Negli ultimi anni l’agricoltura italiana è stata costretta a confrontarsi con uno scenario di forti mutamenti: guerra, pandemia, inflazione, sicurezza alimentare, grandi cambiamenti climatici, normative europee sempre più stringenti, speculazione sui mercati internazionali. Tutti elementi che creano un grave clima di incertezza. Le imprese agricole non si sono mai sottratte, né mai lo faranno, dal fornire il proprio contributo per vincere queste sfide, ben consapevoli del ruolo che il settore primario riveste, in quanto è indubbio che dall’agricoltura dipenda l’alimentazione dell’intera popolazione. È necessario, tuttavia, che esse siano messe in condizioni di essere vitali e capaci di sostenersi economicamente e che siano, cioè, in grado di generare redditività.

Scopo prioritario di questo documento redatto da Confagricoltura e Cia Alessandria, associazioni agricole che, insieme, rappresentano la maggioranza delle imprese del settore primario in Provincia, è fornire un quadro il più possibile esaustivo delle problematiche ad oggi in essere che, di fatto, non consentono o rendono difficoltoso agli imprenditori agricoli contribuire e partecipare all’auspicabile ripresa economica del Paese e di confermare lo strumento della concertazione come prassi di responsabilità condivisa tra le Istituzioni e le parti sociali, nel rispetto delle reciproche competenze e senza confusione di ruoli.


In particolare, la situazione attuale in Ucraina con la conseguente massiccia esportazione verso i Paesi Europei del frumento tenero, sommata agli alti livelli dei costi di carburante e fertilizzanti che sono stati sostenuti per la produzione soprattutto nel momento in cui sono state effettuate le semine, sta determinando una forte riduzione della redditività dei nostri agricoltori fino a metterne in discussione la sopravvivenza delle aziende sul mercato. Nonostante ciò, continua ad evidenziarsi una costante crescita dei prezzi al consumo alla quale non corrisponde un maggior introito per i produttori.

Riteniamo che l’origine del disallineamento tra il pezzo del grano, che si sta quotando in questi giorni sul mercato, e quello del prodotto finale vada cercata altrove e non è imputabile agli agricoltori che, al contrario, sono i primi a pagarne le conseguenze.

Per le motivazioni che cercheremo di illustrare con il presente documento, oggi, venerdì 7 luglio 2023, i delegati di Confagricoltura e Cia Alessandria si sono pertanto astenuti dalle rilevazioni sul prezzo del grano tenero presso la commissione tecnica istituita alla Camera di Commercio Alessandria – Asti.

ALESSANDRINO, GRANAIO DEL NORD OVEST

I dati sulla produzione di frumento tenero in provincia possono contribuire a delineare il quadro della situazione.

L’alessandrino è la seconda provincia in Italia per numero di ettari coltivati. Di seguito la tabella elaborata su base dei dati Istat e della Regione Piemonte.

ProvinciaSup totale ettari anno 2022Produzione q. anno 2022
Ferrara32.2641.820.768
Alessandria31.5591.842.372
Bologna24.8381.465.485
   

L’importanza cerealicola alessandrina è ancora più evidente se si tiene conto della produzione su base regionale:

RegioneSup totale ettari anno 2022Produzione q. anno 2022
Emilia Romagna141.6878.488.974
Veneto  96.0176.548.950
Piemonte  75.8853.511.115
Lombardia  56.9823.339.121
Tot Italia538.77127.767.937

Gli ettari coltivati a frumento tenero in provincia di Alessandria rappresentano il 41,53% della produzione piemontese e il 5,85% di quella nazionale.

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GLI EFFETTI DELLA GUERRA IN UCRAINA 

Lo scorso 2 maggio la Commissione europea ha varato misure eccezionali e temporanee per il blocco delle importazioni di grano, mais, colza e semi di girasole dall’Ucraina sul mercato di cinque stati limitrofi, membri della Ue: Bulgaria, Polonia, Romania, Slovacchia e Ungheria. Nei suddetti Paesi è consentito esclusivamente il transito dei prodotti ucraini, che possono però essere importati negli altri Paesi dell’Unione o fuori dalla Ue.

Tale misura è stata ulteriormente prorogata al 15 settembre 2023.

In una nota l’Esecutivo della UE ha sottolineato che il blocco “continua ad essere necessario, date le circostanze dovute a gravi strozzature logistiche e alla limitata capacità di stoccaggio dei cereali registrata in cinque Stati membri prima della stagione di raccolta”.

