Nel pomeriggio di sabato 25 marzo presso il Teatro Civico di Tortona si è tenuta la “Giornata della lingua Italiana e dei dialetti”, organizzata dal Centro Studi Ugo Rozzo e dalla Biblioteca Civica alla presenza del Professor Claudio Marazzini, illustre studioso della lingua italiana e presidente dell’Accademia della Crusca. Gli studenti dell’Istituto Marconi di Tortona, appartenenti agli indirizzi tecnici, professionali e del Liceo delle scienze applicate, che nelle scorse settimane avevano partecipato ai laboratori del Centro Studi Ugo Rozzo, hanno allestito uno spettacolo, mettendo insieme le tante riflessioni emerse nel corso dei laboratori e proponendo una loro personale interpretazione alle questioni linguistiche su cui si sono confrontati. Sono state protagoniste sul palco del civico le classi dei vari indirizzi: la 3 AR Amministrazione, Finanza e Marketing coordinata dalla Prof.ssa Crozza e dalla Prof.ssa Gatti; la 3AS del Liceo delle Scienze Applicate coordinata dalla Prof.ssa Rolando Mariola; la 4BE Informatica e Telecomunicazioni coordinata dalla Prof.ssa Serra;  la 2BE Informatica e Telecomunicazioni, la 1 AR e la 2AR Amministrazione, Finanza e Marketing coordinate dalla Prof.ssa Repetto; la 1AL Logistica e trasporti e la 2AE Informatica e Telecomunicazioni coordinate dalla Prof.ssa Bellone; la 1AM Meccanica e meccatronica coordinata dalla Prof.ssa Raccone; la 3AA Chimica, Materiali e Biotecnologie coordinata dalla Prof.ssa Genovese che dirige anche il gruppo del Marconews.

L’origine della nostra lingua, le etimologie, il linguaggio giornalistico, la radio, il rapporto con le altre lingue, il conflitto e l’incontro tra lo scritto e il parlato, tra il linguaggio colto e lo slang giovanile sono stati alcuni dei temi trattati e alcuni degli elementi che sono stati messi in scena durante lo spettacolo di sabato. Lucrezia Teti della classe 3 AR Amministrazione, Finanza e Marketing, impegnata anche lei sul palco con la sua classe, ha così commentato l’incontro – o scontro –  tra questi due piani apparentemente distanti tra loro: «I due aspetti, ovvero i due poli opposti della lingua, non si sono contrastati a vicenda, e nessuno dei due è passato in secondo piano, ma, insieme, hanno regalato una visione completa del mondo dell’italiano».


Lo spettacolo è stato strutturato come un percorso, un viaggio, che è iniziato dalle “radici” della lingua, dalla questione dell’etimologia, dalla parola “precarietà” che racconta purtroppo il nostro mondo contemporaneo e al tempo stesso racchiude un lume di speranza, per proseguire con l’illustrazione di un ebook che spiegava l’etimologia di alcuni termini in italiano e l’origine di alcune espressioni proverbiali.

Dalla parola come radice si è passati alla parola come strumento di “comunicazione”, attraverso la “radio” e l’ascolto dei podcast realizzati grazie alla collaborazione di Radio PNR della Diocesi di Tortona per poi arrivare alla “stampa”. Gli studenti hanno messo in scena un simpatico teatrino con lo scopo di riflettere sulle fake news, suggerendo alcuni trucchi per smascherarle, per passare la parola infine alla redazione del “Marconews”.

L’ultima parte dello spettacolo era dedicata alle “parole del cuore” e qui dalla riflessione si è passati all’aspetto più emozionale e fisico della lingua: il rapporto con l’italiano e con le proprie lingue di origine, la persistenza e la vitalità del dialetto, teatralizzata con simpatia dagli studenti, il racconto del proprio rapporto con le “lingue” che, spesso, soprattutto nel caso di studenti bilingui o di origine straniera, convivono, si incontrano e si sovrappongono.

A chiusura di questo spettacolo resta il notevole intervento del Professor Marazzini che ha commentato con rigore filologico quanto messo in scena dagli studenti e ha fatto comprendere quanto sia fondamentale ricordarsi da dove veniamo, interrogarsi sempre e costantemente sul valore e sull’uso che facciamo della lingua, continuare a pensare alla lingua come qualcosa di vivo e di vitale.

Abbiamo la consapevolezza che forse una delle cose più vere e più serie dette in questo spettacolo sia stata pronunciata proprio in dialetto e con un po’ di ironia: viviamo in una babele linguistica, ma dentro questa babele, per qualche strana ragione, riusciamo a capirci. E non solo, siamo in grado anche di capire da dove veniamo e a che cosa servono tutte quelle parole che usiamo ogni giorno per parlarci.