Il 64% dei cittadini italiani è favorevole al riconoscimento dei diritti inviolabili dell’uomo, come sancito dalla Costituzione, anche ai nascituri e il 53% delle donne italiane pensa che quella dell’embrione sia una vita umana a pieno titolo, così come affermato dal Comitato Nazionale di Bioetica. Ma non solo, oltre la metà degli italiani (il 57%) pensa anche che per essere considerata tale, una vita umana abbia bisogno di un proprio DNA, esattamente come accade fin dal momento del concepimento.

Sono solo alcuni dei dati del Sondaggio di Pro Vita & Famiglia onlus commissionato a Noto Sondaggi e presentati ieri nel corso della conferenza stampa “Semplicemente Umano”. «Emerge un consenso popolare e inequivocabile: gli italiani hanno a cuore la vita umana, pensano sia così fin dal concepimento, fin da quando essa inizia nel grembo materno», spiega JacopoCoghe, (NELLA FOTO) portavoce di Pro Vita & Famiglia onlus, nel commentare le statistiche. «Addirittura – evidenzia Coghe – dopo i recenti fatti di cronaca e il processo per l’uccisione di Giulia Tramontano, il 76% dei cittadini e, tra questi, il 79% delle donne, vorrebbero il riconoscimento del duplice omicidio in caso di donna in gravidanza». La vita, infatti, ha inizio dal momento del concepimento per il 36% dei cittadini, ma il dato schizza al 43% se a rispondere sono solo le donne. Gli italiani, però, sono anche convinti che il dibattito sull’aborto sia basato molto su credenze ideologiche, poiché oltre 5 cittadini su 10 pensano che l’affermazione scientifica che la vita umana inizia dal concepimento – così come dichiarato dal 90% su 5.500 biologi di tutto il mondo – non farebbe cambiare l’opinione di chi è favorevole a questa pratica. Nonostante questo oltre la metà della popolazione (il 52%) pensa che bisognerebbe dare maggiore spazio alle discussioni scientifiche e bioetiche sull’umanità del concepito quando si parla di aborto.


L’universo di riferimento del sondaggio è stato quello della popolazione italiana, con un campione rappresentativo di 1.000 cittadini, intervistati a gennaio 2024. «Quello che emerge – conclude Coghe – è l’ennesima conferma di quanto diciamo da sempre con le nostre battaglie in favore della Vita, in ogni sua fase e condizione, e per i diritti di donne, bambini e di tutte le persone: ovvero che i diritti umani hanno inizio nel grembo e tutti i diritti inalienabili hanno senso e possono essere riconosciuti, a cascata, solo se c’è il primo dei dirittI, quello alla Vita».

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