Da ricordare che, a sostegno dei redditi degli agricoltori nei cinque Stati per l’aumento delle importazioni dall’Ucraina è stato previsto uno stanziamento di oltre 150 milioni di euro prelevati dalla riserva di crisi della Pac. In aggiunta, nel giro di poche settimane, la Commissione ha autorizzato aiuti di Stato per gli agricoltori polacchi per un ammontare di circa 2,7 miliardi di euro. Più di quanto il governo italiano abbia destinato ai primi interventi di soccorso alle popolazioni e al sistema economico per le alluvioni in Emilia-Romagna.

In Italia si sta pertanto registrando un consistente aumento degli arrivi di cereali dal Nord Est europeo, in un contesto di mercato segnato da una contrazione dei prezzi che nel giro di un anno è stata del 30%.

Le scriventi associazioni non mettono in discussione il massimo e fermo impegno a sostegno dell’Ucraina. Tuttavia, non possiamo non rilevare la mancata salvaguardia del mercato unico e la disparità di trattamento tra gli Stati membri.

Va anche ricordato che, a supporto dell’agricoltura ucraina, è stata prorogata la sospensione dei dazi e dei contingenti fino a giugno del prossimo anno per tutti i prodotti agroalimentari destinati al mercato dell’Unione. Grazie a questa decisione, stando ai dati della Commissione, le esportazioni dell’Ucraina sono ammontate nel 2022 a oltre 13 miliardi di euro, con un aumento che sfiora il 90% sull’anno precedente. Alla luce di queste cifre, l’Ucraina ha assunto la posizione di secondo fornitore del mercato europeo, dietro al Brasile e davanti agli Stati Uniti.

Il grano ucraino, prima dello scoppio della guerra, era destinato in gran parte a soddisfare i fabbisogni dei paesi dell’Africa e dell’Asia, raggiungendo i porti dei due continenti soprattutto via mare.

Tale via di trasporto è stata quasi del tutto preclusa a causa della guerra e l’esportazione del grano avviene, grazie agli accordi internazionali, soprattutto via terra, attraverso l’Europa dell’Est.

I magazzini italiani sono pieni di grano proveniente dall’Ucraina, fattore che ha determinato un crollo del prezzo riconosciuto dai molini agli agricoltori italiani, sebbene sia ben nota la qualità del frumento tenero italiano e, ancor più, quello alessandrino.

Negli anni passati i produttori alessandrini hanno investito in qualità e innovazione, attraverso progetti di valorizzazione della filiera che hanno portato a sperimentare diverse varietà e tecniche di produzione ottimali: un know how oggi seriamente messo a rischio.

A ciò si aggiunga la forte spinta inflazionistica che ancora pesa sui prezzi al consumo, mentre ha già iniziato a diminuire sui prezzi dei prodotti primari, creando un ulteriore disallineamento che, al momento, pesa in via preponderante sui produttori agricoli.

ANDAMENTO DEI PREZZI

Negli ultimi otto mesi il prezzo rilevato in Camera di Commercio di Alessandria e Asti (Borsa Merci) è passato da 350 euro/tonnellata a 240 euro/tonnellata, con una tendenza all’ulteriore ribasso.

La rilevazione dei prezzi del frumento in provincia di Alessandria che riguarda il prodotto raccolto e ceduto dai produttori del nostro territorio tiene anche conto di quanto viene contrattato nelle Borse Merci delle Granarie di Milano e Torino.

Si tratta di una tendenza confermata in tutto il Paese, come ben si evidenzia nel grafico prodotto da ISMEA (Istituto dei Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare, ente pubblico economico vigilato dal MASAF.)

Sotto la soglia di 260 euro/tonnellata non è più economicamente vantaggioso produrre.

Tale soglia, se non ci saranno interventi decisivi, è già abbondantemente superata.

L’ANDAMENTO DEI COSTI

Nel momento in cui si sta redigendo questo documento, le operazioni di raccolta nei campi sono in pieno svolgimento.

Le piogge e le temperature registrate nel mese di maggio hanno consentito in molte zone della nostra provincia produzioni di buona qualità che rischiano però di non trovare un prezzo remunerativo sul mercato.

Come noto gli agricoltori hanno affrontato le semine in un periodo in cui i costi della produzione erano alle stelle, in particolare gasolio e fertilizzanti, come si evince dalle rilevazioni di Ismea riportate nel grafico.

Nei mesi da ottobre a gennaio, nel pieno delle operazioni di preparazione dei terreni e semina, i costi rilevati erano al picco massimo.

CONSIDERAZIONI FINALI

L’andamento del mercato e le speculazioni in atto stanno determinando un forte clima di sfiducia nei nostri agricoltori i quali vedono vanificare i loro sforzi in anni particolarmente difficoltosi.

