Ben ritrovati ad un nuovo appuntamento di approfondimento con i mercati, focus dal 7 all’11 settembre 2020.

A seguire l’usuale disanima dei mercati appunto, per poi andare ad analizzare le performance dei tali e i fattori che ne hanno influenzato l’andamento. Ci concentreremo, in conclusione, come sempre sulle variabili macro-economiche da monitorare.


Settimana negativa per quasi tutte le asset class azionarie sulle principali piazze finanziarie internazionali, lieve recupero per i titoli speculativi italiani e dell’area Euro [indice GLOBALE, azionari MSCI World -1,8%; indice USA, azionari S&P500 -2,1%; indice JAP, azionari NIKKEI 225 -0,2%; indice EURO, azionari MSCI EURO +1,0%; indice ITA, azionari FTSE MIB +0,5%; indice EMERGENTI, azionari MSCI EMERGING -0,6%].

Rimangono in territorio positivo i titoli obbligazionari [indice ITALIA, obbligazionari GOVERNATIVI +0,2%; indice EURO, obbligazionari CORPORATE +0,3%; indice EURO, obbligazionari HIGH YIELD +0,3%], mentre l’oro registra un netto calo [oro -1,7% perf. ultima settimana, +24,7% perf. da inizio anno]. 

Attenzionando adesso i principali indicatori dal 31 agosto al 4 settembre, ricordiamo che il numero degli occupati in America è salito come da attese di 1,4 milioni di unità ad agosto, un incremento inferiore rispetto al dato di luglio. I settori che hanno mostrato un miglioramento assai significativo sono stati il retail (+249 mila nuove posizioni), i  servizi di viaggio (+197 mila posizioni), l’educazione e il sanitario (+147 mila). Il tasso di disoccupazione si è tuttavia contratto più delle attese, passando all’8,4% dai 10,2% precedenti.

Le vendite al dettaglio nell’Eurozona hanno sorpreso fortemente in negativo a luglio, mettendo a segno una crescita minima dello 0,4% a/a dopo quella dell’1,3% di giugno. A livello mensile, il dato ha evidenziato una contrazione inattesa del -1,3% m/m, dovuta in particolar modo alle rilevazioni con segno meno dei volumi di vendita in Spagna, Portogallo e Grecia. I business che maggiormente hanno sofferto sono stati quelli tessile e dell’abbigliamento, che hanno subito una contrazione delle vendite del -10,6% m/m.

L’ISM manifatturiero negli Stati Uniti è migliorato più delle attese nel mese di agosto, passando a 56,0 punti dai 54,2 precedenti, ricalcando l’ottima rilevazione di alcune settimane fa dell’indice PMI. La componente dei nuovi ordini ha segnato una salita notevole, raggiungendo i 67,6 punti; l’indice dell’occupazione è aumentato a 46,4. A dare supporto alla rilevazione sono stati quei business, tra cui quello chimico e dei prodotti elettronici, che hanno guadagnato interesse durante la pandemia.  

L’inflazione nella zona Euro ha stupito in negativo, mostrando una decrescita del -0,2% a/a ad agosto, dopo la crescita dello 0,4% di luglio. L’aumento dei prezzi di abiti e prodotti discrezionali che ha supportato il dato di luglio non ha avuto gli stessi effetti pure ad agosto. Al contrario, gli sconti e le svendite di fine mese hanno sortito l’effetto opposto, provocando una riduzione dell’inflazione. Altresì il dato core ha subito un brusco rallentamento, scendendo allo 0,4% a/a dal precedente 1,2% a/a.

Per quel che infine concerne i principali indicatori della settimana dal 7 all’11 settembre, da tenere presente come la bilancia commerciale della Cina con un volume di USD 58,9 miliardi ad agosto, valore inferiore rispetto a quello di 62,3 miliardi di luglio. Analizzando le singole componenti, le esportazioni sono migliorate nel periodo di riferimento, mettendo a segno una crescita del 9,5% dal 7,2% di luglio invece le importazioni si sono ulteriormente contratte del -2,1% a/a, dopo il-1,4% del mese prima.

La produzione industriale tedesca ha disatteso le aspettative degli economisti, segnando una crescita dell’1,2% m/m a luglio, una rilevazione decisamente inferiore in confronto al +4,7% m/m pronosticato e alla crescita del 9,3% del mese precedente. A luglio la produzione manifatturiera è aumentata del 2,8% e gli ordini esteri del 14,4%, mentre gli ordini domestici sono calati del -10,2% m/m.

L’inflazione cinese è attesa lievemente rallentare ad agosto, passando a una crescita del 2,4% a/a da quella del 2,7% di luglio. Il calo stimato dovrebbe essere causato da una sottile contrazione dei prezzi alimentari, con la forza deflattiva del prezzo del gasolio in leggera diminuzione.

Non prevista alcuna modifica alla politica monetaria nella riunione della BCE. Il tasso di interesse atteso rimanere invariato al -0,5%, nonostante la forte diminuzione dell’inflazione rilevata nella settimana precedente. Il cambio di regime della Fed e la pubblicazione nell’Eurozona di alcuni dati macro sotto le aspettative potrebbe costringe la BCE a mettere da parte l’atteggiamento attendista e di conseguenza proporre nuove politiche espansive. L’11 settembre si è riunito anche l’Eurogruppo, il quale ha discusso la sospensione delle regole fiscali UE nel 2021.   

In ultimo, l’inflazione americana dovrebbe crescere dell’1,2% a/a ad agosto, un valore più elevato se paragonato all’1,0% di luglio. Il dato dovrebbe ovvero essere sostenuto dal recupero del prezzo del petrolio, con il livello dei prezzi nei settori più impattati dal Coronavirus che continueranno a far osservare forte volatilità. L’inflazione core dovrebbe rimanere invariata all’1,6% a/a.  

Giulia Quaranta Provenzano