Ancora un grave episodio nel carcere San Michele di Alessandria “Verso le 13.45 di oggi, un detenuto nordafricano, rientrando da una visita effettuata presso l’infermeria del carcere di San Michele (dopo aver già rotto una finestra e offeso il personale sanitario), appena rientrato in Sezione colpiva al petto e al collo l’agente in servizio. Il poliziotto è stato trasportato in ambulanza al pronto soccorso del nosocomio cittadino per le cure necessarie”: è la denuncia del segretario del Piemonte del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria Vicente Santilli. “E’ del tutto evidente che si tratta di gesti inammissibili in un istituto penitenziario, sia per il fatto che continuano ad esserci anche detenuti con problemi psichiatrici che dovrebbero essere curati, il più delle volte, in altre strutture, perché, come sostiene la Corte costituzionale, con una sentenza del gennaio 2022, in carcere non possono essere curati in maniera adeguata e creano problemi di sicurezza per loro, per gli altri detenuti e per chi ci lavora. La Corte ha già invitato il Parlamento a legiferare in tal senso, cambiando la legge di chiusura degli ospedali psichiatrici giudiziari, ma nulla è stato fatto finora», prosegue il sindacalista. «Cosa deve succedere di più? Aspettiamo risposte adeguate”, conclude Santilli, che esprime vicinanza e solidarietà al poliziotto contuso. 

“Ma quanto deve durare ancora tutto questo, prima che vengano assunte iniziative volte a tutelare in maniera adeguata il personale di polizia penitenziaria del carcere di Alessandria e dell’intera Nazione?”, si domanda Donato Capece, segretario generale del SAPPE. “Perché questi delinquenti non vengono ristretti, come chiediamo da tempo, in istituti dedicati ai soggetti violenti, dove scontare la pena in regime detentivo chiuso, almeno fino a quando non imparano a rispettare le regole?”, si interroga il sindacato. “Non è tollerabile – conclude Capece – quanto avviene nelle carceri, a causa dell’arroganza e della violenza di alcuni detenuti, per i quali continuiamo a chiedere istituti dedicati, nei quali far scontare la pena, fino a quando non imparano a rispettare le regole”.