Un viaggio nel Natale elisabettiano, tra riti antichi, usanze dimenticate e quell’atmosfera festosa e sovversiva che animava le celebrazioni del passato: è ciò che attende il pubblico martedì 9 dicembre alle ore 17 presso la Biblioteca Comunale “Roberto Allegri”. Con Patrizia Ferrando, si andrà alla scoperta di un Natale lontanissimo dal nostro immaginario contemporaneo: non il Natale dei nonni, non quello vittoriano anglo-tedesco che oggi consideriamo “classico”, ma un mondo ancora più remoto, vivo oggi sulle assi dei palcoscenici grazie alla parola di Shakespeare.

Il pomeriggio del 9 dicembre guarda al Natale di un tempo che fu, ma non quello dei nonni o dei bisnonni, e nemmeno quello di matrice anglo-tedesca e vittoriana che oggi consideriamo “classico”, ma assai più remoto. Uno spirito natalizio non dickensiano, vivo oggi sulle assi dei palcoscenici.

Nell’Inghilterra elisabettiana, il Natale non corrispondeva a un solo giorno, ma diveniva un’esplosione di gioia che si protraeva per dodici notti intere, dal 25 dicembre fino all’Epifania, la celebre Dodicesima Notte (che dà il titolo a una delle commedie più amate di Shakespeare).
Era un periodo di celebrazione dell’abbondanza, di una sfrenata voglia di divertirsi e di un’esuberanza che mescolava sacro e profano, cristianità e antiche usanze pagane.

L’atmosfera era carica di un’allegria informale che oggi stenteremmo a riconoscere come natalizia.
Il fulcro era l’inversione dei ruoli e il regno del caos permesso. Un gioco che William Shakespeare ha perpetuato perché noi potessimo riviverlo ancora in scena. In molte grandi case, nobili e servi si scambiavano i compiti, e un “Lord of Misrule” (Signore del Malgoverno), spesso un popolano eletto per l’occasione, presiedeva le baldorie, dando il via a giochi, danze mascherate e spettacoli di ogni genere.

Le tavole traboccavano di selvaggina e di immense torte salate, oltre che di spezie e frutta secca, simboli ricorrenti, insieme ai sempreverdi, di una ricchezza non solo monetaria.
Un rituale centrale era il consumo del Wassail, un punch speziato e alcolico (simile al nostro vin brulé) con cui si brindava con l’augurio di fertilità e buona salute, rivolgendosi anche agli alberi da frutto.

Il periodo culminava con la Dodicesima Notte, in cui si spezzava la Twelfth Cake, un dolce contenente un fagiolo o una statuina: chi lo trovava veniva incoronato Re o Regina della festa per la notte, e la sua “corte” si lanciava in un’ultima, sfrenata serie di giochi e danze prima di smontare gli addobbi il giorno seguente, l’Epifania.

Il Natale al tempo di Shakespeare era, insomma, un’ode alla vita, un momento in cui l’Inghilterra scacciava il freddo e l’oscurità, e la paura ad essi associata, con dodici giorni di puro, esaltante “quel che volete”, per citare ancora la commedia: una festa della prosperità e delle possibilità.

Appuntamento martedì 9 dicembre alle ore 17 presso la Biblioteca Comunale “Roberto Allegri” di Serravalle Scrivia.