La sala cinematografica, dal nome Galleria, è una delle più giovani. Aperta nel 1947, si estendeva su un angolo dei più suggestivi della nostra Alessandria. Costruita con criteri moderni, per quei tempi, è munita di una fossa per l’orchestra di ridotte dimensioni: i film sono sonori tuttavia, per qualche manifestazione musicale, già iniziano a comparire i primi complessi, dotati di strumenti elettronici, quindi con pochi componenti. Come tale  mai è stata utilizzata.

Un errore di progettazione ha dimenticato, a suo tempo, la cabina: per essere più precisi, quel luogo dove trovano posto i proiettori, il cuore del cinematografo, aggiunta subito dopo, sacrificando la stanza di un appartamento adiacente. La conferma di tale disattenzione è evidenziata dalla percorrenza, per accedervi, di uno stretto terrazzino, esposto ai quattro venti.  


La sala, progettata da Guerci è stata poi trasferita alla gestione del Dottor Luigi Montanaro, da questi poi lasciata al figlio Carlo, successivamente alla nipote Carlina, ultima titolare.

Il complesso, dotato di uno spazioso palcoscenico, ha alimentato la fantasia del secondo proprietario, il quale non ha esitato, niente meno, a costruire una barca.

Le notizie, in merito a questo avvenimento curioso, giungono frammentarie: da una parte si è certi di un veliero di dimensioni, talmente grandi, da richiedere l’intervento dei Vigili del Fuoco: qualcuno giura persino di ricordare l’abbattimento del un muro, verso via Piacenza, per prendere la via del mare; c’è pure chi è disposto ad asserire di una chiglia, colata in cemento, di sicuro un sistema costruttivo, copiato dalle navi degli americani.

Altri affermano di aver veduto uno scafo dalle dimensioni contenute, adatto alla navigazione fluviale, tuttora conservato nel retro del sipario.

Il Cinema Galleria è stato il primo, nella nostra città, a portare sullo schermo il Cinemascope, una sorta di miglioria alla proiezione delle pellicole, il cui segreto consiste nel ridimensionare l’immagine dai lati, contemporaneamente schiacciandola, per lasciarla filtrare attraverso l’obiettivo anamorfico.

La tecnica costruttiva, così escogitata, ha la proprietà di creare, su lunga distanza, l’effetto ottico di figura naturale, agli occhi dello spettatore, permettendo una visione migliore, con l’aumento dimensionale dello schermo, portato alla misura metri 12×5.

La direzione della sala, nei tempi in cui la TV è stata una temibile concorrente, ha provveduto ad installare un carrello, con tanto di apparecchio, nell’intento di non privare gli spettatori interessati ai programmi via cavo, del livello di Lascia o Raddoppia, oppure del Musichiere. La proiezione del film, nelle ore e, nelle serate stabilite, subisce un’interruzione; il supporto mobile avanza con il televisore, affinché il pubblico possa seguire le proposte della Rai, senza perdere la prima cinematografica.

                                                                                           Franco Montaldo