Ha destato grande interesse e partecipazione la Conferenza  “IL CONFLITTO FAMILIARE E DI GENERE”, che si è tenuta Giovedì 9 maggio 2024, presso l’ I.C. Tortona B (diretto dalla Prof.ssa Rita Piazza), a cura degli avvocati di famiglia Bianchi Lorenzo e Caffarone Chiara e del Comandante della Compagnia Carabinieri di Tortona, Cap. Lavigna Domenico.

I relatori hanno affrontato temi cruciali quali la posizione della donna nell’evoluzione legislativa, il conflitto familiare e la percezione che i ragazzi hanno della violenza e del consenso, con un approfondimento sui profili penali.


In particolare l’Avv. Caffarone, dopo aver elencato una serie di situazioni che devono mettere in guardia verso comportamenti spesso non percepiti come violenti (controllo del telefono, scenate di gelosia, ordini su come vestirsi, ecc…), soprattutto tra i ragazzi, ha approfondito i temi di diritto di famiglia e violenza di genere, informando sullo sviluppo della legislazione a partire dalla riforma del 1975 che ha riconosciuto pari diritti ai coniugi, all’abrogazione del matrimonio riparatore e del delitto d’onore. Per le sue competenze acquisite sul tema della violenza contro le donne, della  violenza domestica e del diritto delle persone, ha fornito un quadro esauriente della nuova normativa (ordini di protezione contro gli abusi familiari, codici rossi, violenza assistita) che consente di adottare più celermente  provvedimenti di protezione delle vittime dei reati di maltrattamenti in famiglia, stalking e violenza  al fine di essere trattati, finalmente, con prontezza e non, come troppo spesso avvenuto in passato, nell’attesa che certe situazioni si risolvano da sé e non si trasformino in tragedia.

L’avvocato Bianchi ha osservato come, negli ultimi anni, stiamo assistendo ad un aumento preoccupante di episodi di violenza, fenomeno sempre più frequente e diffuso, dalle varie sfaccettature che ha bisogno di un’attenzione urgente da parte delle Istituzioni e della società in generale. Riguardo, in particolare ai maltrattamenti familiari, l’Avvocato ricorda che il primo consiglio in assoluto è quello di trovare la forza di cercare aiuto per uscire dalla violenza, rivolgendosi a specifiche associazioni antiviolenza, a consulenti o, come nel caso fortunato del nostro territorio, al C.I.S.A. nato dalla volontà dei 40 Comuni di operare in coordinamento con i servizi sanitari, dell’istruzione, della giustizia minorile per garantire un aiuto alle famiglie ad affrontare e superare le situazioni di disagio e difficoltà.

Ma come riconoscere la violenza domestica? Questo reato può presentarsi in diverse forme, fisica, psicologica, ecc… e spesso le denunce sono vere e meritano di essere punite in maniera severa e rigorosa, ma altre volte i litigi tra le mura domestiche vengono enfatizzati e pertanto la prima cosa fondamentale da sapere, in sede legale o penale, è se le dichiarazioni della persona offesa siano logicamente  credibili. Purtroppo le denunce di casi di violenza di genere e domestica sono aumentate perché, nella maggior parte dei casi, i maltrattamenti partono proprio dall’ambiente familiare, considerato anche che la pandemia Covid-19  ha avuto un impatto significativo sulla vita quotidiana delle persone, inclusi gli adolescenti, ma nessuna motivazione può o deve giustificarli.

In relazione alla violenza di genere, gli avvocati denotano che sono due i sentimenti che spesso impediscono alle donne che subiscono violenza di denunciare il colpevole: vergogna e paura. Ma dalla violenza non si esce mai da sole e chiedere aiuto è il primo grande passo per mettere fine a tutti i maltrattamenti subiti.

Il Capitano Lavigna, Comandante della Compagnia Carabinieri di Tortona, che da poco ha presentato ai tortonesi l’inaugurazione, presso la Caserma locale dell’Arma, di uno spazio dedicato all’ascolto e al supporto delle donne vittime di violenza, denominato “Una stanza tutta per noi”, a proposito dei progetti di legge atti a contenere il dilagare dei femminicidi, ha sottolineato che importanti modifiche sono state introdotte per quanto concerne la misura cautelare del divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla persona offesa, introducendo in tal senso la possibilità di garantire il rispetto della misura, anche attraverso mezzi elettronici o strumenti tecnici, come il noto braccialetto elettronico. Rimane comunque fondamentale la presenza di una rete di  associazioni sul  territorio a sostegno delle donne vittime di violenza.  A questo proposito la campagna informativa intitolata “Non restare in silenzio, chiedi aiuto”, realizzata in collaborazione con la compagnia Carabinieri di Tortona, con il sostegno del Cisa e del Centro antiviolenza “Me.dea” e il supporto della Fondazione Cassa di Risparmio di Tortona si pone gli obiettivi di fornire riferimenti pratici per aiutare le persone che sono vittime di sopraffazione fisica, economica o psicologica e di contribuire a creare una cultura che superi la violenza di genere. Nel pieghevole, distribuito in città e a fine serata, vengono indicati come prioritari il ricorso al pronto soccorso, ai vari servizi assistenziali e la denuncia presso la stazione dei Carabinieri, chiamando il numero di emergenza 112, oppure il 1522 che è la linea dedicata alle segnalazioni relative a violenze e stalking, dove è presente un servizio multilingue e di consulenza psicologica e legale.

Per quanto riguarda, poi, i rischi e i pericoli, spesso non percepiti dai giovanissimi, sulla dipendenza dai social e internet, ha raccontato, in modo informale facendo riferimento alla canzone  Vorrei ma non posto” di Fedez e J-AX (che utilizza andando nelle aule delle scuole), come inviti i ragazzi e le ragazze a  riflettere su quanto i social influenzino la loro vita di tutti i giorni e sui rischi che possono alla lunga recare, a chi ne rimane vittima, danni irreparabili.  I social network sono, infatti, spesso utilizzati come mezzo “sicuro” per il cyberbullismo. Al giorno d’oggi, questo, risulta il più facile da mettere in atto perché persone molto timide possono diventare dei bulli online, in quanto dietro la tastiera si è protetti dall’anonimato. È, pertanto, importantissimo che i nostri giovani crescano nella consapevolezza che questi pericoli li può incontrare, per ingenuità o per superficialità, chiunque abbia una presenza sui social quotidiana e che tali atti devono essere denunciati il prima possibile!

Tutti siamo responsabili di ciò che accade nel mondo virtuale e ognuno di noi ricopre un ruolo fondamentale per combattere e vincere la dura sfida della sicurezza informatica. Se si parla di bambini e ragazzi, i genitori in primis, affiancati da insegnanti, educatori e psicologi, hanno l’importante compito di educare all’uso consapevole della tecnologia. E sara’ proprio questo il tema della Conferenza di Venerdì 17 aprile: SOCIAL…MENTE: COME APPROCCIARE A SOCIAL E INTERNET SENZA “FARSI MALE“, a cura del dottor Andrea Cartotto, docente e divulgatore nell’ambito delle Nuove Tecnologie per la didattica, che toccherà nello specifico le problematiche connesse all’utilizzo esagerato dei social i quali, soprattutto dopo la pandemia, hanno sostituito pericolosamente i rapporti interpersonali, fino ad arrivare ad un vero e proprio “ritiro sociale”.

Vi aspettiamo!

Carla Cremante