Dopo le ennesime richieste rimaste senza risposte è partita una lettera per chiedere un vertice, da tenersi in tempi stretti, con gli assessori regionali. Sul tavolo temi fondamentali come quello dell’organico insegnanti, delle autonomie, dei fondi a disposizione e, più in generale, delle linee guida per poter ripartire. L’assessore Chiorino: «Il ministro sta ignorando le Regioni, mentre sarebbe suo compito confrontarsi con noi per ascoltare e comprendere le istanze dei territori e garantire davvero il diritto allo studio a tutti i ragazzi».

Nessuna risposta alle tante perplessità sollevate in questi mesi sulla gestione della scuola in tempo di Covid e, soprattutto, nessuna certezza sulle regole per la riapertura ormai prossima. Di linee guida ufficiali per le modalità operative di rientro, poi, nemmeno l’ombra. Così come restano tutte le incognite riguardo ai numeri del personale scolastico e ai criteri che verranno utilizzati.


A giudicare dai fatti pare proprio che il ministro dell’Istruzione, Lucia Azzolina, non reputi le Regioni interlocutori fondamentali, concedendosi il lusso – si fa per dire – addirittura di «snobbarle».

Ma i malumori bipartisan aumentano sempre di piú e sono emersi, più o meno velatamente, anche durante l’ultima riunione della IX Commissione, dove diversi assessori regionali hanno espresso, per usare un eufemismo, perplessità – ma soprattutto preoccupazione – sull’attuale gestione, considerando che al 14 settembre, giorno in cui è previsto il primo suono di campanella, manca poco più di un mese e mezzo.

Le Regioni, quindi, non intendono restare a guardare. E hanno inviato l’ennesima lettera al Ministro per chiedere, una volta per tutte, un momento di confronto e, soprattuto, risposte certe e concrete.

«Evidenziamo, in particolare, – scrivono – che, considerato che mancano ormai poche settimane all’inizio delle attività didattiche, non è più procrastinabile la necessità di avere garanzie di certezza riguardo a risorse, organico e tempistica».

Già, perché i problemi non sono pochi. E nemmeno di poco conto: innanzi tutto le Regioni chiedono il reintegro immediato dei 1.090 docenti sui posti comuni per riportare il contingente per il 2020-2021 ai livelli dell’attuale anno scolastico, insieme alla garanzia del mantenimento anche per il prossimo anno dell’attuale numero di autonomie scolastiche, eliminando in via temporanea l’automatismo del dimensionamento.


Non mancano le criticità finanziarie, come la previsione di fondi apposti destinati a finanziare gli interventi (ad esempio spese per affitto di locali, tensostrutture e strutture modulari) che non possono essere sostenuti con il PON Scuola.
Tutti motivi che hanno indotto le Regioni a chiedere la convocazione tempestiva di un incontro fra Ministro e assessori regionali «per condividere i criteri di riparto per l’assegnazione dell’organico di emergenza in base a parametri di riferimento trasparenti ed oggettivi».

«Reputo inaccettabile l’atteggiamento del ministro Azzolina – spiega l’assessore regionale all’Istruzione, Elena Chiorino – che, con i suoi silenzi e il suo atteggiamento mostra poco rispetto per le Regioni, impegnate in un enorme sforzo per garantire la ripartenza della scuola, dopo la chiusura imposta dal coronavirus».

«Riceviamo – prosegue Chiorino – continue richieste dai territori, ma, nonostante il nostro impegno, senza un’interlocuzione seria e concreta con il governo dare risposte certe diventa impossibile. Il Ministro deve finalmente sedersi a un tavolo con noi e concordare le regole per la riapertura, dalla sicurezza dei ragazzi, al tema dei docenti, fino ai trasporti. Non possiamo rischiare disguidi e ulteriori rinvii. Andare a scuola è un diritto che Azzolina ha il dovere di garantire a tutti i ragazzi, lavorando con le Regioni per creare le migliori condizioni possibili per assolvere al suo compito».


«Tengo in particolare a ringraziare – conclude Chiorino – tutti i dirigenti scolastici, i sindaci e gli assessori all’Istruzione del Piemonte che si stanno spendendo in prima persona per mettere nelle migliori condizioni possibili i ragazzi, le famiglie e il personale scolastico in vista della prossima riapertura. Sono ben consapevole che l’alibi dell’autonomia scolastica – proprio come accade ai sindaci con il pretesto dei poteri straordinari – ha rappresentato un espediente per riversare tutte le responsabilità su di loro. Mi rendo conto dello sforzo immane che stanno compiendo, accollandosi questo ulteriore carico che i ministro ha scaricato su di loro, senza peraltro offrire alcun supporto. Per questo li ringrazio ancora e riconfermo loro la mia assoluta vicinanza».