La problematica PFAS già dal 2017 è stata al centro dell’attenzione di questa Organizzazione Sindacale. Prima in Veneto per il noto inquinamento della falda acquifera (ex Miteni) e in seguito dal Piemonte (ex Solvay) avevamo interessato la nostra Amministrazione, le Regioni e le A.S.L. competenti per tutelare i colleghi che lavoravano nelle zone classificate “Rosse”senza ottenere riscontro.
Negli anni a seguire, a causa della messa al bando e/o regolamentazioni più stringenti sull’impiego di queste sostanze in Europa e negli Stati Uniti, abbiamo chiesto più volte alla nostra Amministrazione direttamente un’attenzione particolare alla problematica e indirettamente attraverso mozioni regionali, interpelli e risoluzioni interessando la politica.
Nel giugno del 2021, a seguito di interpello pervenuto dalle OO.SS. Conapo e FNS Cisl, il dipartimento rispondeva in sintesi che andava tutto bene e che non vi erano rischi per il personale e che, in base alle analisi fatte, non vi erano tracce di pfas nei nostri dpi. Ed è proprio grazie a questa nota, visto che le analisi citate erano analisi fatte dalla società produttrice dei d.p.i., che nasce in noi la volontà di approfondire la questione e volerci vedere più chiaro.
In collaborazione con Greenpeace, abbiamo fatto analizzare il siero di alcuni colleghi e i dispositivi di protezione individuale (completo antifiamma, guanti, sottoelmo, giacca e pantalone, polo).
I risultati della nostra indagine smentiscono in totalmente questa nota e le dichiarazioni fatte dal dipartimento nel 2021 riscontrando, al contrario, dati allarmanti che hanno scosso l’intera categoria.
Vista l’apprensione tra il personale e le continue richieste da parte dello stesso di essere giustamente formati e informati, considerata l’indagine indipendente svolta da questa Organizzazione Sindacale con la collaborazione di Greenpeace, la Dott.ssa Marcolungo docente dell’Università di Padova e la Dott.ssa Vitalia Murgia componente nazionale di ISDE Medici per l’Ambiente, si chiede con la massima urgenza di predisporre un piano di risposta da parte dei datori di lavoro atto a salvaguardare la salute dei lavoratori.
Alla luce degli esami indipendenti sul siero dei colleghi, le analisi sui DPI e gli studi condotti all’estero sul rischio concreto di sviluppare malattie nei Vigili del Fuoco in quanto lavoratori esposti, chiediamo quali iniziative codeste Direzioni e Comandi intendano avviare a tutela della salute del personale in servizio.