Sabato 24 ottobre è cristianamente mancata all’affetto dei suoi cari Maria Ardissone in Damonte. Il 7 novembre l’amata Borellotta, ben voluta da tutti coloro che hanno avuto l’immensa fortuna di conoscerla e apprezzarla per la sua infinita umiltà e generosità, avrebbe compiuto 86 anni.

Questa la lettera che la nipote, la nostra collaboratrice Giulia, ha voluto scriverLe – con la speranza che sia per lei la musica portante verso un Altrove di serenità e pace – ad accompagnarla nell’ultimo viaggio che verrà.


Un atto di grande forza quello della nostra collaboratrice perché non è facile scrivere di una persona amata a così breve tempo dalla scomparsa. Ecco perché oltre a farle le nostre più sentite condoglianze, pubblichiamo ben volentieri il suo scritto.

Cara Nonnina Mariuzza,

sai che come Te non sono mai stata una persona di troppe parole. Per noi due il silenzio, denso di tutto l’Amore tanto coriaceo ed inscalfibile, forse proprio perché taciuto, per gli affetti più cari era assai più prezioso di quello sbandierato ma fragile, truccato di sfuggita e, però, millantato a gran voce. Quando si trattava di scrivere, invece, a me e a Te i verbi non sono mai mancati e neppure gli aggettivi. Oggi al contrario ho un blocco, non riesco a comporre un pensiero e ogni frase mi sembra così banale, così riduttiva ed insufficiente… Sarai stupita, vero Mariù? 

La vita è strana, i giorni sono incontrollabili, gli attimi imprevedibili …e la sottoscritta, che bambina di 6 anni ti promise che se fossi arrivata a 90 anni ti avrebbe fatto pubblicare un articolo di buon compleanno sul giornale, ora si ritrova anzitempo a scrivere lei su un quotidiano. Si ritrova a poter scrivere in prima persona eppure a non saper trovare il come a questo presente e al cristallizzato, ché i ricordi non hanno mai avuto lancette né avranno scadenza per noi e non di meno per me adesso assomigliano ad una girandola impazzita, che vorrei fermare mentre non smetto di chiamarTi – benché l’unica voce che senta è quella nella mia testa a ripetermi “Pulciotta; pulciotta…”.

Nonna, perché te ne sei andata? Perché non hai voluto restare ancora un poco con me? Sapevo bene che non mi avresti promesso di farti fotografare per i tuoi 86 anni e nonostante ciò nel mio cuore lo volevo, volevo darti uno scopo per cui sperare, un obiettivo da perseguire. Lo ripetei a iosa <<Nonna, mi raccomando mangia e bevi che a chi lo faccio l’album fotografico il 7 sennò?!>>. Tu non rispondevi nulla e il motivo mi era chiaro giacché mi sono sempre riconosciuta nella tua stessa testardaggine e nel tuo riempire gli istanti e il volere col tacere – soprattutto quando non è più un sorriso a poter essere donato e perciò, per non dare dispiacere, lo si lascia in sospeso in modo tale da non spegnere almeno la speme altrui, una qualche fiducia nell’impossibile. Di continuo disposta a dare agli altri, senza una sola volta a chiedere nulla in cambio, a plasmare il tuo fare e il tuo desiderare in base al prossimo da accontentare, una decisione per te più di un mese fa tuttavia l’hai presa e pian piano ti sei consumata …Ma come una candela che non ha mai smesso di brillare e regalare calore con la sua luce delicata e modesta, e non per questo seconda ad alcuna. Non ti ho mai sentito lamentarti di alcunché, mai a mostrare un minimo dolore e non per nulla – distante anni luce dal plateale – te ne sei andata all’alba, sullo sfondo della notte, al principio d’un nuovo dì dopo aver rassicurato di stare bene e di non preoccuparsi per quella bella chioma sale e pepe.         

Nonnina Adorata, non dimenticherò il nostro andirivieni dal cancello all’aula dell’asilo e viceversa per decine e decine di volte in una manciata di minuti, un vai e vieni da film comico: io ad accompagnare Te, tu ad accompagnare me poiché io non mi volevo separare da Te e tu da me. Dunque Nonna Mariuzza sappi che questo attuale non è un addio, è soltanto un arrivederci nei miei flash più belli, colonna sonora d’un battito di farfalla e pur senza fine.

Amerò sempre passeggiare nel verde, tra prati, fiumi e laghi a riportarmi all’infanzia. Nessun garofanino del poeta, nessuna pratolina, nessuna violetta, nessuna scarpetta della Madonna, nessuna rosa sarà comunque più profumata di quelle colte con Te; e se chiudo gli occhi, trattenendo il respiro per non piangere, mi pare di udire un venticello leggero a muovere i rami sottili della bianca ginestra sotto casa. Ti ricordi, poi, quando con una canna ci sporgevamo dal terrazzo per agguantare le nespole e alla mezza chiamare il nonno in officina? O quando andavamo a sgambettare in mezzo alla camomilla o ad adocchiare i cachi prima che cadessero a terra maturi? Che buone le more raccolte insieme! Dove da parecchio c’è cemento c’erano meli e peschi fioriti, e ci piacevano così tanto quei candidi e rosati fiorellini che vorrei mandarteli in Cielo a ornare ogni tuo passo tra gli angeli (e neppure so se c’è quella Madre Celeste alla quale ti rivolgevi un po’ come a parlare alla Tua, persa da ragazza). Spero piuttosto che il Paradiso esista cosicché Tu possa riabbracciarla, perché saresti felice come non mai e io, se anche fisicamente distanti, sarei almeno lieta nel saperti finalmente, pienamente, appagata.

Oh Nonna, non so se riuscirò a mangiare più le mandorle ed i fichi, quelli erano i nostri frutti da compagnia. E quanti centrini abbiamo fatto all’uncinetto, anche sciarpine e disegni di alberi, case e margheritine che se potessi staccarne in questo momento i petali ed esprimere un desio uno solo sarebbe e non ti devo certo sussurrare che sarebbe di rincontrarci per l’eternità, una ed infinite volte, che ci riconosceremmo in mille vesti da uno sguardo. Quello sguardo che, con iridescenti bolle di sapone figlie di acqua e detersivo, corteggiava ciclamini screziati e gerani. Incredibile il tuo pollice verde, ed il verde era proprio uno dei tuoi colori preferiti insieme al blu, al marrone e al grigio.

…Tiketiketic, la tua macchina da cucire ad orlare pantaloni per mezzo mondo e in quest’ottobre ci fossero ago e filo magico a rattoppare il petto a pezzi. Invece no, manchi e mancherai anche tra cent’anni con quella tua cocciutaggine e pari bontà.

Aspettami Nonnina mia, e mi raccomando: quando mi verrai incontro strapperemo questa lettera e ne faremo coriandoli perché la morte è soltanto un pagliaccio che si traveste da regina, ma è la nascita ad essere la vera signora: ché finché si vive nel cuore di chi ci vuol bene la fine sarà sempre e solamente la più grande e miserabile menzogna.

Ti abbraccio forte MAMMA BIS!

La Tua Pulciotta Giuly