Ben ritrovati ad un nuovo appuntamento di approfondimento con i mercati, focus dal 24 al 28 agosto 2020.

Riprendiamo quest’oggi l’usuale disanima appunto dei mercati, per poi andare ad analizzare le performance dei tali e i fattori che ne hanno influenzato l’andamento. Ci concentreremo, in conclusione, come sempre sulle variabili macro-economiche da monitorare.


Settimana positiva per tutte le asset class azionarie sulle principali piazze finanziarie internazionali [indice GLOBALE, azionari MSCI World +0,9%; indice USA, azionari S&P500 +1,5%; indice EURO, azionari MSCI EURO +0,7%; indice ITA, azionari FTSE MIB +0,8%; indice EMERGENTI, azionari MSCI EMERGING +0,8%], unico lieve segno meno in Giappone [indice JAP, azionari NIKKEI 225 -0,5%]. Rimangono in territorio positivo anche i titoli obbligazionari [indice ITALIA, obbligazionari GOVERNATIVI 0,0%; indice EURO, obbligazionari CORPORATE +0,3%; indice EURO, obbligazionari HIGH YIELD +0,2%; indice USA, obbligazionari GOVERNATIVI +0,3%]. Le divise EUR/USD +0,7% perf. ultima settimana, -4,9% perf. da inizio anno mentre, invece, in calo le commodities e specialmente l’oro [oro -2,8% perf. ultima settimana, +27,1% perf. da inizio anno; petrolio -0,6% perf. ultima settimana, -30,2% perf. da inizio anno]. 

Nell’ultimo periodo, il cambio Euro/dollaro è passato dai livelli di circa 1,08 (al principio di maggio) a quelli attuali appena inferiori a 1,20. Si tratta di un movimento, questo, ampio e significativo nell’arco di pochi mesi. Per contestualizzare, negli ultimi due anni il cambio Euro/dollaro ha oscillato in un trading range ristretto, tra 1,06 a 1,14.          

Andando adesso ad attenzionare i principali indicatori dal 17 al 21 agosto, ricordiamo che i preliminari degli indici PMI di agosto hanno confermato le attese di un netto miglioramento dei settori sia manifatturiero, che dei servizi, in America. Il primo ha raggiunto i 53,6 punti (dai 50,9 di luglio), il secondo è passato a 54,8 (dai 50,0 di luglio). La ripresa economica in USA sembra essere più solida rispetto a quella europea, ciò sottolineato pure dal raggiungimento di nuovi massimi dei listini azionari statunitensi, nonostante le tensioni sul fronte cinese continuino a penalizzare il sentiment economico.

Gli indici di fiducia PMI hanno rallentato ad agosto dopo il forte rimbalzo degli ultimi mesi. Il dato composito dell’intera Eurozona ha subito una contrazione a 51,6 da 54,9, penalizzato dalle rilevazioni decisamente inferiori alle attese dei PMI dei servizi tedesco (50,8) e francese (51,9). Il comparto manifatturiero peggiora soltanto lievemente a 51,7 (a luglio si era attestato a 51,8). Le rilevazioni hanno evidenziato come l’aumento di ulteriori casi di Covid-19 a livello europeo delle ultime settimane abbia già avuto un effetto negativo sulla ripresa economica dell’area euro e, i recenti timori di un’ennesima ondata, potrebbero penalizzare persino le prossime pubblicazioni.

L’inflazione ha sorpreso in positivo salendo all’1,0% a/a a luglio. Le pressioni al rialzo dovute all’incremento del prezzo della benzina e dei prezzi di abbigliamento e prodotti per la casa hanno contribuito in maniera favorevole alla rilevazione. Il CPI core ha raggiunto un rialzo all’1,8% a/a. A sostenere l’inflazione è stato inoltre l’impressionante recupero della domanda, messo in luce dalla crescita dell’1,4% a/a delle vendite al dettaglio durante luglio, successiva alla decrescita del -1,6% di giugno.

Nonostante il notevole rialzo di giugno (+17,3% m/m), le costruzioni di nuove case negli Stati Uniti hanno segnato una crescita superiore alle attese altresì a luglio: +22,6% m/m. Il comparto immobiliare continua a rimanere solido, confermato anche dal proseguimento del trend positivo delle vendite di case esistenti, aumentate del 24,7% m/m dopo il 20,7% di giugno.

L’economia giapponese si è contratta del -7,8% t/t nel Q2, deludendo le attese della vigilia degli economisti per una contrazione del -7,3% t/t. A pesare sul dato sono stati in ispècie il calo dei consumi (-8,6%) e delle esportazioni, con la domanda estera netta che ha sottratto il 3% alla crescita. Il negativo momento dell’economia nel secondo trimestre è stato confermato dalla revisione al ribasso da -17,7% a -18,2% a/a della produzione industriale.

Per quel che infine concerne i principali indicatori della settimana dal 24 al 28 agosto, da tenere presente come il Pil 2Q – lettura finale sia dato a confermare l’ingente impatto dovuto allo scoppio della pandemia e il considerevole rallentamento economico a causare uno shock proprio economico superiore a quello mostrato durante la crisi del 2008. Il Pil tedesco del 2Q si è difatti contratto del -11,3% a/a (un valore leggermente migliore rispetto al -11,7% a/a della prima lettura), portando avanti il trend negativo del primo trimestre (periodo in cui la crescita è stata negativa del -2,3% a/a).

L’indice Ifo è atteso migliorare un poco ad agosto a 92,1 punti dai 90,5 precedenti. Sia la componente della situazione corrente che quella delle aspettative dovrebbero segnare un rialzo nel mese in esame, passando a 87,0 e 98,0 rispettivamente. La rilevazione dovrebbe quindi confermare come l’economia, seppure ancora influenzata negativamente dall’attuale pandemia, possa proseguire la fase di risanificazione in atto negli ultimi mesi – sebbene il nuovo aumento di contagi in Germania abbia creato ulteriori incertezze.

L’indice di fiducia dei consumatori in America calcolato dal Conference Board dovrebbe salire a 93,0 ad agosto dai precedenti 92,6. La rilevazione dovrebbe essere sospinta dal miglioramento del mercato del lavoro e dalla forza dei mercati azionari, che hanno ormai raggiunto stabilmente valori superiori a quelli precedenti lo scoppio del Coronavirus.

L’aggregato monetario M3 nell’Eurozona dovrebbe mostrare una crescita a luglio del 9,2% a/a, identica a quella rilevata per il mese di giugno. Il dato continua a rimanere a livelli sensibilmente elevati per via dei robusti interventi di acquisto della BCE e dell’innalzamento dei prestiti bancari alle imprese non finanziarie, che durante i mesi di lockdown hanno dovuto aprire inedite linee di credito per sopperire alla carenza di liquidità.        

In ultimo, la seconda lettura del Pil americano dovrebbe rivedere leggermente al rialzo il dato della prima lettura, con la decrescita trimestrale che dovrebbe attestarsi a -32,5% t/t. Una maggiore forza nei consumi personali e nel mercato immobiliare rispetto a quanto stimato in precedenza si presume accennerà a rallentare la violenta contrazione del Pil riportata nella prima lettura. 

Giulia Quaranta Provenzano