È venuto a mancare tra domenica e lunedì 24 agosto, nella sua casa romana, Arrigo Levi. Giornalista e scrittore che si definì e fu definito “cittadino del mondo”, è stato il primo conduttore professionista di un telegiornale in Italia – prima del 1966, infatti, le notizie televisive venivano lette da speaker non titolati e cioè senza alcuno studio in giornalismo alle spalle.

Nato a Modena il 17 luglio 1926, si è spento a 94 anni dopo un lungo ricovero dovuto a problematiche derivate dall’età. Riportato dall’Ansa come in ospedale, accortosi dell’approssimarsi della fine, abbia cantato l’inno di Israele ed una filastrocca modenese care reminiscenze dell’infanzia.


Tra i suoi più importanti incarichi quello di direttore de La Stampa (vi arrivò nel 1969, quale inviato) e quello di editorialista del Corriere della Sera. Levi iniziò a lavorare come giornalista per L’Italia libera a Buenos Aires, città in cui nel 1942 la famiglia si trasferì per sfuggire alle persecuzioni razziali contro gli ebrei e dove Arrigo finì in carcere perché, giovane studente, volle partecipare alle manifestazioni contro Juan Domingo Perón.   

Laureatosi in Filosofia, a Bologna, si arruolò presto nell’esercito israeliano e successivamente fu assunto alla BBC, alla Settimana Incom, alla Gazzetta del Popolo e come corrispondente, nel 1955, da Londra e poi da Mosca proprio per il Corriere della Sera;e in seguito per Il Giorno. Nel 1973, fino al 1978, ricoprì invece il già anticipato ruolo di direttore de La Stampa con l’intento – dichiarato alla redazione – di mantenere la chiara e forte fisionomia di organo indipendente, volta all’ampiezza dell’informazione per favorire la crescita di una società italiana illuminata e matura. Nel 1977 le Brigate Rosse uccisero il suo vicedirettore Carlo Casalegno, fatto il tale che lo segnò profondamente a livello personale più ancora che professionale. A La Stampa tornò di nuovo nel 2005 come editorialista, chiamato dall’allora direttore Giulio Anselmi.

Arrigo Levi fu editorialista pure del Times e autore di una rubrica in inglese sull’americano Newsweek. Il suo spirito poliedrico lo portò tuttavia altresì verso la tv, dove già nel 1966 sino al 1968 fu conduttore e coordinatore del Tg Rai e dove realizzò dirette sulla Guerra dei sei giorni combattuta, nel 1967, tra arabi e israeliani e sull’invasione sovietica della Cecoslovacchia nel 1968.

Autore di 26 libri, condusse con Vittorio Citterich il programma settimanale sull’immigrazione Tam Tam dall’82 all’87 e fu inoltre in Fininvest, per la trasmissione Punto sette e per il rotocalco Tivù tivù, su Canale 5, che proponeva notizie di cronaca nera, bianca e rosa. Ritornò in Rai nel 1999 nella veste di conduttore di C’era una volta la Russia e si ricordi, non di meno, che Levi collaborò con Mixer e, poi, rimase per quattrordici anni al Quirinale. Dal 1999 appunto al 2006 fu ovvero consulente per la comunicazione e le relazioni esterne della presidenza della Repubblica, con Carlo Azeglio Ciampi, ed infine consulente personale del presidente Giorgio Napolitano fino al 2013. 

Arrigo Levi è considerato una delle massime espressioni del giornalismo italiano.

Giulia Quaranta Provenzano