SimonLuca Peluso, nato a Milano, sin da piccolo nutre la passione per qualsiasi forma d’arte – dedicandosi al canto e scoprendo presto di essere un artista versatile, in grado di spaziare tra i diversi generi musicali, dal pop all’elettronica fino al funky. Il 29 giugno del 2016 pubblica una versione italiana di “Sofia” di Alvaro Soler con la quale riscuote un notevole successo sui social media. Un anno dopo, nel giugno 2017, rilascia la canzone “Ascoltami” a cui seguono due brani cantanti in inglese dal titolo “Love” e “Another World”. Nel 2018, dopo l’uscita di “Qui con te” ft. Diluvio [https://youtu.be/iZZIdq2LmqE] e “Ricordo” [https://youtu.be/F55uO6Jcexg], SimonLuca pubblica l’album “Ascoltami” contenente i suoi inediti tra cui “Buttati” ft. Diluvio e Dogma [https://youtu.be/tHIbLyZDZSg] e le cover fino ad allora reinterpretate. Attualmente sta lavorando all’uscita di un CD di nuovi inediti, anticipato dai singoli Libertà [https://youtu.be/gIp97WpL-l0] e Carisma [https://youtu.be/ai41KXxpHuw] distribuiti da Universal Music Italia. A seguire l’intervista di Oggi Cronaca, per la rubrica Oggi Musica, a SimonLuca Peluso.

SimonLuca, come ti descriveresti come persona e come artista? Sono molto educato ed altruista; adoro fare del bene, quando posso. Sono poi anche generoso, ma un po’ permaloso …Diciamo, comunque, che è sempre difficile essere autocritici.

Il 13 gennaio è uscito in radio e in digitale il tuo nuovo singolo dal titolo “IL VASO DI PANDORA” [https:// youtu.be/KW-3EKJEki4] che, cito, lancia un messaggio di speranza e di positività, nonostante porti alla luce tutte le problematiche che recentemente hanno colpito la società …E, a proposito delle varie situazioni attuali in cui dominano alcune note di spicco ad accomunare ad ogni latitudine e longitudine, hai piacere di condividere con noi a quali eventuali inedite consapevolezze sei giunto in questo periodo e quale la coniugazione delle tue personali urgenze interiori? Sicuramente sono diventato più conscio di quanto sia difficile non poter avere scambi di conversazione con altre persone, tuttavia ho riscoperto il bello di stare con me stesso e della solitudine. Inoltre ho, senz’altro, potuto aprire le porte all’apprendimento di nuove mansioni ed esplorare il mondo del lavoro online …Vedo e prendo ogni momento come un’occasione per imparare qualcosa di inedito e di contemporaneo.

Vi è un’aspettativa dai lineamenti precisi, un’intenzione in particolare che desidereresti veder incarnata nei fatti, con la quale viene alla luce la tua canzone “IL VASO DI PANDORA”? Il brano “IL VASO DI PANDORA” esprime un “quid” soggettivo e non di meno sicuramente, a mio parere, l’essere umano è sempre stato abituato a danzare con i mali del mondo. Molti di essi, talvolta, sono i momenti di piacere di ogni singolo individuo – come nel caso della mia canzone …Rimane, comunque, la speranza a salvare benché quasi nessuno sappia tirarla fuori dal vaso seppure, invece, sia assai importante per convivere con i mali stessi.


Nel brano “IL VASO DI PANDORA” hai esordito cantando <<Lo vado a raccontare all’analista, sospetto che mi annebbi un po’ la vista, il vizio di fumarmi la mia libertà, confondo la realtà (…)>>. La parola “vizio”, come è noto, ha principalmente due intimi significati nella lingua italiana ovvero quello della pratica del male, intesa soprattutto come abituale incapacità del bene (che è concetto diametralmente opposto a quello di “virtù”) e quello di abitudine radicata che provoca nell’individuo il bisogno morboso di quanto per lui è o può essere nocivo. Poiché tuttavia da subito, nel tuo testo, il “vizio” viene indicato essere relativo al fumare (la propria libertà) risulta evidente come debba quindi essere termine inteso nella seconda accezione semantica, quella cioè dell’avere la cattiva abitudine, il difetto, di fare uso e consumo d’essa. Ma cos’è per te la libertà e cosa volevi comunicare e per l’appunto far intendere con tale espressione? Considero la libertà un concetto estremamente soggettivo, ognuno ha la sua. Io mi sento libero nel momento in cui non devo rendere conto ad alcuno delle mie decisioni. <<Fumarmi la mia libertà>> è espressione che ho inteso dal punto di vista più tangibile e concreto del fumare come abitudine, ma altresì del consumare subito la personale libertà senza neanche rendermene conto.

Mi permetto di sottolineare come siano versi molto sostanziosi e pregni di richiami, i tuoi, dato anche il loro combaciare gli uni con gli altri dacché, per esempio, il fumo – quale dispersione liquida nell’aria dovuta alla condensazione dei vapori generati da una combustione, che spesso si accompagna a ceneri e frammenti di materiali incombusti (come sono i traumi, che si vanno a raccontare all’analista) o solo parzialmente combusti in sospensione e che si leva verso l’alto (metaforicamente come l’esigenza di libertà) sotto forma di nuvola grigia – effettivamente vela gli occhi, persino quelli della mente, e va così a fondersi insieme ad altro mescolandosi e scambiandosi con ciò che appare, confusa, verità… Ed allora, in cosa consistono i limiti delle creature umane? Non saprei; forse semplicemente i limiti spesso sono fatti per essere un poco infranti. Ad ogni modo, certamente, le tue sono parole che sento molto azzeccate.

