Il Comitato Stop Solvay accoglie con profonda soddisfazione la presa di posizione del Corpo dei Vigili del Fuoco, che – insieme a USB e Greenpeace – ha reso pubblici i dati sull’esposizione ai PFAS dei propri operatori, evidenziando un rischio sanitario gravissimo che coinvolge chi ogni giorno si mette al servizio della collettività.
Analisi indipendenti condotte da Usb e Greenpeace su 16 pompieri, di cui 3 di Alessandria, hanno riscontrato tracce di PFAS nel sangue. I pompieri sono esposti sia come cittadini, sia professionalmente, a causa delle schiume antincendio e dei dispositivi di protezione individuale.
Non si può più aspettare. Non si può più ignorare.
In altri Paesi, la risposta è già arrivata. Negli Stati Uniti, ad esempio, lo Stato del Massachusetts ha approvato una legge che impone la sostituzione di tutti i dispositivi di protezione dei Vigili del Fuoco contaminati da PFAS entro il 2027, oltre allo stanziamento di denaro per il biomonitoraggio dei lavoratori. Una decisione frutto della mobilitazione e delle lotte di comitati, cittadini e lavoratori che hanno fatto emergere la verità e imposto un cambiamento concreto.
L’esempio americano dimostra che mobilitarsi serve. Denunciare serve. Pretendere risposte è l’unico modo per ottenerle.
Siamo rincuorati dal fatto che sempre più persone e categorie stiano prendendo coscienza dei rischi legati a queste sostanze, nonostante per anni siano stati taciuti o minimizzati. Questo crescente risveglio collettivo è la forza più grande che abbiamo. E rende sempre più difficile ridimensionare, fermare o ignorare la mobilitazione in corso.
Chiediamo al Governo italiano e alla Regione Piemonte di seguire l’esempio internazionale: mappare i siti contaminati, eliminare i PFAS da ogni dispositivo di protezione e riconoscere ufficialmente l’esposizione professionale ai PFAS come rischio sanitario.
Comitato Stop Solvay