Possiamo dire che il settore sta attraversando un periodo di grandi cambiamenti difronte ai quali la risposta possibile è investire su innovazione, formazione, apertura a nuovi mercati, fino ad oggi impensabili; investimenti che richiedono un grande impegno finanziario. L’Europa inoltre ha posto obiettivi riduzione di emissioni di Co2 entro il 2030 molto stringenti. Ciascuno di noi, non solo in mondo agricolo, sarà chiamato a fare la propria parte.

A livello più locale, il 2022, poi, è stato segnato da ondate di calore e siccità senza pari che hanno portato a un inaridimento dei terreni e delle falde, conseguenze di cui ancora oggi stiamo pagando le conseguenze.

Lo scorso anno il deficit idrico del Piemonte, uno dei più gravi dell’intera Pianura Padana, si attestava al 60%. Gli agricoltori hanno sostenuto costi elevanti per assicurare dove possibile l’irrigazione dei campi e non perdere il raccolto.

Le piogge della primavera 2023 hanno scongiurato il ripetersi dello scenario del 2022. Scenario che avrebbe portato la regione, e l’alessandrino in particolare, alle soglie della desertificazione. Il deficit resta nonostante tutto attorno al 7% .

Ricordiamo che nel primo decennio del XXI secolo il problema in provincia di Alessandria era rappresentato soprattutto dalle alluvioni, che quest’anno hanno colpito poco più a sud, in Emilia Romagna.

Per venire incontro alle imprese agricole nel 2022 erano stati concessi anticipi sulla Pac a fine Luglio, una misura che aveva dato alle aziende in difficoltà per i costi sostenuti una boccata d’ossigeno. Quest’anno mancherà anche questa misura, che potrebbe essere riconosciuta solo ad autunno inoltrato.

Non ultima, la mancata proroga del credito d’imposta sul carburante agricolo. La misura era stata istituita  con il  D.L. n. 21 del 21 marzo 2022 e riconosceva alle imprese che svolgono attività agricola e della pesca un credito d’imposta pari al 20% a parziale compensazione dei maggiori oneri sostenuti per l’acquisto di gasolio e benzina per la trazione dei mezzi utilizzati per l’esercizio delle suddette attività.

La misura è stata prorogata solo fino al primo trimestre 2023 anche se il prezzo del gasolio agricolo rimane oggi a livelli superiori rispetto a quello degli anni in cui il frumento aveva le quotazioni odierne.

LE NOSTRE RICHIESTE

Con il presente documento, Confagricoltura e Cia Alessandria chiedono che Sua Eccellenza si faccia portavoce presso le sedi nazionali e, per loro tramite, le sedi europee competenti del grido d’allarme delle aziende associate affinché si agisca per:

Favorire tavoli di concertazione tra gli attori della filiera cerealicola. Non è accettabile che i produttori agricoli debbano sopportare il prezzo più alto di un disallineamento dei prezzi che, come abbiamo illustrato poc’anzi è imputabile a fattori esterni al ciclo produttivo a alle scelte imprenditoriali. 

–  Adottare misure che incidano sui costi di produzione. Tra queste sarebbe auspicabile la proroga del credito d’imposta sul carburante agricolo per i trimestri successivi

– È di questi giorni la notizia della proposta della Commissione europea al Comitato per l’organizzazione comune mercati agricoli degli Stati membri di un pacchetto di aiuti straordinari da 330 milioni per gli agricoltori, di cui 60,5 milioni di euro per l’Italia che potranno essere triplicati con contributo nazionale. Si tratta di risorse europee ridistribuite dal fondo di crisi della Politica agricola comune (Pac). Auspichiamo che parte di queste risorse possano essere destinate al settore cerealicolo in tutto il territorio nazionale.

– È altresì auspicabile che il cosiddetto anticipo dei finanziamenti Pac che verranno riconosciuti nel mese di ottobre tenga conto dei disequilibri del comparto cerealicolo descritti in queste pagine e che la percentuale di anticipo possa essere fissata in misura congrua.

In un periodo medio / lungo riteniamo sia necessario:

Incentivare gli investimenti orientati alla ricerca, all’innovazione e alla formazione per offrire un’assistenza tecnica mirata e un aggiornamento delle pratiche agronomiche, riconoscendo il ruolo che l’agricoltura può giocare nella partita della sostenibilità

Mettere in atto tutte quelle politiche volte a prevenire i rischi legati agli eventi climatici estremi, dalla messa in sicurezza dei territori più fragili dal punto di vista idrogeologico, alle azioni per ottimizzare la risorsa idrica (manutenzione delle reti di distribuzione, realizzazione di invasi, incentivazione delle buone pratiche ecc).