“Curarsi è un diritto, chiudere un delitto”, questo è lo striscione che i militanti di Azione Tortona hanno esposto contro l’ennesimo depotenziamento dell’ospedale di Tortona “Santi Antonio e Margherita”.

E’ il nuovo, recente intervento, dei giovani tortonesi appartenenti all’associazione che non ci stanno e hanno deciso di far sentire la loro voce e tutto il loro dissenso per una decisione che non può essere accertata a cuor leggero anche se temporanea, perché va a privare la città di servizi essenziali, fra cui il Pronto Soccorso, che è stato chiuso.


“Vogliamo manifestare il nostro dissenso contro la scelta di sacrificare l’ospedale di Tortona e di convertirlo totalmente come Covid Hospital – spiega Andrea Mantovani, responsabile di Azione Tortona – perché nonostante le false promesse dell’assessore alla sanità Icardi, di potenziare il nostro nosocomio, ancora una volta i tortonesi devono rinunciare ai propri diritti di curarsi tramite il servizio ospedaliero locale”.

Mantovani è inviperito: “È dal 2011, quando l’allora neopresidente della Banca Centrale Europea Mario Draghi inviò a Berlusconi il documento del decetro-legge 13 agosto 11, n.138 – aggiunge – che si possono notare grossi tagli alla sanità pubblica, causa della chiusura di diversi ospedali, fra i quali anche il declassamento del nostro nosocomio, e la cancellazione di 70 mila posti letto su tutto il territorio nazionale. Politiche di austerità che ci hanno indirizzato a una vera e propria emergenza sanitaria”.

“Con questo striscione – conclude Mantovani – vogliamo quindi tenere alta l’attenzione di istituzioni e media su un problema sanitario che i tortonesi sono costretti a sopportare da troppo tempo, dovendo emigrare nei comuni adiacenti per farsi curare e per far nascere i propri figli. Vogliamo inoltre evidenziare come la chiusura forzata dei servizi ospedalieri sia un vero problema per molti cittadini”.