L’ultimo libro di Andrea Bianchi ci conduce alla riscoperta del profondo legame che unisce l’uomo all’ambiente


Se pensate che il freddo sia qualcosa da evitare, una sorta di nemico da cui difendersi, allora non avete ancora letto “La via del freddo verso la felicità” di Andrea Bianchi (Vallardi, Milano, 2020).

Nel suo saggio, Andrea, fondatore della prima scuole italiana di barefoot hiking (che promuove il cammino a piedi nudi come una pratica di benessere psicofisico accessibile a tutti), propone un percorso di crescita e cambiamento che fa del freddo una risorsa di grandissima importanza per scoprirci parte pulsante dell’Universo, o per dirla con le parole dell’autore stesso, per giungere alla “consapevolezza della connessione vitale a antica che ci lega alla Terra”.

All’inizio della sua opera, Andrea si sofferma su un poema persiano che pone al centro il tema di un viaggio allegorico verso la saggezza e l’armonia cosmica. Lentamente viene introdotto un nuovo modo di pensare, un nuovo modo d’essere, nato da studi e ipotesi scientifiche, che ci fa approdare a una “mente capace di innamorarsi della vita, di provare passione per ogni sua forma” o meglio “una mente che sa dare valore alla vita, e che sa dare “calore” alle cose, anche al freddo”; in altre termini una  HOT mind (Higher Order Thinking), come ama definirla l’autore. Emerge, conseguentemente, anche la preoccupazione dell’autore collegata alle recenti sfide che il nostro pianeta si trova ad affrontare, come il surriscaldamento globale.

La parte centrale del volume indaga il metodo HOT mind verso i suoi quattro orizzonti: nord, sud, est e ovest, vale a dire concentrandosi sul respiro, poi sulla tecnica del  radicamento e meditazione, sulla pratica del risveglio con il freddo e infine sul fare attività all’aperto e in natura con ogni tempo e in ogni stagione.

Andrea Bianchi si sofferma su ciascuno di questi quattro orizzonti portando esempi, metodi, pratiche e aggiungendo alcuni elementi importanti per allargare la nostra visione e consapevolezza. Prende il lettore per mano e con calma e attenzione lo riconduce verso lo scambio energetico con il cosmo.

Diversi gli elementi riportati nel saggio “La via del freddo verso la felicità” capaci di stupirci. Uno fra tutti la scoperta che già nel 2017 un’indagine effettuata su 10.000 genitori negli Stati Uniti evidenziava “come un terzo dei bambini di età compresa fra i tre e i cinque anni trascorresse all’aperto un tempo inferiore ai trenta minuti al giorno” vale a dire, “meno delle due ore all’aperto garantite quotidianamente ai detenuti delle carceri di massima sicurezza americane”.

Andrea ci invita ad avvicinarci al metodo HOT mind nelle stagioni di passaggio come la primavera e l’autunno perché sono le stagioni che alle nostre latitudini temperate, “ci offrono la maggiore variabilità di clima e di situazioni atmosferiche in uno stesso giorno o nell’arco di poche giornate”.

Così, potremmo provare a camminare scalzi imparando una tecnica che l’autore chiama “il silenzio dei passi” perché appoggiano l’avampiede a terra prima del tallone non si sentirà più alcun “colpo”, bensì un piacevole silenzio, o meglio, appunto, il silenzio dei passi.

E ancora potremmo provare a dormire all’aperto, a nuotare in acque fresche, a vestirci leggeri, a farci ogni giorno delle rigeneranti docce fredde e tornare, infine, a noi stessi. Già, perchè come un cerchio che si chiude, anche “La via del freddo verso la felicità” traccia il suo ultimo tratto d’inchiostro e giunge al termine, ritornando al principio, all’inizio del viaggio, ma con una consapevolezza nuova, con la conoscenza profonda del proprio sé e di tutte le sue connessioni con l’Universo.

Francesca Patton