ll 29 ottobre si celebra la Giornata Mondiale contro l’Ictus cerebrale: in Liguria ogni anno si verificano circa 4.000 nuovi casi. L’ictus (dal latino “colpo”; stroke in inglese) è una malattia caratterizzata dall’occlusione (ictus ischemico) o dalla rottura (ictus emorragico) di un vaso cerebrale. Di fatto, parliamo della prima causa combinata, insieme con l’infarto cardiaco, di mortalità e dipendenza a lungo termine.

«Si tratta di una patologia devastante per il paziente e per le famiglie, che spesso si devono far carico della gestione di esiti invalidanti – sottolinea Angelo Gratarola, Assessore alla Sanità di Regione Liguria – e, ancora oggi, la sua incidenza in Liguria è calcolabile in un ictus ogni 2/3 ore. La rete delle Neurologie, con i Centri Ictus, indispensabili e dedicati al trattamento del paziente nella fase acuta, sono da sempre in grado di fornire risposte appropriate e in linea con le soluzioni terapeutiche più aggiornate. Inoltre, è decisiva l’ottima sinergia consolidata tra il 118 e la Rete dei Pronto Soccorso».


Negli ultimi 20 anni il lavoro dei neurologi clinici e dei ricercatori ha consentito di ottenere un cambiamento epocale nel trattamento della fase acuta per l’ictus ischemico: «Quelli che tecnicamente si chiamano ‘trombolisi’, che significa sciogliere l’embolo o il trombo che tappa il vaso e ‘trombectomia’, ovvero la distruzione e aspirazione meccanica dell’embolo, hanno determinato un miglioramento impressionante della terapia della fase acuta – sottolinea Carlo Serrati, coordinatore Diar Neuroscienze di Alisa – aggiungendo che la cosiddetta finestra terapeutica estesa alla sesta ora dall’esordio dei sintomi, e ormai anche oltre, è il punto dirimente. La rapida allerta del Numero Unico per le Emergenze 112 in caso di ictus diventa cruciale e si basa su pochi sintomi chiave: la perdita improvvisa della parola, la bocca improvvisamente storta, una mancanza improvvisa di forza agli arti.

Una risposta organizzativa e clinica efficace deve risultare simmetrica ad altre due aree fondamentali: quella della prevenzione e quella della riabilitazione.

«Prevenire l’ictus – aggiunge Gratarola – vuol dire essenzialmente adottare sani stili di vita quali non fumare, seguire una sana dieta mediterranea e con appropriato apporto di acqua, controllare la pressione sanguigna e peso, controllare l’eventuale diabete, individuare e trattare precocemente la fibrillazione atriale, svolgere un’attività fisica come un’ora di cammino al giorno, se possibile ludica. Con poche sistematiche attenzioni, è possibile prendersi cura di sé in modo efficace, contribuendo allo stesso tempo alla serenità delle persone che ci stanno accanto e alla riduzione dei costi sociali».

«Almeno un terzo dei pazienti affetti da ictus, necessita di attività riabilitativa mirata, in reparti attrezzati per competenze e strumenti – conclude Serrati – ricordando che la Rete Neuro riabilitativa sta lavorando per migliorare sempre di più l’assistenza e per garantire l’accesso appropriato alle cure».

NELLA FOTO L’OSPEDALE SAN MARTINO DI GENOVA