Più di duecento anni fa, progettando la nuova università di Berlino, Wilhelm von Humboldt indicava come sua missione fondamentale la realizzazione  di un ideale di autoformazione dell’individuo e della sua personalità. Posta al di sopra  della scuola come luogo di semplice trasmissione, l’università doveva per questo garantire a docenti e discenti la libertà nell’esercizio del pensiero, la cooperazione nella ricerca e nella produzione della scienza, l’unione di attività di ricerca e didattica: una formazione tale che il giovane, “svincolato dalla costrizione, non passerà all’ozio o alla vita pratica, ma recherà in sé un desiderio struggente di elevarsi a quella scienza che finora, per così dire, gli era stata solo mostrata da lontano”. Da questo, pensava  Humboldt, sarebbe scaturita una energia vitale non per le finalità immediate e produttive dello Stato, ma per il raggiungimento dei suoi più alti fini come comunità. Quando una scuola secondaria ha la fortuna di incrociare una passione spontanea come quella di Damiano, il suo desiderio struggente per la scienza e la ricerca, allora, non deve lasciarsela sfuggire. E’ un lievito per crescere insieme: studenti, insegnanti, comunità. Di fare rete per la scienza. Con Damiano e gli altri studenti come lui, accompagnati da insegnanti segnati dalla stessa passione di conoscenza e formazione, una scuola esprime la sua possibilità di essere luogo di autoformazione, di libertà di pensiero, di cooperazione nella ricerca e nella didattica: diventa, in questo, l’università che Humboldt ha sognato, educa tutti ad aspirare al meglio per il proprio futuro, al di sopra dell’ozio e della vita puramente pratica. E’ con orgoglio, dunque, che lasciamo la parola a lui.

Damiano, vorresti presentarti?


Mi chiamo Damiano Pistone e frequento la classe 4B scientifico presso il Liceo Edoardo Amaldi. Fin da bambino sono sempre stato affascinato dalla scienza a causa della mia grande curiosità e negli ultimi due anni mi sono particolarmente appassionato e avvicinato direttamente alla biologia molecolare e alle sue branche.

Di cosa si tratta, esattamente?

La biologia molecolare è una disciplina che studia gli organismi viventi a livello dei meccanismi molecolari alla base della vita, focalizzandosi sull’attività delle macromolecole contenute nelle cellule formanti l’organismo.

Come hai sviluppato i tuoi interessi in questo campo?

Non potendo ancora frequentare l’università, ho iniziato a studiare autonomamente su testi universitari per poi applicare praticamente le tecniche e nozioni apprese durante lo studio. Per esempio mi servo di strumentazione utilizzata quotidianamente nei laboratori di biologia molecolare. Parallelamente mi sto preparando per affrontare le olimpiadi delle scienze naturali, suddivise in scienze della Terra e biologia. La sezione di biologia è costituita da tre prove: fase di istituto, fase regionale, fase nazionale. Superando anche l’ultima si potrà accedere alle prove mondiali che quest’anno si svolgeranno a Lisbona in Portogallo, dove ovviamente spero di poter arrivare.

In bocca al lupo, allora. E poi?

Coltivo tale passione augurandomi di poter conseguire un dottorato in oncologia molecolare per poter contribuire attivamente alla ricerca contro le più temute neoplasie.

Solo teoria, o anche ricerca sul campo? 

Durante il trimestre a cavallo fra il 2020 e il 2021 (novembre, dicembre e gennaio), ho svolto in collaborazione con l’Istituto di Istruzione Superiore Ciampini-Boccardo, un progetto laboratoristico divulgativo riguardante l’analisi del cariotipo. La strumentazione necessaria è stata gentilmente messa a disposizione dall’Istituto Ciampini-Boccardo, mentre i reagenti sono stati acquistati dal Liceo Amaldi; il progetto è stato reso possibile per gentile concessione dei Dirigenti delle due Scuole e per la collaborazione delle prof.sse Lucia Borasi, Monica Lupori e Rosa Gallo, nonché del tecnico di laboratorio Piera Giuliano.

Spiegaci meglio….

L’analisi del cariotipo è una tecnica laboratoristica che prevede, innanzitutto, la preparazione di colture cellulari. Io ho utilizzato dei linfociti, ovvero un tipo particolare di globuli bianchi, responsabile della risposta immunitaria. Da essi, tramite diversi passaggi, si ricavano i cromosomi, osservabili tramite un microscopio ottico, e distinguibili per forma, dimensioni e aspetto. L’osservazione del cariotipo permette di verificare due parametri fondamentali: il numero di cromosomi e le presenza di eventuali anomalie nella loro forma. Se il numero, nelle cellule umane, è diverso da 46, viene diagnosticata una patologia, come, ad esempio, la sindrome di Down, ma anche un’aberrazione può comportare gravi conseguenze: la perdita di una parte del cromosoma 5 causa la terribile sindrome del “cri du chat”.

Complimenti. Avevi altri scopi, oltre al piacere della ricerca?

Sì, mi piacerebbe condividere la mia passione con altri studenti, per far avvicinare più persone possibile all’affascinante mondo della biologia. Per questo motivo il video dell’esperienza verrà pubblicato sul sito dell’Amaldi (www.amaldinovi.gov.it) e del Ciampini-Boccardo (www.ciampiniboccardo.edu.it) e sarà utilizzato a scopo didattico nelle classi quinte, dove gli studenti hanno le conoscenze teoriche per poter comprendere pienamente l’attività.