Il centro alessandrino di Quargnento, un quarto di secolo dopo la nascita di Carlo Carrà, tiene a battesimo Giulio della famiglia Benzi altro pittore dalla tavolozza d’oro

La preparazione artistica, per Giulio, sono i viaggi di formazione in giro per l’Europa, fra un Paese e l’altro ove s’immerge nell’arte contenuta fra edifici religiosi, musei, cattedrali, ecc …


La sua cultura si plasma con le visite nelle Gallerie d’Arte, nel contempo fra pennelli e tavolozza, propone dipinti iniziati nella scia del tardo impressionismo, per giungere alla soglia del surrealismo, ovvero quella corrente in cui gli artisti esaltano il contrario della pittura, sin quando incontra Italo Cremona il pittore, critico d’arte la cui impostazione amalgama elementi della pittura metafisica con spunti di surrealismo, come precisa l’Enciclopedia dell’Arte Garzanti.  

Frequenta il suo atelier, impara a tal punto da destreggiarsi in una costante riflessione su oggetti, porzioni di paesaggio, materiali di risulta, avvolti con stoffe tenenti a risaltare la complessità dell’ambiente circostante, dando quel tocco di magia per attrarre l’osservatore.

La decisione di risiedere a Torino, alla fine degli anni 30 del novecento, è un impegno a fermare aspetti del paesaggio della natia Quargnento, del Monferrato circostante, ama i vigneti delle Langhe, le colline del torinese, posate sulla quella tela con chiari cromatismi, con le figure racchiuse in nebbie più o meno consistenti.  

Lavora con Felice Casorati nel ruolo di docente presso l’Accademia Albertina di Belle Arti nel capoluogo piemontese, orientandosi per un’interpretazione personale della corrente del Chiarismo, ovvero quel movimento pittorico nato a Milano negli anni 30, basato sulla rivalutazione del colore chiaro per intercalare con legami dell’impressionismo della tradizione francese.

La sua tavolozza, nell’ultimo periodo della sua esistenza, si trasforma con l’impiego di tinte scure, alternate a dipinti solari, quasi a sottolineare le volubilità della sua malattia, nonostante ciò sa coscientemente recuperare tutta la sua passione più profonda per la pittura.     

La città di Robilante, in terra cuneese, gli dà sepoltura con il sopraggiungere del 1955, nemmeno cinquantenne.

                                                                       Franco Montaldo