gravissimi danni economici e sociali al territorio. Lavoro e salute non sono alternativi.”

 Maurizio Priano



20 ottobre 2012