Alessandria – Li avevano già arrestati nell’immediatezza del fatto, ma per altri reati, prima ancora di scoprire l’omicidio. Così i Carabinieri hanno potuto riscostruire il tragico evento e attribuire le responsabilità del gravissimo reato a due ventenni che il futuro processo metterà davanti alle proprie responsabilità, stabilendone la reale colpevolezza.
Sono le undici e mezza del 9 ottobre, quando una pattuglia della Stazione Carabinieri di Alessandria Cristo interviene via De Amicis, dove il proprietario di un’abitazione ha segnalato che un’affittuaria non risponde al telefono da giorni. Con le chiavi in possesso del proprietario, i Carabinieri accedono all’appartamento, la cui porta è chiusa senza mandate, e trovano un corpo riverso sul pavimento della camera da letto. Inutile ogni tentativo di soccorso. Come constatato dal successivo intervento di personale medico, la persona è già deceduta. Intervengono i Carabinieri della Sezione Investigazioni Scientifiche, che effettuano i rilievi necessari a cristallizzare la situazione e ad avviare le indagini. Sono attimi frenetici. Sul posto arrivano il Sostituto Procuratore della Repubblica, dottor Gualtiero Battisti, e il medico legale, che da un primo esame riferisce a circa ventiquattrore prima l’epoca del decesso, presumibilmente per un fatto violento. Il personale della Sezione Operativa dà immediato impulso all’attività investigativa: vengono ascoltati i possibili testimoni, dal proprietario dell’immobile ai vicini di casa, senza però reperire informazioni utili, salvo riscontrare che la vittima è un transessuale. Questo apre immediatamente collegamenti con un altro evento recente: l’arresto e la sottoposizione a fermo di indiziati di delitto, in collaborazione con il NOR dei Carabinieri di Tortona, di due ventenni per una serie di rapine, anche a prostitute, e furti con strappo commessi in un arco temporale molto ristretto, tra settembre e ottobre 2025, a Tortona e ad Alessandria. L’ultimo episodio accertato, la mattina dell’8 ottobre, alle 8:40, in corso Romita, con l’aggressione di un transessuale dedito alla pratica della prostituzione.
I due, stranieri senza fissa dimora, di 20 e 25 anni, secondo le testimonianze raccolte e le denunce e querele presentate dalle vittime, agiscono con crudeltà, con lo scopo di impossessarsi di beni da cui trarre profitto. La serialità, l’agire in simultanea, la tendenza nella scelta di vittime appartenenti a fasce deboli o vulnerabili, consente di delineare un profilo criminale tale da fondare il sospetto negli inquirenti che anche la morte accertata il 9 ottobre possa avere a che fare con loro. Peraltro, fatta eccezione per i casi in cui le vittime sono anziani, i due sono soliti contattare persone con le quali potere consumare rapporti sessuali o perlomeno indurre le vittime a credere che questa sia l’intenzione, per poi rapinarle, con violenza, di denaro o monili. Per farlo, utilizzano numeri telefonici non direttamente riconducibili a loro.
Si iniziano a tirare le somme: per gli elementi probatori documentati nell’ambito degli altri reati, la conoscenza dei soggetti per le cruente modalità d’azione e la geolocalizzazione telefonica dell’utenza investigata, la scena che i Carabinieri si trovavano davanti nel piccolo appartamento di via De Amicis rimanda immediatamente ai due indagati.
In accordo con il Pubblico Ministero, i Carabinieri della Sezione Operativa indirizzano le indagini su di loro: modus operandi, tipologia della vittima, positioning dell’utenza telefonica degli indagati, chat sul telefono della vittima, lesioni e riscontri video dei sistemi di videosorveglianza stringono sempre più il cerchio sui due ventenni.
Gli accertamenti tecnici danno ulteriori conferme: l’analisi dell’utenza di uno di loro con rilevamento positioning fa emergere l’aggancio di una cella telefonica compatibile con data e ora del decesso della vittima. Le successive analisi dei telefoni dei due indagati, eseguite da personale del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale specializzato in Indagini Telematiche, fanno emergere una chat di rilievo avvenuta nella data del reato tra uno degli indagati e la vittima. Non solo: le immagini di videosorveglianza presenti nella area circostante al luogo degli eventi permettono di ricostruire il percorso degli indagati dal condominio dove domiciliano fino all’abitazione della vittima e di accertare che si spostano a bordo di biciclette, che i Carabinieri rinvengono e sequestrano nello stesso condominio, per poi sottoporle a rilievi tecnici da parte del personale della Sezione Investigazioni Scientifiche. Le immagini, nel frattempo, evidenziano anche che parte dell’abbigliamento indossato dai due era già stato sequestrato al momento del precedente fermo per rapina, tranne una felpa grigia indossata dal 22enne, individuata tra gli effetti personali che il giovane ha ancora con sé presso la Casa Circondariale di Alessandria, dove è ristretto con il complice.
Non ci sono più dubbi: il percorso effettuato dai due nella mattinata del fatto reato, la loro presenza presso l’abitazione della persona deceduta, i numerosi indizi di colpevolezza a carico di entrambi portano il P.M. a disporre l’intercettazione ambientale in una sala d’attesa e in una cella del carcere, da cui emergono rilevanti dichiarazioni e ammissioni dei due sui fatti oggetto di indagine.
I Carabinieri li raggiungono in carcere per effettuare il prelievo di materiale biologico da sottoporre all’esame del DNA e, nella circostanza, il 22enne chiede di rilasciare dichiarazioni al P.M., in cui fornisce elementi precisi sulla dinamica del fatto, accusando il 25enne complicedi essere l’autore materiale dell’omicidio.
Nel frattempo, le indagini portano anche alla compiuta identificazione della vittima, che adesso ha un nome e un’età: 28 anni.
Il cerchio si chiude: i Carabinieri arrestano il 22enne e il 25enne, notificandogli in carcere il provvedimento della Procura della Repubblica. Dovranno rispondere di numerosi reati, primo fra tutti l’omicidio.
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