Prosegui poi cantando <<(…) sono ricco solo sul profilo Insta, la vita che domani non inizierà, sboccio per necessità (…)>>. Hai voglia di dirci cosa ti è passato per la testa e nel petto quando hai scritto questo frase e a cosa si riferisce il tuo aprirti per bisogno alias sbocciare per necessità? In questo periodo utilizzo il termine “sbocciare per necessità” dacché non si può e non si esce a bere con gli amici ed anche per l’esigenza di alleviare un po’ le sofferenze del detto periodo. Canto della ricchezza sui profili social per indicare che si è persa l’abilità di diversificare, la diversificazione, nei discorsi con gli altri.

Cosa ne pensi della considerazione che si ha dell’Arte nelle sue varie forme, in Italia? E per quanto ti concerne, qual è appunto la “necessità” fondamentale ed imprescindibile che ti anima, la tua priorità, benché forse – come per molti altri esseri umani – essa talvolta si scontri con piani differenti di ambizione, desideri e bisogni se trasposti ed incarnati nel quotidiano sopravvivere? A mio avviso, in Italia la considerazione nei confronti dell’Arte è davvero parecchio scemata con il passare del tempo. Sempre meno persone oggi sono attratte da ciò che essa può regalare e soprattutto, essendoci così tanta varietà, è ancor più difficile riconoscere quel che è arte per ogni individuo… Stante questo, di sicuro la mia musica mi aiuta a crescere e capire quello che sono.

E dopo ancora continui cantando <<(…) Sai che vivo cento all’ora, tutti parlano del qui e ora, ricco-pazzo, ladro-suora, non aprite il Vaso di Pandora; chi lo dice non lo ignora, tutti vogliono il qui e ora (…)>>. Da cosa ritieni si origini la tua esigenza di vivere in velocità, al massimo, e cosa vorresti dal Vaso di Pandora (che, sebbene nella mitologia greca sia il leggendario contenitore di tutti i mali riversatisi sul mondo dopo la sua apertura, nel tuo singolo – com’è da subito stato affermato –  diviene invece un recipiente di salvezza e forza d’animo, di intraprendenza e speranza, messo a disposizione degli uomini per affrontare e scampare da ogni male)? Il vivere velocemente è, dal sottoscritto, inteso come fare quanta più esperienza nel minor tempo possibile ché in fondo la vita degli esseri umani, pur essendo all’apparenza lunga, è piuttosto breve e veloce. La speranza è una delle componenti, secondo me, fondamentali dell’esistenza nonostante quasi nessuno vi faccia riferimento. La speranza è proprio un riferimento, è la fiamma interiore che dà la forza agli uomini di combattere i mali.

A proposito proprio “del qui e ora”, tu come scegli chi (o ti ritrovi a) essere negli eterni adesso della vita? Le tue scelte sono per lo più dettate dalla mente oppure dal cuore? Generalmente vivo molto d’istinto, da buon gemelli che sono, e adoro focalizzarmi non per nulla sul qui e ora perché trovo sia piacevole pensare al passato ed interessante pensare al futuro …e pur è il presente che permette alle persone di crearsi e crescere in prospettiva di un futuro migliore.

Sempre nel brano “IL VASO DI PANDORA” canti <<(…) Un’immagine sospetta mi si presenta, è la mia pelle che decade lenta, il bambino che ho dentro sempre busserà, lo penso ad ogni età. Voglio un ritratto come Dorian Grey così da vecchio giovane sarei ma il tempo che mi investe non si fermerà, [e anch’esso, come ad inizio testo!] confonde la realtà (…)>>. Ebbene, tale bambino al quale fai riferimento lo pensi soltanto come sempre vivo in te od invece lo hai chiuso piuttosto in cantina, facendo dei compromessi con la parte più cinica del sé? Con il sopracitato testo vorrei comunicare la mia intenzione di rimanere sempre giovane. Certe abitudini cercherò di evitarle per non sentirmi morire dentro anche se, purtroppo, l’invecchiare è inevitabile e quindi bisogna accettarlo, conviverci.

A questo punto mi viene spontaneo domandarti com’eri da bambino e come vorresti essere adesso, e con ciò intendo nell’invisibile, per quanto riguarda quell’impalpabile che eppure è ossigeno ed anidride a seconda dell’inverare i propri sentimenti oppure negare le proprie emozioni. Da bambino ero più innocente e probabilmente più ingenuo. Ho e avrei sempre voluto essere positivo e dolce, però con gli anni ho imparato ad essere un po’ più duro e deciso.

Infine canti <<(…) La curiosità fa l’essere umano, con i mali del mondo danziamo, ma dal vaso la faremo uscire, la speranza è l’ultima a morire (…)>>. Quale volto ha la curiosità per te e, nel tuo caso, come va a braccetto la curiosità con un’eventuale misantropia quale perenne incapacità di inserirsi nei rapporti sociali con la conveniente [convenienza dalla declinazione  ruffiana!] partecipazione e cordialità? Penso che la curiosità cresca nel proprio sé. Più si è curiosi e più cose si apprendono, e di conseguenza ci si fortifica nel sapere necessario alla sopravvivere. La coscienza e un’acquisita consapevolezza del fatto che invero si è da sempre abituati a danzare con i mali permette di responsabilizzarsi verso di essi.

Come descriveresti la Musica ed ovviamente anche il tuo fare musica? Il mio fare musica è un aiuto a me stesso, al fine di comprendermi e crescere… e chissà, magari, potrà aiutare anche quell’ascoltatore che si rivede nei miei testi.

Quali i tuoi prossimi progetti a breve, e a più lungo, termine? Penso che faremo uscire ancora un mio singolo, e al più presto il mio secondo CD.

Giulia Quaranta Provenzano