Il Tribunale di Alessandria, nella giornata di ieri ha disposto il sequestro di beni per circa un milione di euro riconducibili a Bruno Pronestì che secondo l’accusa era il capo della cellula mafiosa della n’drangheta in provincia di Alessandria.

La notizia é stata data oggi, dalla Questura, durante una conferenza stampa nella quale é stato reso noto che, nei primi giorni dello scorso mese di febbraio, la Divisione Polizia Anticrimine aveva inoltrato al Tribunale di Alessandria una proposta di sequestro di beni ai sensi della normativa antimafia nei confronti di Bruno Pronestì, 62 anni, residente a Boscomarengo, già arrestato nel mese di luglio del 2011 nell’ambito dell’operazione “Maglio” per associazione a delinquere di stampo mafioso.

Una villetta sequestrata a Bruno Pronestì

Una maxi operazione che aveva portato all’arresto, in provincia di Alessandria, di altre sei persone: Francesco Guerrisi di 35 residente a Boscomarengo, Sergio Romeo 47 anni residente a Pozzolo Formigaro, Romeo Rea, 49 anni residente a Tortona, Domenico Persico di 62 anni ed Antonio Maiolo di 71 entrambi residenti a Sale, nonché Giuseppe Caridi, 54 anni residente ad Alessandria dove rivestiva il ruolo di consigliere comunale.

Per tutti e 7, il Questore di Alessandria ha inoltrato al Tribunale di Alessandria una proposta di misura di prevenzione personale conclusa con l’irrogazione della sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno.

Il Tribunale di Alessandria, ha accolto in toto la proposta di sequestro e, nella giornata di ieri, ha emesso i provvedimenti di sequestro di beni per complessivi 1milione di euro a beni mobili ed immobili ubicati tra Alessandria e la provincia di Reggio Calabria, oltre ad un’autovettura modello OPEL del valore di 25.000 euro.

I provvedimenti di sequestro sono stati eseguiti da personale della Divisione di Polizia Anticrimine.

Bruno Pronestì

“L’operazione – é stato detto in conferenza stampa – si inquadra, in una strategia nazionale ed internazionale di contrasto alla Criminalità Organizzata, di cui la legislazione italiana in materia di sequestro dei beni costituisce un caposaldo come ben evidenziato, in un recente intervento, anche dal Commissario per gli Affari Interni della Commissione Europea Cecilia Malmstrom”

Gli accertamenti sul patrimonio del Pronestì e dei suoi familiari, svolti in collaborazione con il Comando Provinciale della Guardia di Finanza hanno permesso di ricostruire una fitta rete di depositi e titoli non direttamente intestati al soggetto principale ma ai suoi familiari; tuttavia, gli elementi raccolti dimostrano come tutti i beni mobili ed immobili siano comunque riconducibili a Bruno Pronestì.

Nelle immagini seguenti alcuni dei beni sequestrati a Pronestì.

23 marzo 2012