Quando muore qualcuno che conosci è sempre un dolore, ma per Marco Bianchi, stimato e illustre avvocato tortonese, il dolore raggiunge davvero tante persone, perché a Tortona, oltre che ad essere conosciuto e apprezzato come indiscusso professionista del Foro, era una persona davvero squisita e dotata di una grande umanità, cosa apprezzata negli avvocati.

Marco Bianchi è deceduto stanotte all’età di 81 anni a causa di una grave malattia degenerativa che lo aveva colpito già da qualche tempo e gli aveva impedito di svolgere fino in fondo tutte quelle cose che avrebbe voluto continuare a fare, prima di andarsene da questo mondo.


Avvocato del Foro di Tortona era iscritto all’Albo dal 1969. A lungo è stato membro del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Tortona e in più di una occasione ha ricoperto la carica di Commissario per l’esame di abilitazione alla professione forense presso la Corte di Appello di Torino. Da sempre si è occupato di diritto civile, con particolare attenzione al diritto di famiglia.

Marco Bianchi faceva parte di una delle famiglie più stimate di Tortona che ha avuto nel fratello Adriano, partigiano durante la seconda guerra mondiale, insignito della medaglia d’argento al Valor Militare e Avvocato per 60 anni nonché esponente della Democrazia Cristiana di Alessandria negli anni ’70 e ’80, uno dei suoi personaggi di spicco. Marco Bianchi non era così famoso come il fratello, ma a Tortona in tutta la provincia di Alessandria, era stimato sia come professionista che come uomo e rappresentava un punto di riferimento per molte persone.

Lascia il figlio Lorenzo che ha preso il mano lo studio legale del padre ed è stato assessore nella precedente legislatura col Sindaco Gianluca Bardone, la figlia Margherita e la moglie Renza.

Chi scrive ha avuto il piacere di conoscere personalmente Marco Bianchi come uomo più che come avvocato: Marco, infatti, abitava in una villa sulla collina del Castello di Tortona, in mezzo al verde e alla natura e gli unici vicini di casa erano mia cugina, suo marito e i loro due figli. Io lo incontravo spesso in questa veste, cioé da uomo e padre di famiglia, intento a coltivare e curare i fiori e soprattutto le rose che amava tanto. Disponibile, gentile e dotato di una grande cultura che però non faceva mai pesare, anzi.

Marco, per chi lo conosceva nella sua veste più vera, era una persona che apprezzava le cose semplici, il contatto col verde, coi fiori e con tutto quello che la natura ci offre.

Credo che avesse scelto di vivere lontano dalla città per “staccare” in qualche modo dalla realtà e dalle miserie della vita che la sua professione lo portava ad affrontare. Forse proprio per questo era considerato uno dei migliori legali della zona, perché quando era in aula sapeva rivestire il ruolo di avvocato nel migliore dei modi, in quanto sgombro e ricaricato dal contatto con la natura e col modo semplice che aveva scelto di vivere ogni volta che rientrava a casa, nel silenzio della valle. Un silenzio rotto solo dal rumore dei bambini: Margherita, sua figlia, e Giulia, la figlia di mia cugina, alle quali ogni tanto si univa anche mio figlio Alessandro. A Marco però, tutto questo non dava fastidio, anzi, amava i bambini e li apprezzava perché davano un senso alla vita.

In questa veste di uomo, più che di avvocato, però, molto più di me lo conosceva mia cugina, sua unica vicina di casa e, in un certo senso, anche amica, che insieme al marito e ai due figli ha voluto ricordarlo con queste brevi parole.

Marco, il faro della nostra amata valle

Quando si spegne una mente eccelsa, sarebbe dovere dell’intera umanità fermarsi, fare un inchino e piangere.

Una mente preziosa e brillante, uno spirito delicato e gioviale. Un modo di fare raffinato senza eguali.

Piange la natura che perde tanto amore. Piangono gli uomini che hanno avuto l’onore di parlare con lui. Perchè non tutti incidiamo la vita allo stesso modo. Non tutti siamo capaci di tanto. Il Principe del foro.

Come posso guardare oltre la rete e non vederlo? Un uomo poliedrico. Tanti ricordi della mia infanzia e poi quelli di mio fratello. Perchè chi lo ha conosciuto lo ha amato.

Sempre una parola di conforto mai banale, sempre un aneddoto divertente e una morale dietro.

Chissà se guarderai i petardi e i fuochi dall’alto. Non lasciare la tua Valle. Non lasciare la tua famiglia. Noi non ti dimenticheremo.

Uno spirito d’umanità così fine e prezioso appartiene a pochi. Ti piange la coltre di neve e ti piangerà ogni singolo tulipano selvatico a primavera.

Sarai sempre qui. Quando si spegne una mente così, l’umanità perde troppo.

Maria