Casale Monferrato – È notte sul ponte del Po. Ancora più profonda nell’animo dell’uomo che si sta sporgendo pericolosamente verso il vuoto, deciso a farla finita.

Un passante si rende conto che sta per accadere qualcosa di grave e irreversibile.

Chiama immediatamente il 112.

Nel frattempo, l’uomo ha lasciato il portafogli, il telefono e le chiavi di casa a terra ed è salito in piedi sulla ringhiera, ormai a un passo dal baratro, quello reale, drammatica proiezione di quello che allaga il suo animo.

Il tempo si dilata ma è solo l’inganno dell’umana percezione al cospetto di qualcosa che va oltre la logica, oltre ciò che la mente può accettare ed elaborare senza esserne sconvolta.

La realtà è che l’orologio batte i secondi, pochi ma veloci, troppo veloci.

L’operatore della Centrale chiama via radio la Gazzella più vicina al luogo dove sta per compiersi la muta tragedia di un uomo, che porterà con sé il dolore e lo sgomento di familiari, amici, conoscenti e di un’intera comunità.

La Gazzella vola come il fulmine, la saetta griffata sulla livrea, scura come la notte in corso, luminosa come la luce della speranza in fondo al tunnel.

È un attimo lungo una vita, quanto il valore di una vita. L’auto si ferma, i due Carabinieri scendono con ponderata cautela.

L’uomo è in piedi sulla ringhiera, il corpo sporto pericolosamente nel vuoto, lo sguardo perso nel nulla, nelle acque del fiume sottostante.

Il torpore di quel momento viene rotto dallo scricchiolio del brecciolino che rivela i passi dei Carabinieri.

Lo sguardo torna alla realtà, rivolto ai due uomini in uniforme. Poi la voce, carica di una sofferenza troppo grande da sopportare, e una dichiarazione ancora più grande: “Non voglio più vivere”.

È tutto sospeso. Ogni passo, ogni parola, qualsiasi cosa può determinare la fine di una vita, di quella vita, dell’esistenza di un uomo di appena 40 anni.

Carabinieri si avvicinano a piccoli passi, con tutto il controllo che la situazione impone, cercando di parlare in modo conciliante, aggrappandosi a quel bagliore di vita, di voglia di vivere, che ancora si intravede nell’oscurità di quell’animo inquieto.

Sembra passata un’eternità ma non sono trascorsi che secondi, pochissimi minuti.

Poi il lampo, l’azione, i due angeli custodi in uniforme si lanciano sull’uomo e riescono ad afferrarlo saldamente e a riportarlo sulla strada, al di qua del confine fra la vita e la morte.

Lacrime e sgomento. Il cuore che torna a battere. Per l’uomo quanto per i due Carabinieri.

Tutto ciò che era sospeso torna a scorrere. Così le parole, la confessione del motivo della disperazione, il pensiero, adesso più lucido, al piccolissimo figlio, a ciò che avrebbe lasciato se in quella notte così buia non si fossero materializzati altri due uomini, reali esattamente quanto lui, capaci di votare la propria vita alla salvaguardia anche quella di chi, in una buia notte d’estate, ha perso la fiducia nella sua.